
Il bestiario progressista si arricchisce di ulteriori esemplari. Non manca lo Scalfari «battagliero» e i «resistenti» milanesi.Nuove belve si accalcano nel favoloso bestiario della sinistra italiana: roba che neanche la famiglia Angela (Piero e Alberto) potrebbe catalogarle tutte, tra Quark e Superquark.Il nuovo eroe incontrastato, trionfatore multimediale (tv e social network), è Ivano Ciccarelli da Marino, che un paio di sere fa ha partecipato al presidio comunista a Rocca di Papa per accogliere i migranti in arrivo dalla Diciotti, in contrapposizione - pochi metri più in là - ai militanti di destra contrari all'arrivo. Nel corso della trasmissione In Onda, la malcapitata inviata sul posto è apparsa sullo schermo accanto a un omone grosso il triplo di lei. In un tripudio di cori «Bella ciao», Ivano ha preso la parola. Maglietta sinistramente chiazzata, ascella pezzatissima, manona formato badile che volteggiava vorticosamente (si intuiva che due schiaffi mollati a qualcuno, a piacere, avrebbero potuto rafforzare i concetti), Ivano ha dettato la linea: «Chi so' quelli? So' un gruppo de fascisti contro la venuta de 'sti poracci… Questi, oltre a essersi fatti 'a navigata, 'a sosta, dieci ore de' pullmann, mo' quanno arrivano qua, se devono gode' pure 'sta rottura de cojoni de fascisti…».Capite bene che, dopo questo speech, l'incoronazione a leader della sinistra era dietro l'angolo. Sui social, l'apoteosi: «Ivano premier», «Ivano ministro dell'interno», «Ivano segretario del Pd», «Ivano idolo». Ma anche i giornaloni lo hanno scelto come punto di riferimento: sul Corriere, un Massimo Gramellini in estasi («Ricomincio da Ivano») ha spiegato che la sinistra deve ripartire da lui, che il suo «urlo» è la «nuova Corazzata Potemkin».Lui, intanto, come una star, da trentasei ore salta da un canale all'altro, tra imprevedibili sprazzi di lucidità («Ha detto che devono ripartì da me? Allora stamo messi proprio male...») e momenti in cui appare fomentato e convintissimo della sua missione. Arriva Repubblica.it a intervistarlo, e lui non si trattiene più: «C'ho er telefono che sta a anna' a foco… nun me lo spiego… la gggente c'ha bisogno de 'ste parole che nessuno je dice…a partire da quella che continuano a chiama' sinistra… li communisti». En passant, gli sfugge una notizia su di sé («so' disoccupato da otto anni»), ma a nessuno viene in mente di chiedergli come faccia a campare, anche perché sembra decisamente in buona salute: notoriamente, tra Marino e Rocca di Papa si mangia (e si beve) da papi, appunto.Ma, nel nostro tour del bioparco della sinistra, è giunto il momento di spostarci dal gabbione di Ivano alle soavi stanze di Repubblica, quelle occupate dal fondatore Scalfari, uno che nei giorni pari dialoga con Dio, in quelli dispari col Papa, e la domenica con sé stesso. Scalfari è entusiasta del manifesto di Veltroni e chiama alla lotta le energie migliori: «Prodi, Gentiloni, Minniti, Zanda», naturalmente «con il conforto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella», arruolato senza problemi «in battaglia» (testuale). Scalfari (sia pure per ragioni diverse) fa ridere anche più di Ivano: «Mi sono venuti in mente I tre moschettieri guidati da D'Artagnan (Veltroni, immaginiamo) sulla strada dell'onore, della difesa dei deboli, e dell'attacco ai superbi e agli usurpatori». Per inciso, gli «usurpatori» sarebbero quelli che hanno vinto le elezioni. Sorprende solo che Scalfari, nelle convocazioni, abbia ingiustamente trascurato Rosy Bindi, ma ci sarà tempo per rimediare.Restiamo su Repubblica, perché oltre ai generali servono le truppe. E Rep, che pensa a tutto, le ha già trovate nella mini-manifestazione dell'altro giorno a Milano: «i nuovi resistenti», «una rete progressista pronta a scattare», «la chiamata per San Babila su una chat Whatsapp». Quindi apprendiamo – il che è confortante – che i cellulari ce l'hanno, e non usano gettoni e cabine telefoniche. Ma vediamo di chi si tratta: «Pd, Cgil, Anpi, Emergency, Legambiente, gli scout dell'Agesci, quelli laici Cn-Gei, i Sentinelli (associazione gay contrapposta alle Sentinelle in piedi cattoliche) e Pierfrancesco Majorino». Roba forte, insomma. Marca visita il sindaco Beppe Sala (spiega Rep che è «in vacanza dall'altra parte del mondo»), ma in compenso suona la carica il presidente delle Acli Paolo Petracca. Non mancano, annota estasiata la cronista di Rep, «anarchici e oratori che si devono arrampicare sul furgoncino del'Arci Bellezza». Dev'essere quello che ha spaventato Matteo Salvini e Viktor Orban.Se questa gioiosa macchina da guerra non vi basta, a Largo Fochetti hanno pure rimediato un maitre à penser. L'intellettuale di riferimento non può che essere Massimo Cacciari, nelle pause delle sue leggendarie sfuriate televisive: «Chi non si indigna è un pezzo di merda», aveva spiegato in tv l'altra settimana, non sappiamo se citando Hegel o il dialogo tra Marx e Feuerbach. Ora convoca tutti al Festival della politica a Mestre, e capite bene che sarà uno spartiacque storico. Altro che primarie, servono i primari.
