2022-06-28
I dem in rivolta sconquassano le istituzioni
Manifestazione a Miami contro la decisione della Corte suprema (Ansa)
La sentenza della Corte suprema sulla non costituzionalità del dritto all’aborto scatena la rabbia progressista. La Ocasio-Cortez vuole l’impeachment di alcuni giudici. Continuano le manifestazioni violente. Un tribunale in Louisiana stoppa la legge anti Ivg.Gli antichi la chiamavano «oclocrazia». È il governo della massa, rabbiosa e furente, che prende il sopravvento, schiacciando le minoranze e piegando le istituzioni al proprio volere irrazionale. John Stuart Mill la chiamava «tirannide della maggioranza» e la identificò come uno dei principali pericoli che incombono sulla libertà degli esseri umani. Un problema che è sbagliato relegare tra le astruse considerazioni di qualche trattato filosofico: si tratta invece di un problema maledettamente concreto, come dimostra la sempre più preoccupante situazione statunitense. La recente sentenza sull’aborto della Corte suprema sta, infatti, scatenando dinamiche allarmanti, che minano alla base le istituzioni d’Oltreatlantico. Ricordiamo ancora una volta che la Corte non ha abolito la possibilità di ricorrere all’interruzione di gravidanza: ha semmai stabilito che tale materia dovrà essere rimessa all’autorità dei singoli parlamenti statali, che sono eletti dai cittadini. La Corte non si è, quindi, pronunciata sulla liceità dell’aborto, ma ha ripristinato un principio: le leggi non spettano alle aule dei tribunali, ma ai parlamenti eletti. Eppure, le polemiche politiche fioccano, intrise di violenza e partigianeria. Domenica, la deputata dem Alexandria Ocasio-Cortez è arrivata a suggerire l’ipotesi di avviare un processo di impeachment contro alcuni dei supremi giudici che hanno votato a favore della sentenza della scorsa settimana. La motivazione? Avrebbero mentito sotto giuramento. Queste gravi parole sono arrivate dopo che, venerdì scorso, la senatrice repubblicana, Susan Collins e il collega dem, Joe Manchin, avevano accusato due dei togati nominati da Donald Trump, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, di aver appositamente fuorviato il Senato durante il loro processo di ratifica, lasciando intendere che non avrebbero sostenuto l’annullamento di Roe v Wade. Un’accusa, va detto, abbastanza ridicola. Né Gorsuch né Kavanugh si sono mai formalmente ed esplicitamente impegnati davanti al senato a non votare per annullare Roe v Wade. Né ciò sarebbe stato possibile, visto che i giudici godono di autonomia e non devono rispondere davanti a nessun altro potere delle sentenze che emettono. Ora, lo scenario di un impeachment è particolarmente grave. A oggi, l’unico supremo giudice ad essere finito in stato d’accusa (e poi assolto) è stato Samuel Chase nel 1804: fatto, questo, che avvenne in un periodo di forte scontro istituzionale tra la neonata Corte suprema e l’allora presidente americano, Thomas Jefferson. Avviare, adesso, un processo di impeachment significherebbe dunque far passare l’idea che i giudici possano e debbano essere messi in stato d’accusa quando emettono sentenze in contrasto con il sentimento della maggioranza dell’opinione pubblica (assai spesso alimentato da qualche potente lobby): il che sottoporrebbe la Corte suprema a pressioni di vario tipo, minando alla radice il suo ruolo di garante dello stato di diritto. Ma non è tutto. Negli ultimi giorni, alcuni settori della sinistra dem sono tornati a invocare un incremento dei giudici della Corte suprema, per annacquare il peso dei togati di nomina repubblicana. Una proposta a cui la Casa Bianca ha manifestato la propria contrarietà e che fu anche respinta dall’allora supremo giudice liberal, Ruth Ginsburg, nel 2019. Va da sé che aumentare il numero dei togati, fissato a nove dal Judiciary act del 1869, incrementerebbe soltanto il rischio di politicizzazione del massimo organo giudiziario americano. È vero: c’è chi dice che al momento la Corte suprema sarebbe spostata a destra. Ma non è così. I tre togati nominati da Trump sono infatti degli «originalisti»: cercano, cioè, di interpretare la Costituzione nel senso originario in cui fu scritta. Ora, essendo l’originalismo più un approccio che una dottrina, capita spesso che i giudici di tale orientamento siano in disaccordo tra loro (prova di ciò sono i dissensi non infrequenti registratisi tra Kavanaugh e Gorsuch). Non solo. Proprio tale orientamento consente che il giudice svolga correttamente il proprio compito di garante del diritto, anziché quello (controverso) di promotore di sedicenti progressi sociali. Checché se ne dica, dunque, Trump non ha affatto politicizzato la Corte suprema. Tutt’altro. Ma l’oclocrazia non si accompagna solo al tentativo di screditare e pervertire le istituzioni. Si accompagna anche a manifestazioni di violenza. Gruppi abortisti hanno ripreso a diffondere sui social gli indirizzi delle abitazioni private dei supremi togati mentre, secondo il New York Post, alcuni dimostranti si sono radunati fuori dalla casa del giudice Clarence Thomas. In Virginia, la polizia sta indagando su minacciosi atti di vandalismo compiuti ai danni di un centro di gravidanza, su cui è stato scritto: «Se l’aborto non è sicuro, non siete al sicuro». Ulteriori atti di vandalismo si sono registrati a Portland contro svariati esercizi commerciali, mentre venerdì una folla di facinorosi è stata dispersa a Phoenix dai lacrimogeni, mentre stava colpendo l’ingresso dell’edificio che ospita il senato dell’Arizona. Vale a tal proposito la pena ricordare che, la settimana scorsa, mentre esortava la gente a scendere in strada per protestare, la Ocasio-Cortez ha anche detto: «Le elezioni non bastano». Una frase che, se considerata nella sua consequenzialità logica, incita sostanzialmente allo scoppio di una guerra civile. Del reso è esattamente a questo che rischiano di portare le posizioni oclocratiche del Partito democratico americano. I professionisti dell’indignazione contro l’estremismo non hanno proprio nulla da dire?Intanto, un tribunale dello Stato della Louisiana guidato dal governatore democratico John Bel Edwards, ha bloccato, almeno per il momento, il divieto di aborto. La decisione è arrivata dopo la denuncia presentata dall’associazione Center for reproductive rights. Ora gli aborti potranno riprendere immediatamente. Una nuova udienza è fissata per il prossimo 8 luglio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)