2018-09-14
I democratici minacciano i repubblicani che non si oppongono al giudice di Trump
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Nominato lo scorso luglio alla Corte Suprema, Brett Kavanaugh è ancora in attesa della ratifica da parte della camera alta. Fortissime le pressioni che i gruppi liberal stanno esercitando su alcuni deputati indecisi sul sostegno al togato.Guerra aperta. Al Senato statunitense infuria lo scontro tra repubblicani e democratici per la conferma del nuovo giudice, Brett Kavanaugh, alla Corte Suprema. Nominato dal presidente Donald Trump lo scorso luglio, il togato è infatti adesso in attesa della ratifica da parte della camera alta. Per questa ragione, negli ultimi giorni, ha affrontato durissime audizioni, subendo un autentico fuoco di fila soprattutto da parte dei senatori democratici che stanno cercando in ogni modo di bloccarne la conferma. Il motivo di un simile comportamento è del resto duplice. Innanzitutto, è chiaro come il Partito dell'Asino voglia cercare di mettere i bastoni tra le ruote alla Casa Bianca, soprattutto dopo che Trump è già riuscito – un anno fa – a blindare la nomina di un altro supremo giudice da lui scelto: Neil Gorsuch. In tal senso, i democratici stanno tentando la carta dell'ostruzionismo, collegando lo scontro sulla Corte Suprema alla campagna elettorale in vista delle elezioni di metà mandato che si terranno a novembre: elezioni che l'Asinello sta cercando in tutti i modi di trasformare in un vero e proprio referendum sulla presidenza Trump. Ma non è tutto: alla base di questo ferreo ostruzionismo, c'è infatti anche una ragione più profonda. Una ragione che si spiega con l'orientamento dottrinario sostenuto da Kavanaugh. Esattamente come Neil Gorsuch, anche lui sposa il cosiddetto «originalismo»: una prospettiva filosofico-giuridica secondo cui la Costituzione dovrebbe essere interpretata sulla base dei princìpi con cui fu scritta. Si tratta di una visione che il mondo liberal tendenzialmente osteggia perché metterebbe a rischio le conquiste civili e sociali conseguite dalla società americana nel corso degli ultimi decenni. In particolare, in questo annoso scontro, a rivelarsi costantemente spinoso è il tema dell'aborto: gli ambienti progressisti temono infatti che giudici originalisti possano smantellare la «Roe vs Wade»: la sentenza che, nel 1973, rese (parzialmente) legale l'aborto in America. Se dunque, a livello generale, il caso Kavanugh sta esemplificando una contrapposizione da sempre esistita, è scendendo nel particolare che si scorge qualche problema di troppo. Fermo restando infatti che sia un diritto dei democratici fare opposizione, non è tuttavia esattamente chiaro dove questo ostruzionismo porterà l'Asinello: le tattiche messe in campo creano infatti qualche motivo di oggettivo sconcerto. Invece di entrare nel merito del curriculum di Kavanaugh, i senatori dell'Asinello hanno preferito puntare su tutt'altro. Non si sa con quanta efficacia tuttavia. Prima sono state attribuite al giudice tesi controverse, estrapolando alcune sue parole dal contesto in cui erano state pronunciate. Come ha sottolineato il sito PolitiFact, la senatrice democratica Kamala Harris ha postato un video su Twitter in cui Kavanaugh sembra definire la contraccezione «induzione all'aborto». Peccato però che il video non lasci volutamente capire che il giudice stesse citando una tesi del gruppo religioso Priests for Life e non un punto di vista personale. Ma non è tutto: tra le altre cose, Kavanaugh è stato accusato di avere problemi e debiti legati al gioco d'azzardo, di essersi rifiutato di stringere la mano al padre di uno studente ucciso nella strage di Parkland. Addirittura gli sono state chieste delucidazioni sull'acquisto di biglietti per assistere alle partite di baseball. Inoltre, l'Asinello ha inviato circa mille domande scritte al giudice che ha risposto con un documento di quasi trecento pagine.In tutto questo, non bisogna dimenticare poi le fortissime pressioni che i gruppi liberal stanno esercitando su alcuni deputati indecisi sul sostegno al togato. In particolare, a finire nell'occhio del ciclone è stata la senatrice repubblicana centrista Susan Collins, la quale ha dichiarato al Wall Street Journal di aver ricevuto pesanti insulti e minacce per via telefonica. Insomma, sembra proprio che la situazione stia sfuggendo di mano. E qualcuno si chiede se questo ostruzionismo un po' becero non possa alla fine rivelarsi un boomerang per i democratici (soprattutto in vista delle elezioni novembrine). E comunque, al di là della tattica parlamentare, c'è forse anche un'ulteriore questione da tenere in considerazione. E' ovviamente legittimo criticare l'originalismo. Ma cercare di presentarlo come un orientamento biecamente retrogrado è forse quantomeno superficiale. Secondo i sostenitori di questa dottrina infatti, l'approccio progressista (secondo cui la Costituzione andrebbe interpretata in base allo spirito dei tempi) risulterebbe paradossalmente anticostituzionale. Non dimentichiamo che la carta fondamentale può essere modificata solo dal Congresso. Ragion per cui - questa è la tesi degli originalisti - i progressisti, arrogandosi il diritto di libere interpretazioni costituzionali, finirebbero con l'usurpare il ruolo del potere legislativo. Una critica che a ben vedere non risulta totalmente campata per aria. E che cerca di salvaguardare il non certo secondario principio della separazione dei poteri. Come che sia, la strada per confermare Kavanaugh non dovrebbe essere troppo in salita. I repubblicani detengono infatti attualmente la maggioranza in Senato. Una maggioranza tuttavia risicata che non può consentire all'elefantino di dormire sonni tranquilli. Il caso Kavanaugh sta comunque mettendo in luce un crescente nervosismo in casa democratica. Un segnale che probabilmente a Trump non dispiace affatto.
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