2025-01-26
Aule vuote in sfregio al governo. I magistrati ora fanno l’opposizione
La protesta dei magistrati dell'Anm di Catania davanti al Palazzo di Giustizia prima dell'inizio della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario )Ansa)
L’Anm boicotta l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Giorgia Meloni: «Atteggiamento che rammarica». Carlo Nordio: «Errore dire che umilio gli ex colleghi». Matteo Salvini: «Irrispettosi». Antonio Tajani: «Da noi nessuna invasione di campo».Erano state annunciate dall’Anm come iniziative di protesta, si sono trasformate in una clamorosa manifestazione anti governo. Le solite toghe politicizzate hanno colto l’occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario per organizzare in tutta Italia presidi contro la riforma della giustizia già votata da un ramo del Parlamento. Il passaggio più contestato? La separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti. Milano, Bologna, Roma, Napoli, Torino, Firenze. Tutte le più grandi città sono state coinvolte. Nel capoluogo lombardo pm e giudici si sono dati appuntamento prima dell’inizio della cerimonia sulla scalinata del palazzo di Giustizia per un sit in. Indosso la toga, Costituzione in mano e coccarda tricolore sul petto. Un Aventino lo ha definito qualcuno perché quando è intervenuto il dirigente capo dell’Ispettorato generale del ministero della Giustizia, Monica Sarti, i togati sono usciti in massa. Tra di loro anche il presidente del tribunale, Fabio Roia, ed ex magistrati come Armando Spataro e Gherardo Colombo, l’ex pm di Mani Pulite: «Quello che sta succedendo è molto dannoso per i cittadini e per l’organizzazione dello Stato, credo sia necessario richiamare l’attenzione». Spataro, già capo dell’Antiterrorismo milanese e della Procura di Torino, ha aggiunto: «Quando si mettono in campo proposte di riforma che vanno a ledere gli equilibri della nostra Costituzione bisogna che la magistratura reagisca».All’inaugurazione di Napoli è intervenuto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: «Si tratta di una riforma solo tecnica. È stucchevole la rievocazione di Giovanni Falcone, che era favorevole alla separazione delle carriere. Qualcuno può pensare che questa riforma costituzionale sia punitiva per la magistratura. Tutte le opinioni sono benvenute, così come tutte le manifestazioni di dissenso, e ringrazio tutti per una manifestazione estremamente composta come questa, è il sale della democrazia; ma che si possa pensare che un ministro da 30 anni in magistratura, a tre anni alla guida dell’inchiesta sulle Brigate rosse, che ha assistito alla morte di alcuni dei suoi colleghi, pensare che un ex magistrato possa avere come obiettivo l’umiliazione della magistratura alla quale è appartenuto, lo trovo particolarmente improprio». Al principio del suo discorso, come previsto, i togati hanno abbandonando il Salone dei Busti di Castel Capuano e il procuratore Nicola Gratteri non si è presentato. A Roma stesso copione. I magistrati abbandonano l’aula indossando toghe e coccarde, quando prende la parola il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Anche i magistrati bolognesi hanno lasciato l’aula al momento dell’intervento del rappresentante del ministero, Davide Galli, direttore generale dell’unità di missione per l’attuazione degli interventi del Pnrr. Così come a Torino, i magistrati hanno lasciato l’aula magna del Palazzo di giustizia nel momento dell’intervento di Maria Isabella Gandini, rappresentante del ministero della Giustizia. Stesso copione a Genova, Catanzaro, Trento. A Firenze il procuratore generale presso la Corte d’appello, Ettore Squillace Greco, iniziando il suo intervento ha espresso solidarietà ai colleghi che hanno abbandonato l’Aula in segno di protesta: «Per onestà intellettuale devo dire che condivido e faccio mie le ragioni di allarme espresse dai colleghi che hanno lasciato l’aula quando ha preso la parola il rappresentante del ministero».Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, da Gedda è intervenuta sul tema: «Le proteste sono sempre legittime ma mi rammarica questo atteggiamento dell’Anm per cui ogni riforma sul tema giustizia diventa un’Apocalisse, una fine del mondo che bisogna sempre criticare, senza se e senza ma», ha detto il premier, aggiungendo: «Credo non giovi neanche ai magistrati stessi perché quando ci si siede a un tavolo un punto d’incontro si trova sempre». E infine, facendo riferimento all’approvazione della riforma già ricevuta da un ramo del Parlamento, ha ricordato: «L’articolo 49 della Costituzione dice che i cittadini hanno il diritto di associarsi in partiti politici per concorrere in metodo democratico alla determinazione della politica nazionale. Questo significa che i cittadini si organizzano in partiti politici, votano, decidono quali devono essere le scelte della politica. Stiamo facendo qualcosa di perfettamente adeguato alla Costituzione che non dice che la giustizia non si può riformare». Dura la reazione del vicepremier Matteo Salvini: «Siamo in democrazia, ognuno fa quel che vuole, ma mi sembra una mancanza di rispetto non riconoscere quello che il popolo, tramite i suoi eletti scelti in Parlamento, porta avanti come riforma. Uno la può contestare, però i magistrati sono pagati per applicare le leggi, non per contestarle o sovvertirle. Mi sembra di pessimo gusto alzarsi e uscire quando un rappresentante del governo parla...». Atti irrispettosi per Salvini, che sottolinea: «Facendo così, si mettono in un angolo». E conclude: «Andiamo avanti su separazione delle carriere, sulla riforma del Csm e anche sulla responsabilità penale di chi sbaglia con dolo e mette in galera le persone sbagliate».Per Antonio Tajani, vicepremier, la protesta dei magistrati è «sbagliata». Perché «Bisogna leggerla e studiarla la Costituzione. Non c’è invasione da parte del potere esecutivo né tantomeno da parte del potere legislativo. Perentorio il commento del presidente del Senato, Ignazio La Russa: «Nessuno può arrogarsi il diritto di cancellare le decisioni del Parlamento».
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