2019-11-19
I dati lo dimostrano: non c’è emergenza omofobia. Ma la legge bavaglio avanza
Secondo l'osservatorio della polizia di Stato, dal 2010 al 2018 i casi denunciati sono stati appena 214 (26 all'anno). E dal 2017 sono persino diminuiti del 2,3%.«Solo nell'ultima settimana sono emersi diversi casi di omofobia, una vera escalation a cui dobbiamo porre fine». Alessandro Zan del Partito democratico ha tutto l'interesse a tenere alta la tensione. Dopo tutto è il relatore della nuova legge contro l'omofobia. Di cui, stando ai progressisti italiani, il nostro Paese ha assoluto bisogno. Il 24 ottobre la Commissione giustizia della Camera ha iniziato l'esame della proposta e Zan appare molto soddisfatto: «L'iter della legge contro l'omotransfobia registri nuovi passi avanti», spiega. «Abbiamo abbinato alla mia proposta di legge i testi a prima firma Boldrini e Scalfarotto: l'obiettivo è giungere a un testo base unificato che tenga conto di tutte le proposte pervenute». Non ci sono soltanto le proposte giunte da sinistra. Anche l'azzurra Giusi Bartolozzi ha deciso di presentare la sua, e secondo Zan «è un bel segnale che anche Forza Italia, pur essendo all'opposizione, abbia annunciato di voler presentare una proposta propria». A suo dire, ciò «dimostra che la gran parte delle forze politiche in Parlamento vuole raggiungere un risultato concreto contro l'odio e le violenze omotransfobiche. Sono soddisfatto del clima che accompagna i lavori: ora è tempo di accelerare e dare risposte concrete».Che sia il momento di premere sull'acceleratore lo pensano in molti. Il 13 novembre, nella sala monumentale del Consiglio dei ministri, è stato presentato un progetto chiamato «End Sogi Discrimination», finanziato con il programma Rec della Commissione europea e promosso dal Consiglio d'Europa, dall'associazione Cild (Coalizione Italiana per le Libertà Civili).Come spiega Gaynews, «obiettivi principali dell'iniziativa saranno l'avvicinamento delle legislazioni dei Paesi coinvolti alle raccomandazioni del Consiglio d'Europa e la costruzione di contro-narrative al discorso d'odio». Ovviamente, nel corso della presentazione (a cui ha partecipato pure il direttore dell'Unar Triantafillos Loukarelis) si è insistito parecchio sul fatto che l'Italia non ha ancora una legge contro l'omotransfobia. Insomma, anche questo progetto finanziato dalla Commissione europea serve a far pressione affinché sia approvata la famigerata «norma anti odio». Il punto è: davvero esiste una emergenza omofobia in Italia come sostengono Zan, Laura Boldrini, Maria Elena Boschi e via dicendo?La questione se l'è posta Carlo Giovanardi di Idea, che già in passato si è battuto (con successo) per scongiurare l'approvazione delle leggi bavaglio in materia di sesso e genere. Giovanardi si è rivolto all'Oscad, ovvero l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori della Polizia di Stato. Si tratta dell'ente pubblico che raccoglie le segnalazioni dei cittadini, delle associazioni Lgbt e della medesima Unar (l'organismo contro la discriminazione della presidenza del Consiglio) riguardo ai cosiddetti crimini d'odio. La risposta è stata piuttosto articolata, e comprensiva di grafici che in parte riportiamo in queste pagine. Secondo l'Oscad, tra il 10 settembre 2010 e il 31 dicembre 2018 sono giunte 2.553 segnalazioni di «crimini d'odio». Di queste, 1.157 riguardano i cosiddetti «hate crime», mentre 371 sono gli «hate speech» (discorsi di odio). È interessante notare la specifica che fanno gli esperti della polizia, quando spiegano che le segnalazioni Oscad «non consentono di valutare - da un punto di vista statistico - il fenomeno dei crimini d'odio, in quanto il numero di segnalazioni che pervengono è influenzato, tra l'altro, dalla sensibilità dei potenziali segnalanti, condizionate anche dall'attenzione mediatica del momento». Significa che il numero delle segnalazioni può cambiare a seconda dell'attenzione mediatica, dunque la propaganda martellante sull'omofobia potrebbe farle aumentare. In ogni caso, vediamo di analizzare i dati ufficiali disponibili. A un esame attento, si scopre che ben il 58,7% dei crimini e discorsi di odio riguarda le discriminazioni etniche e razziali, mentre il 19,4% ha a che fare con il credo religioso. Significa che, sul totale delle segnalazioni, quelle riguardanti l'orientamento sessuale sono appena il 13%, mentre quelle riguardanti l'identità di genere sono lo 0,9%. In totale parliamo di 214 segnalazioni tra il 2010 e il 2018. Vuol dire poco più di 26 casi in media ogni anno. Un numero statisticamente quasi insignificante.Stando ai dati della polizia, le aggressioni fisiche segnalate in 10 anni sono state 176, cioè 22 in media l'anno. Ovvio: anche una sola aggressione è grave e spregevole. Ma se guardiamo i numeri delle violenze sessuali (dati riportati dal Sole 24 Ore nel 2018 e relativi al 2016), ci rendiamo conto che tra i due fenomeni non c'è paragone. Parliamo di 7.600 stupri denunciati in un anno contro 176 aggressioni in 8 anni. Le violenze sessuali, fra l'altro, da qualche tempo sono in calo. Se dovessimo basarci su ciò che sostengono alcuni giornali e alcuni politici, dovremmo dedurre che, al contrario, le violenze omofobe sono in aumento. Ma non è così. Il dato più interessante fra quelli riportati dall'Oscad è quello riguardante la percentuale di denunce per omotransfobia sul totale delle segnalazioni di odio. Notiamo che, nel 2010, i casi di omofobia erano il 33,3% del totale. Nel 2018 sono appena il 15,5%. Non solo: il calo è stato costante. Nel 2016, infatti, le segnalazioni omofobiche erano il 15,9%, nel 2017 il 17,8%. Insomma, gli ultimi numeri ufficiali disponibili mostrano che gli attacchi al popolo arcobaleno sono in diminuzione, soprattutto rispetto ad alcuni anni fa.«I dati confermano che l'obiettivo della proposta dell'onorevole Zan sull'omofobia», dice Carlo Giovanardi, «non è quello di contrastare una inesistente emergenza nazionale, ma un lucido disegno volto a perseguire penalmente chiunque diffonda idee conformi ai valori della nostra Costituzione, tipo che il matrimonio può esistere soltanto tra uomo e donna, che i bambini hanno diritto ad avere un padre ed una madre naturali o adottivi, che l'utero in affitto deve rimanere un crimine eccetera». In effetti, se consideriamo che l'attenzione mediatica è altissima e che il numero delle segnalazioni complessive aumenta, comprendiamo che l'emergenza omofobia semplicemente non esiste. Intendiamoci: nessuno nega che esistano casi di violenze orribili, che vanno combattuti. Ma parlare di emergenza serve solo a sostenere l'approvazione di una legge il cui vero scopo è piuttosto chiaro: limitare la libertà di espressione e di pensiero.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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