2022-04-17
I due alberi più famosi di Ferrara sembrano dei ragni con le stampelle
Davanti all’orto botanico sorge il parco Massari e proprio dalla sua recinzione spuntano le «zampe» della coppia di cedri. I rami, sostenuti da delle strutture in metallo, attirano frotte di bambini per i picnic.Francesca è diversa dalle ragazzine della sua età. A Francesca piacciono i ragni, lei ama i ragni. Tutto quel che concerne i ragni a Francesca piace da morire. Ora che ha 13 anni, non lo può ancora fare ma quando si immagina se stessa a 20 anni, si vede con un grande tatuaggio fatto di ragnatele che parte qui, dall’avambraccio, sale su per tutto il braccio, le spalle, il collo, e poi una grande cattivissima, minacciosa vedova nera dipinta sulla sua pelle, occhi luciferini, una bocca semichiusa, le zampe aperte che ti attendono per… Ovviamente questi pensieri non li racconta a sua madre, le dice quasi tutto, men che meno al papà che è sempre così preso dal lavoro e dai conti. Mamma è una casalinga un po’ annoiata, certo, vivono in una grande casa, fuori le mura della città medioevale, ben distanti dal grande castello degli Estensi, con le torri, i merli, il ponte levatoio, il fossato, le feritoie gli arredi e le armature, i drappi e così via. Hanno un maggiordomo, due colf che lavano e stirano i loro abiti e mantengono linda la loro abitazione, due cani magnifici che stazionano in giardino, nelle loro cucce, un garage con cinque automobili e non appena avrà compiuto 14 anni potrà usare lo scooter Honda di sua madre. Una vita invidiabile, lei lo sa, tanti suoi compagni e compagne di classe la ammirano, anzi la invidiano. Ma lei che ci può fare? Non l’ha mica chiesto di avere tutto questo, di avere un padre che guadagna così tanto e una madre bella come una modella che può vivere di rendita per tutta la vita. Però qualcosa manca nella loro vita, c’è un’ombra che si aggira tra le stanze, che si nasconde sotto i cuscini delle poltrone, che si annida laddove la luce arriva meno. O forse addirittura nei loro cuori. E se perdessero tutto? E se da un giorno all’altro si ritrovassero senza un soldo? Cosa accadrebbe se dovessero abbandonare questa casa, tutti gli agi, per trasferirsi in un appartamento micragnoso come ce n’è nei palazzoni di periferia? Diverse sue compagne ci vivono, e ci sono addirittura cresciute. Per loro casa è 50 o 70 metri quadrati al quarto piano, una camera magari condivisa coi fratelli e le sorelle, un gatto e un’unica sala dove si guarda la televisione la sera, le partite, si pranza e si cena. Ma che vita è una vita del genere? Un brivido le attraversa la schiena e la lascia quasi senza fiato. Calma calma, si dice, calmati, respira a fondo, a fondo.Ma torniamo a quel che muove Francesca, la sua passione per i ragni. Non ricorda con precisione quando i ragni hanno iniziato ad affascinarla. Ricorda però che era bambina, avrà avuto quattro o cinque anni, non di più. I primi ragni che scovava erano quelli con le lunghe gambette sottili, come si chiamano? Opilionidi. Nel mondo ne esistono oltre 6000 specie! Esistono da oltre 400 milioni di anni, probabilmente sono più antichi della comparsa delle piante. Un giorno mentre guardava uno di questi ragni goffi fare la ragnatela in cima alla sua stanza, ebbe l’intuizione che se in una casa pulita come la loro riuscivano a vivere questi ragni, chissà cosa avrebbe potuto trovare in giardino. E così è iniziato il suo viaggio alla scoperta del mondo dei ragni. Un giorno a scuola le maestre hanno deciso di andare in visita all’orto botanico. L’orto botanico di Ferrara è stato fondato nel 1771, si è trasferito più volte fino all’attuale sede in Corso Porta Mare, dove si trova dal 1963. A parte i nonni, nessuno della sua famiglia era nato prima di quella data. Ma lo spettacolo più grande sono due grandi alberi sorretti da stampelle che escono dalle ringhiere che circondano il parco Massari, proprio di fronte all’orto botanico. Questo è uno dei parchi più vecchi della città, una volta era privato ma ora è aperto a tutti. Proprio sul suo confine, vicino alla strada, cresce una coppia di grandi alberi coi rami lunghissimi. A dire la verità uno sembra quasi un granchio, un’aragosta, ha cortecce così spesse e lucenti che sembrano il carapace. Il carapace è quella struttura indurita che copre i corpi delle aragoste e dei granchi. E delle tartarughe. Gli alberi non hanno il carapace ma questi due alberi grandi sono così vecchi che sembrano averne tanti piccoli uno vicino all’altro, intorno ai tronchi e sui rami più spessi. Usciti dall’orto botanico, le maestre portano le classi ai giardini per fare un picnic, ma in pieno rispetto della natura: nessuna deve sporcare, nessuno deve lasciare bucce di banane o cartacce in giro. Noi siamo bambini che rispettano la natura! Mica come certi maleducati che vanno in giro e gettano a terre le cose loro! Ad un certo punto arriva un uomo, grande, ha una pancia grossa grossa che sembra quella di una donna incinta, ma non lo è. Ha una barba folta, rossa, scura scura, e poi una testa di capelli folta che secondo me quando piove nemmeno se ne accorge. Questo signore, dice una maestra, si chiama Giosuè, è il curatore dei giardini, conosce tutti gli alberi del parco, uno ad uno. Sa a quale specie appartengono e sa raccontarci la loro storia. Lui ogni tanto si siede vicino a loro e ci parla, non è vero? Giosuè ride spesso e forte, ha una risata che si sente, una vociona grassa, è simpatico. Ci dice che ogni tanto ci prova a parlare con gli alberi ma loro non sembrano affatto interessati. Noi ridiamo e li guardiamo come si guarda una stella o un sole al Planetario. I due albero-ragno, così li chiamo io. Ma che specie sono? Uno è un cedro dell’Atlante, o Cedrus atlantica, l’altro un Cedro del Libano, o Cedrus libani. Il Libano è quel paese che ha nella sua bandiera proprio il disegno di uno di questi cedri. Il primo invece è un albero che arriva dalla catena montuosa che occupa il nordafrica. Sono stati messi a dimora a metà Ottocento, i loro tronchi misurano 480 e 585 cm di circonferenza. Vorrei tanto venire qui da sola a visitarli di notte, quando il parco è deserto e il buio nasconde tutto quel che gli occhi possono vedere. Chissà se ci sono dei ragni che la notte escono dalla terra e vengono qui, su questi rami…
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)