
Il mito di Proserpina rapita da Ade ci ricorda che a volte un approccio cerebrale al rapporto fra i sessi uccide la relazione. Maschi e femmine dovrebbero invece tornare a «prendersi» e «farsi prendere».In Occidente sono quasi scomparse due figure fin dalla notte dei tempi indispensabili alla continuazione della vita e della specie. Si tratta del personaggio della ragazza pura e vicina alla vita, che si lascia prendere. E di quello dell'uomo desiderante e volonteroso che la prende; non per il capriccio di un istante, ma compiendo la spinta vitale da sempre iscritta in sé, il proprio destino maschile. Questi due protagonisti della storia e psiche umana sono ridotti nella cultura contemporanea alle misere macchiette mediatiche della stupida e del bruto stupratore. Eppure dalla loro passione e intesa dipende forse la vita di tutti noi.Non a caso nell'alta tradizione occidentale della Grecia e Roma antica, la loro storia costituiva la trama dei misteri, i riti di formazione dei gruppi dirigenti. Vi accedevano solo i più virtuosi, belli e intelligenti giovani della comunità, ottenendone una posizione eminente nella sua guida. Scopo dei misteri era lo sviluppo di una personalità sufficientemente ampia e valorosa da potere poi dirigere gli altri, trasmettendola, ed entrare quindi tranquillamente nella morte, da cui l'anima sarebbe trasmigrata verso situazioni altrettanto felici quanto la buona vita fino allora vissuta. l'indicibileLa ragazza del mito greco narrato nei misteri è la Kore, l'«Indicibile», l'adolescente di cui «non si può dire nulla», perché nessuna parola potrebbe descriverne la bellezza e il mistero. È del resto questo il fascino del femminile eterno, intraducibile in parole perché è sempre molto di più e molto altro. Solo che il mondo femminile sembra divenuto ignaro di questa qualità e potenza, e così è ansiosamente impegnato a raccontarsi, descriversi, lodarsi, fotografarsi, diffondersi, esigere attenzione. L'uomo, poi è Ade (Plutone nella mitologia latina), il dio del sottosuolo, senza volto perché possiede - come Sigfrido - un copricapo che può renderlo invisibile non solo agli uomini, ma anche agli dei. L'introversa divinità del profondo, del sottosuolo, del passato, della storia, è da sempre innamorato della pura fanciulla che genererà il domani. La passione tra questi due personaggi così diversi è iscritta nella vita degli umani e degli dei. Accade così che un giorno Kore, intenta a cogliere fiori, crochi iris e giacinti con delle amiche, veda un fiore che non conosceva, uno splendente narciso, cui già allora si attribuiva un effetto paralizzante. Il fiore nel mito prende il nome dal giovane Narciso, morto d'inedia perché immobilizzato nella continua contemplazione di sé stesso, come 2500 anni dopo accadrà a milioni di persone in Occidente, rischiando di estinguere gli abitanti di questa parte del mondo. In quel momento la terra si apre davanti a Kore e ne esce il carro di Ade, trainato da cavalli alati. Raffigurazioni di epoca classica mostrano la fanciulla con le pupille fisse negli occhi del suo rapitore, mentre sale sul carro che rientra veloce sotto terra (Kore. La ragazza ineffabile, a cura di Roberto Deidier. Donzelli editore). la figlia della terraLa misteriosa fanciulla presa dal rapimento maschile oggi sarebbe faccenda psichiatrica, penale, e subito linciaggio universale; ma anche allora non fu uno scherzo. Kore infatti è figlia della dea della terra, Demetra, che minaccia di fermare la vegetazione da cui dipende il cibo degli uomini se la ragazza non le verrà restituita. Il dio oscuro, però, ha preso Kore con il consenso del padre Zeus, fratello di Ade e signore degli dei. Demetra mette comunque in atto la sua minaccia, e solo a fatica Zeus riesce a convincerla che la figlia passi parte dell'anno sottoterra, e diventi sposa di Ade, signora del passato e dei misteri, nei quali l'essere umano lascia l'adolescenza e si forma secondo il suo vero Sé (come raccontano Karoly Kerenyi e Carl Gustav Jung). In questo regno profondo, assieme ad Ade, Kore genererà il nuovo uomo-dio, il Fanciullo Divino, non più figlio della «società eccitata» dell'oggi (di cui parla il grecista Davide Susanetti, autore della Via degli