2022-05-03
I giornalisti agli eventi di partito? Autorizzati: ma solo se di sinistra
Andrea Vianello e Marianna Madia (Ansa)
Da Andrea Vianello a Giovanna Botteri fino ad Antonio Di Bella: direttori e volti noti della tv pubblica calcano da sempre i palcoscenici delle kermesse progressiste. Nessuno contestò Gennaro Sangiuliano alla Festa dell’Unità. Però se va dalla Giorgia Meloni...«La memoria selettiva è meravigliosa, non necessita di coerenza». Il vecchio dirigente Rai ne ha viste tante e non ha voglia di soffermarsi sull’ultima fibrillazione attorno al cavallo morente: il presunto scandalo per la partecipazione di Gennaro Sangiuliano alla convention milanese di Fratelli d’Italia per parlare del mondo conservatore. Ora il direttore del Tg2, accusato dal segretario della Commissione di vigilanza Michele Anzaldi (Italia Viva) e dalla capogruppo Pd Valeria Fedeli di «essere salito sul palco per una conferenza di partito», è in silenzio e attende che passi la bufera. Ma il caso è finito sulla scrivania dell’amministratore delegato Carlo Fuortes che potrebbe chiedergli un passo indietro.«Mai un direttore di Tg era salito sul palco di una conferenza di partito per un intervento di carattere politico, quello chiamato a lanciare il discorso della leader Giorgia Meloni», si straccia le vesti la sinistra con le antenne, rivolgendosi direttamente a Fuortes ed esercitando una delle sue più preclare virtù: la doppia morale. Anzaldi prende per il bavero l’ad quando si domanda: «Come ha potuto autorizzare una tale umiliazione?». Tutto ciò è molto curioso perché Sangiuliano aveva parlato anche alla Festa de L’Unità (sempre da direttore del Tg2) presentando il libro di Maurizio Landini e non suscitando alcuna reazione. Il vero problema sta nella porosità endemica fra Rai e politica, Rai e partiti, Rai e sottobosco di governo. Qualcosa che non ha eguali al mondo e che la sinistra italiana adotta come principio fondante del suo rapporto con le redazioni, salvo scandalizzarsi quando l’abitudine diventa bipartisan. Non più tardi di due mesi fa Gianni Cuperlo ha riaperto la Scuola di formazione politica del Pd con un solenne evento davanti a Enrico Letta, Paolo Gentiloni e Romano Prodi. Un migliaio di iscritti online, 200 partecipanti in presenza; una specie di Frattocchie 2.0 per formare le giovani leve del partito. Fra gli ospiti anche il direttore del Giornale radio Rai Andrea Vianello e la storica corrispondente (oggi da Parigi) Giovanna Botteri. Nessuna umiliazione. Ma il vero serbatoio della comunicazione gauchiste è la Festa de L’Unità, che sopravvive a se stessa e ogni anno, tra fine agosto e metà settembre, propone dibattiti con una passerella di direttori, commentatori, volti Rai felici di salire sul palco. Evidentemente Anzaldi e la Fedeli in quel periodo sono in barca.Senza andare a scavare nella preistoria, nel 2018 a Ravenna - fra salamelle e memorabilia della nostalgia rossa - salì sul palco Luca Mazzà, allora direttore del Tg3, a intervistare il proconsole renziano Andrea Marcucci e sempre in quell’occasione Antonio Di Bella (era direttore di Rainews 24) calcò le assi della kermesse per affiancare l’ex ministro piddino Marco Minniti in un’intervista peraltro molto interessante. In quei giorni non mancò di mostrare il suo volto già molto noto Serena Bortone (Agorà su Raitre), un’affezionata ospite dell’evento, accanto a Debora Serracchiani. L’anno successivo sempre Di Bella partecipò alla Festa de l’Unità con Piero Fassino e Lia Quartapelle, nella stessa edizione caratterizzata dal successo di Lucia Annunziata (Raitre, ex presidente dell’azienda) sul palco a confessare Prodi. Lady Annunziata ha l’abbonamento: nel 2021 ha coordinato la serata dal titolo «La sinistra dopo la pandemia» e in due giornate diverse si è esibita con lo sceriffo partenopeo Vincenzo De Luca e con il guru del progressismo all’abbacchio Goffredo Bettini. Niente di umiliante.Concentrandoci sui direttori, vanno notate diverse apparizioni scomparenti, cominciando da Simona Sala (vice del Tg1, poi numero uno del Giornale radio Rai e ora del Tg3), prescelta dai big del Nazareno per fare bella figura. S’è infatti accompagnata sul palco a Letta e a Prodi. Più scapigliato Andrea Vianello; quando era direttore di Rainews 24, il nipote di Raimondo Vianello ha coordinato un dibattito dal titolo «Cervello Ribelle. Diario di una Sardina autistica» di Lorenzo Donnoli. Agli inviti non sono rimasti estranei Duilio Giammaria, storico conduttore Rai e intervistatore prediletto di Dario Franceschini, e Maria Pia Ammirati, ex vice di Raiuno e poi direttrice di Rai Fiction. Poteva mancare Monica Maggioni? Proprio no. La presidente dell’era renziana (con Anzaldi in perenne adorazione), prima di diventare direttrice del Tg1 ha fatto passerella con Fassino e la Quartapelle. Anche Bianca Berlinguer ha avuto la sua standing ovation accompagnando sul palco Nicola Zingaretti. Il più assiduo di tutti alla kermesse della sinistra è Marco Damilano, che prima di ottenere il suo posto al sole da 200.000 euro con la benedizione degli indignados, ha collezionato dibattiti con David Sassoli, Carlo Calenda, Roberto Fico, Graziano Delrio e l’ex ministro Paola De Micheli. Perfino un direttore generale Rai ha guadagnato i gradi facendo passerella a una fiera del progressismo: Antonio Campo dall’Orto partì per la rivoluzione renziana dell’azienda (miseramente fallita) con due partecipazioni alla Leopolda. Ma tutto questo non esiste, basta rimuoverlo.
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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