2021-07-14
I corvi del Covid temono la variante azzurra
Titoli a effetto, enfasi sul terrorismo sanitario per rovinare la festa della Nazionale. Preannunci di una devastante Apocalisse Colpa dei festeggiamenti dopo la finale a Wembley che rilancerebbero i contagi. Ma ci sono anche esperti meno catastrofistiDagli Usa: la terza dose di Pfizer non serve, la sua efficacia erosa dalla variante DeltaLo speciale contiene due articoliVogliono farci dimenticare in gran fretta la gioia per questi Europei, utilizzando l'idrante delta per spegnere ogni entusiasmo. I corvi si sono passati parola e hanno deciso, nell'ordine, che è in arrivo la «Variante festa» (titolo della Stampa); «Siam pronti alla morte» (Il Fatto quotidiano); «Il virus ce la farà pagare» (La Repubblica); «E ora si teme per l'effetto Europei» (Il Corriere della Sera); «Piazze a rischio contagio. L'Oms: la pagheremo» (Il Gazzettino); «La ripartenza della pandemia» (Il Mattino); «Piazze azzurre, è allarme focolai» (Il Tirreno); «Caos (con morti) e assembramenti. Le polemiche sui festeggiamenti» (Avvenire), tanto per ricordare alcuni articoli catastrofici di ieri. Se questo non è terrorismo sanitario, come lo vogliamo chiamare? Fintantoché lo fa il ministro della Salute non è una novità, visto che ci vorrebbe sempre in zona rossa e con mascherina addosso. «Siamo ancora dentro un'epidemia terribile. Guai a pensare che sia finita. Nelle ultime settimane in Europa stiamo assistendo alla crescita significativa dei casi a causa della variante delta», ripeteva ieri Roberto Speranza. Però perché alimentare sui giornali e per tv un'ansia ingiustificata? L'epidemiologa Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico dell'Oms, ha già annunciato l'Apocalisse: «La variante delta approfitterà di persone non vaccinate, in ambienti affollati, senza mascherine, che urlano/gridano/cantano. Devastante». Roba da conta dei morti, con nuove colonne di feretri in cerca di sepoltura, invece ieri il tasso di positività era dello 0,79%, in calo rispetto al giorno precedente, così pure il numero dei ricoverati con sintomi: -11,3%. Il virologo Andrea Crisanti sulla Stampa conveniva che la variate indiana non fa aumentare le ospedalizzazioni, però per tenere alto l'allarme dichiarava: «Non si può far finta che la delta non sia un rischio per un Paese come l'Italia che ha protetto con due dosi meno della metà della popolazione». Non ci sono dati di maggior pericolosità o letalità dovuti alla variante, ma avanti con le vaccinazioni. Il solito Sergio Abrignani, immunologo e componente del Cts, calcola che in quattro giorni, sette al massimo «vedremo se le infezioni aumentano» ed è certo che «in un mese e mezzo arriveremo ai 30.000 casi al giorno». L'aumento dei positivi non vuol dire pressioni sugli ospedali e sulle terapie intensive, quindi l'allarme per i troppi festeggiamenti di domenica sera è decisamente fuori luogo. «Anche io sono andato a vedere cosa succedeva in centro a Rho ed è stato un disastro», ha commentato inorridito Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano, che dà per scontato «un colpo di coda» dovuto ai «tanti giovani asintomatici che sono andati in giro», dopo la finalissima a Wembley. Tempo due settimane, assicura, dovremmo prepararci a uno «scenario certamente non piacevole». Per il virologo Massimo Galli basteranno sette, dieci giorni al massimo per vedere «gli effetti sui contagi» dello «strillarsi addosso in moltitudine», come è successo per la vittoria degli Azzurri, sebbene il professore riconosca «che a festeggiare in piazza sono stati soprattutto i giovani i quali, in genere, hanno meno rischi di malattia grave». Il Fatto quotidiano non demorde e si chiede «chissà, fra qualche giorno come sarà la situazione di contagi e ospedalizzazioni in Italia viste le scene della notte e di ieri (lunedì, ndr) attorno all'autobus scoperto della Nazionale di calcio in trionfo per le strade di Roma». Tifo e sangue, aspettiamoci bollettini drammatici non appena crescerà di qualche unità il ricovero in corsia, non in terapia intensiva. Francesco Menichetti, ordinario di malattie infettive dell'Università di Pisa, al Mattino fa «una stima di un rimbalzo del 5-10%» di contagi da delta dopo la finalissima contro l'Inghilterra. «Si tratta di un calcolo nasometrico», precisa il professore, che in attesa di vedere come crescerà la curva suggerisce a tutti «quei giovani che hanno festeggiato di andarsi a vaccinare». Già, perché sempre lì finiamo, sebbene il siero anti Covid non faccia da schermo. «Non dimentichiamo che la variante delta si trasmette con molta facilità anche nei vaccinati», ha infatti ricordato Massimo Andreoni, direttore malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma, unendosi al coro di quanti