La Philarmonie (Getty). Nel riquadro, l'assalto dei pro Pal
A Parigi i pro Pal interrompono con i fumogeni il concerto alla Philarmonie e creano il caos. Boicottato un cantante pop per lo stesso motivo. E l’estrema sinistra applaude.
In Francia l’avanzata dell’antisemitismo non si ferma. Giovedì sera un concerto di musica classica è stato interrotto da militanti pro Pal e, quasi nello stesso momento, un altro concerto, quello di un celebre cantante di origine ebraica, è stato minacciato di boicottaggio. In entrambi i casi, il partito di estrema sinistra La France Insoumise (Lfi) ha svolto un ruolo non indifferente.
Guido Crosetto (Cristian Castelnuovo)
Il ministro della Difesa interviene all’evento organizzato dalla «Verità» dedicato al tema della sicurezza con i vertici del comparto. Roberto Cingolani (Leonardo) e Nunzia Ciardi (Acn): bisogna prevenire le minacce con l’Ia.
Mai, come nel periodo storico nel quale stiamo vivendo, il mondo è stato più insicuro. Attualmente ci sono 61 conflitti armati attivi, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, che coinvolgono oltre 92 Paesi. Ieri, a Roma, La Verità ha organizzato un evento dal titolo «Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti», che ha analizzato punto per punto i temi caldi della questione con esponenti di spicco quali il ministro della Difesa Guido Crosetto intervistato dal direttore della Verità, Maurizio Belpietro.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Il premier ungherese è stato ricevuto a pranzo dall’inquilino della Casa Bianca. In agenda anche petrolio russo e guerra in Ucraina. Mosca contro l’Ue sui visti.
Ieri Viktor Orbán è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump, che ha definito il premier ungherese «un grande leader». Di più: tessendo le sue lodi, il tycoon ci ha tenuto a sottolineare che «sull’immigrazione l’Europa ha fatto errori enormi, mentre Orbán non li ha fatti». Durante la visita, in particolare, è stato firmato un nuovo accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e Ungheria, destinato a rafforzare i legami energetici e tecnologici fra i due Paesi. In proposito, il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha sottolineato che la partnership con Washington non preclude il diritto di Budapest a mantenere rapporti con Mosca sul piano energetico. «Considerata la nostra realtà geografica, mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro.
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Inquietante caso di censura: prelevato dalla polizia per un video TikTok il figlio di un collaboratore storico di Jean-Marie Le Pen, Gannat. Intanto i media invitano la Sweeney a chiedere perdono per lo spot dei jeans.
Sarà pure che, come sostengono in molti, il wokismo è morto e il politicamente corretto ha subito qualche battuta d’arresto. Ma sembra proprio che la nefasta influenza da essi esercitata per anni sulla cultura occidentale abbia prodotto conseguenze pesanti e durature. Lo testimoniano due recentissimi casi di diversa portata ma di analoga origine. Il primo e più inquietante è quello che coinvolge Jean Eudes Gannat, trentunenne attivista e giornalista destrorso francese, figlio di Pascal Gannat, storico collaboratore di Jean-Marie Le Pen. Giovedì sera, Gannat è stato preso in custodia dalla polizia e trattenuto fino a ieri mattina, il tutto a causa di un video pubblicato su TikTok.