dei, Carocci), ma del tempo eterno dell'umanità. Perché il mito di Kore, la ragazza ineffabile, è così importante oggi per noi? Innanzitutto perché siamo una civiltà in estinzione (come anche Lo sguardo selvatico ha segnalato fornendo i relativi numeri). Fermare le invasioni e tornare a riprodurci sono due aspetti del volerci bene e rispettare la nostra storia, riconoscendoci un futuro. I misteri rappresentati nel nostro passato affrontavano problemi simili: sostegno della natalità, invasioni, rigenerazione dei costumi: i problemi eterni di ogni civiltà. Per risolverli occorre che la ragazza Kore non si stordisca con il narcisismo (oggi così diffuso che lo si vuole perfino cancellare dai manuali diagnostici), ma segua il maschile introverso e coraggioso di Ade nei suoi percorsi profondi. Accettando di esserne la sposa, regnerà anche sul passato e sulla morte e genererà il Fanciullo Divino del rinnovamento. Nella nostra civiltà impaurita la morte è diventata impronunciabile, ma Gesù Cristo dopo il battesimo dal selvatico Giovanni si recò subito all'inferno. Luogo importantissimo, anche perché la massa dei morti (come osservava Elias Canetti) è molto più numerosa di quella dei vivi: pesa di più, anche sulla psiche. Per la ragazza ineffabile si tratta di uscire dal culto dello pseudo appagamento istantaneo, dall'affettività come consumo e autocelebrazione e staccarsi dal prato fiorito (anche) di narcisi per darsi il tempo di andare in profondità e trovare il senso dell'esistenza (e aiutare gli altri a trovarlo). Per questo la Kore (che è anche Persefone, e la latina Proserpina) lascia il prato e sale sul carro di Ade. All'evento sono presenti, per sottolinearne l'importanza per la donna e senza fare nulla per impedirlo, le tre grandi dee del femminile: la vergine Artemide (Diana) tutrice della generazione, Pallade Atena, dea della giustizia, e Venere, alla cui attrazione è impossibile resistere. verso la signoraCome dire che, allora e sempre, è quello il percorso necessario per passare da Ragazza a Signora, come Kore viene chiamata quando da Ade genera il Fanciullo. Così la ragazza con il suo corpo porta il femminile e la generazione nella profondità maschile della storia e della guerra, trasformandola in luogo di rinnovamento e creazione. Senza di lei la morte (ma quindi ogni cambiamento) fanno talmente paura che non si possono neppure nominare, come accade oggi. Anche nella vita quotidiana la ragazza che si lascia prendere da Ade non è dunque una pazza, ma l'interprete del significato della sessualità e della vita. Ade poi è certo lontano dagli stereotipi dell'Isola dei famosi, ma comunque è il contrario del maschile stupratore: nel libro Kore lo spiega l'archeologa Flavia Zisa, contrapponendo le rappresentazioni più antiche dei santuari a quelle carnali, più recenti, delle tombe. A stuprare, anche oggi, non è mai Ade, il maschile introverso e coraggioso che combatté contro i Titani, ma il maschio dolce (soft) che non lascia la mamma e vuole che la sua donna ne faccia le veci. La vicenda di Ade e della Kore racconta anche di un'altra sfida modernissima: la difficoltà oggi epidemica di rendersi autonomi dalla madre. Qui è la figlia che deve compiere questo passaggio archetipico per non restare dipendente da Demetra e poter diventare madre essa stessa. Kore lo compie in un attimo, abbandonando il mondo materno della superficie e dell'appagamento immediato di ogni bisogno e unendosi a un maschile profondo, sufficientemente coraggioso da trattare con gli dei senza subirli. L'incontro psicologico tra uomo e donna ha insomma poco a che vedere con i diritti, e molto con l'attrazione e l'intesa: quella che Kore e Ade si comunicano col primo sguardo, e con il prendersi e lasciarsi prendere, senza il quale i due sessi (come predisse il poeta Alfred de Vigny) «moriranno ognuno girato verso la propria parte», il proprio simile. Forse, invece di ingabbiarli nella retorica dei diritti (già rifiutata dalla mistica Simone Weil), abbiamo il dovere di aiutarli a ritrovare la poetica del rapimento.
Ansa
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Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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