hanno criticato le manifestazioni di piazza dopo la partita. «Vedere la gente tutta ammassata, a cantare e gridare senza mascherina non fa ben sperare: è il massimo che si può fare per trasmettere il virus», ha scandito l'esperto. Per fortuna ci pensa Roberto Cauda, infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma, a smorzare i toni preoccupati. «In occasione della festa per lo scudetto dell'Inter non è successo nulla di drammatico», ha commentato sul Messaggero, «così come nella precedente occasione a Napoli per la vittoria della Coppa Italia. È molto difficile fare dei pronostici». Aspettiamo a strapparci le vesti per qualche carosello di auto e per cori di troppo, dopo una splendida vittoria che ha ridato entusiasmo al Paese. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-corvi-del-covid-temono-la-variante-azzurra-2653770109.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nuovo-allarme-per-il-vaccino-jj-rischio-di-rara-sindrome-di-paralisi" data-post-id="2653770109" data-published-at="1626205687" data-use-pagination="False"> Nuovo allarme per il vaccino J&J: rischio di rara sindrome di paralisi Doveva essere il vaccino più ambito perché monodose e invece rischia di essere il più rischioso per gli effetti collaterali. Dopo l'allarme giunto dagli Stati Uniti, e precisamente dalla Fda, la Food and drug administration, sulla possibilità di rischi neurologici, non c'è voluto molto per passare dall'entusiasmo alla paura per il farmaco americano Johnson&Johnson prodotto dalla Janssen. Notizia che ne compromette l'utilizzo contro il Covid rallentando inevitabilmente la campagna vaccinale. Secondo quanto riportato dal New York Times, per la Fda, l'inoculazione di questo vaccino potrebbe fare aumentare il rischio di una rara sindrome di Guillain-Barrè, conosciuta anche come «paralisi di Landry». Questa patologia, che colpisce ogni anno in America tra le 3.000 e le 6.000 persone, si manifesta con un attacco ai nervi periferici caratterizzato da debolezza o addirittura paralisi progressiva, il più delle volte a partire dalle gambe ma può raggiungere i muscoli respiratori, e poi i nervi della testa e del collo. In sostanza, chi riceve la somministrazione del vaccino monodose J&J ha una probabilità da tre a cinque volte più elevata di sviluppare la sindrome e per cui si è deciso di segnalare il possibile effetto collaterale nelle schede informative del prodotto. I funzionari americani hanno identificato 100 casi sospetti di Guillain-Barré tra i destinatari del monodose attraverso un sistema di monitoraggio federale che si affida ai pazienti e agli operatori sanitari per segnalare gli effetti negativi dei vaccini: il 95% di questi casi sono stati considerati gravi e hanno richiesto l'ospedalizzazione. Secondo le prime relazioni, però, a parte un caso di morte, la maggior parte delle persone che accusano effetti indesiderati guariscono e, comunque, la Fda pur decidendo di includere la clausola all'interno del bugiardino per i pazienti e sui fogli informativi per i fornitori, continua a sostenere che i benefici del vaccino J&J nella prevenzione di malattie gravi o morte per Covid superano ancora di molto qualsiasi eventuale pericolo. Ma per il poco fortunato vaccino monodose non va bene neanche in Europa. L'Agenzia europea del farmaco, infatti, ne sconsiglia l'uso in persone con storia di sindrome da perdita capillare. Il Comitato di farmacovigilanza (Prac) dell'ente regolatorio Ue raccomanda di non utilizzare il prodotto adenovirale in chi soffre o ha sofferto di questa malattia. Una «condizione molto rara e grave» per la quale il Prac chiede di modificare il bugiardino. L'Ema ha inoltre sottolineato che per questi postumi ci sono state 2 morti a fronte di 18 milioni di dosi somministrate, conseguenze letali quindi molto basse. Contemporaneamente in Usa è stata bocciata la proposta di Pfizer e Biontech di introdurre una terza dose del vaccino Comirnaty a 6 mesi dalla seconda per dare «una protezione ancora maggiore» alla popolazione e perché l'efficacia del vaccino turco-tedesco «è stata erosa dalla variante Delta». Gli americani Fda e Cdc (Center Diseas Control and Prevention), contraddicendo per la prima volta l'azienda farmaceutica prima produttrice del vaccino anti Covid, hanno sottolineato che «non sono le aziende ma la scienza a stabilire quali le necessità» e per il momento restano fermi all'opzione della doppia dose considerando una priorità i cittadini che non vogliono vaccinarsi e che risultano maggiormente a rischio rispetto agli immunizzati e non certo dare una dose in più a chi non teme affatto il vaccino. Quello che invece non è escluso è l'eventualità di fare dei richiami, ma si è in attesa di ampi studi che ne confermino necessità ed efficacia.