2022-05-22
I dem riesumano l’odio contro il Cav. Che ha la stessa linea di De Benedetti
Carlo De Benedetti (Ansa)
Dopo un lungo periodo di moine allo statista argine al populismo e ai sovranisti, La Repubblica torna ad accanirsi su Silvio Berlusconi sorvolando sull’ex patron. Ma sull’Ucraina in entrambi prevale il buonsenso. Quella di ieri è stata davvero una gloriosa giornata per i democratici italiani. Per molti versi paragonabile a quella vissuta dai russi che a Mariupol si sono impossessati, dopo settimane di attesa, della acciaieria Azovstal. Sì, la sinistra italiana ha finalmente aperto le porte e ha fatto uscire gli istinti che da anni se ne stavano sepolti in profondità, nei sotterranei. Sono state ore pervase da euforia, per i progressisti, i quali si sono immediatamente lanciati in una danza liberatoria. Che cosa è mai accaduto per giustificare tanto e tale entusiasmo? Semplice, è ritornato il nemico di sempre: Silvio Berlusconi.Oddio, in realtà il Cavaliere era sempre rimasto lì, al suo posto. E, a dirla tutta, la sinistra non ha mai smesso di odiarlo, di considerarlo antropologicamente diverso. Solo che, per un lungo periodo, i piddini hanno dovuto tenere a freno le pulsioni ferine. Il fatto è che il Sultano di Arcore, il perfido Satrapo, il malefico Corruttore, a un certo punto, al Partito democratico è divenuto indispensabile. Serviva, Berlusconi, per arginare l’avanzata delle forze distruttrici del populismo, del sovranismo e del conservatorismo, in particolare la Lega e poi Fratelli d’Italia. Serviva come ulteriore puntello al governo Draghi. Serviva come sponda in alcune battaglie sui «diritti» o a favore del regime sanitario.È stato così che la rabbia democratica è stata imbrigliata. Al posto degli insulti a cui per un ventennio siamo stati abituati hanno cominciato a piovere dolcezze e moine. All’improvviso, Silvio era diventato un mirabile statista, l’ultimo argine all’avanzata delle destre estreme, uno che avrebbe addirittura potuto aspirare al Colle. Il nemico per eccellenza è divenuto un compagno di viaggio, sgradito magari, ma necessario. Meglio lui di Salvini, meglio lui della Meloni, meglio lui delle Forze Oscure della Reazione in Agguato.In effetti, a un certo punto le posizioni azzurre si sono confuse con quelle rosso-rosé dei dem. Nel pieno del delirio pandemico, alcuni esponenti di Forza Italia sono stati tra i più feroci cacciatori di no vax in circolazione. Subito dopo, gli stessi non hanno esitato a tramutarsi in castigatori di filorussi. Loro e i colleghi del Pd apparivano simili come le varianti omicron e omicron 2.Ma ecco che, in un radioso giorno napoletano, il Nemico par excellence si è rifatto vivo. Alla convention di Forza Italia, il Cavaliere ha ribadito concetti di assoluto buon senso sul conflitto in Ucraina. A suo dire, l’Europa dovrebbe presentare una «proposta comune di pace cercando di far accogliere agli ucraini le domande di Putin». Non solo. Berlusconi ha aggiunto che «per portare Putin al tavolo delle trattative non si possono fare dichiarazioni come quelle che giungono da Gran Bretagna e Nato». E ancora: «Inviare armi significa essere cobelligeranti, anche noi in guerra. Cerchiamo di farla finire, questa guerra. Ma se dovessimo inviare ancora armi sarebbe meglio non farne tanta pubblicità...». Si tratta, a ben vedere, di frasi sicuramente condivisibili, e per altro corrispondenti - con tutta probabilità - al pensiero della maggioranza degli italiani. Piccolo problema: il pensiero del Cav, in questo frangente, diverge leggermente da quello prevalente a trazione progressista.Ai sinceri democratici non è parso vero. La traversata nel deserto era terminata, la lunga attesa logorante era cessata, l’odio sopito poteva tornare a scoppiettare tra le fiamme. Rieccolo, proprio lì, il Berlusconi Diabolico: l’amico di Putin! Nemmeno il tempo di prendere fiato e l’intero armamentario antiberlusconiano di un tempo era pronto a tornare operativo, quasi che il Pd e i suoi cortigiani si fossero tenuti in allenamento assieme agli addestratori Nato per tutti questi anni.La Repubblica ha sparato a palle incatenate sull’«amico russo», ha riesumato il memorabile «lettone di Putin», ha sciolto la briglia a vignettisti e editorialisti avvelenati. Lo statista utile alla causa è ridiventato il cattivo dei fumetti di una volta, buono per ogni scarica di disprezzo disponibile. La Stampa non è stata da meno, affidando la pratica a un fustigatore di berlusconiani di provata fede, il professor Massimiliano Panarari. Meraviglia delle meraviglie: per un secondo ci è sembrato di essere di nuovo nel 2009, e una lacrimuccia ci è colata sulle guance, si stava meglio quando si stava peggio signora mia. Sempre sul quotidiano torinese, l’ha scritta (quasi) giusta Marcello Sorgi: «C’è stato un periodo in cui Berlusconi, per fare il moderato e distinguersi da Salvini e Meloni, si dichiarava amico di Draghi e sostenitore del suo governo. Oggi quel tempo sembra passato, e il fondatore del centrodestra appare deciso a riprendere spazio nella campagna elettorale che guarda alle amministrative del 12 giugno, ma anche alle politiche del 2023». Non c’è dubbio che il Cav abbia colto la palla al balzo per tornare al centro della scena, per di più su un tema che sa essere gradito a molti connazionali. Del resto la politica si fa così, non altrimenti. Sorgi dimentica solo un piccolo passaggio: il Berlusconi «conciliante» ha fatto molto comodo al Pd che ora con sdegno prende le distanze.Pure ai meno acuti osservatori non sfuggiranno i fumanti cortocircuiti prodotti dalla fiammata antiberlusconiana di ritorno. Il più clamoroso sta nel fatto che, per la prima volta nella Storia, la posizione di Silvio è incredibilmente sovrapponibile a quella di Carlo De Benedetti. Sulla pace in Ucraina hanno detto sostanzialmente le stesse identiche cose. È estremamente curioso, quindi, che il quotidiano posseduto e reso grande dall’Ingegnere (La Repubblica) si accanisca sul Cavaliere sorvolando sull’ex patron. Formidabile no? Se sui contorcimenti ideologici piddini si può ridere, sui drammi privati tocca stare seri. Sono almeno due. Il primo riguarda proprio casa De Benedetti. Citando, manco a dirlo, un rabbioso articolo di Repubblica, Franco Debenedetti (fratello di Carlo), ha twittato «Che vergogna!» all’indirizzo di Berlusconi. In pratica, uno scontro fratricida per interposto Silvio tramite il quotidiano che fu di famiglia, roba da frantumarsi il cuore. Il secondo dramma riguarda certi entusiasti liberali nostrani. Per un po’ han viaggiato col vento del mainstream in poppa, ora si riscoprono d’un colpo impresentabili. Un colpo terribile, roba da seppellirsi per l’imbarazzo. Ma pensa un po’: a Mariupol, sottoterra, si son giusto liberati dei posti.
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)