2019-11-11
I censori di oggi sono i progressisti che bruciano i libri a fuoco lento
Nel suo ultimo volume, Pigi Battista bacchetta il politicamente corretto, incline a silenziare i non allineati. Ma per essere oltranzisti della tolleranza non basta salvare un volume dal rogo, bisogna anche leggerlo.Pierluigi Battista, autorevole firma del Corriere della Sera, ha scritto un libro molto interessante, che merita di essere letto con attenzione. Si intitola Libri al rogo. La cultura e la guerra all'intolleranza (La nave di Teseo). Contiene una ricca e affascinante carrellata dei - purtroppo - numerosi distruttori di libri comparsi sul palcoscenico del mondo nel corso della Storia, che non stiamo a riassumere perché guasterebbe il piacere della lettura. Poi, però, Battista compie un salto molto importante ed entra nell'attualità. Spiega che oggi non ci sono più gli allegri grigliatori di pagine che operavano all'epoca dei totalitarismi. I volumi sconvenienti, dice riprendendo George Steiner, vengono bruciati «a fuoco lento». Un tempo a organizzare i roghi erano i fanatismi di ogni colore («Magari fossero stati e fossero ancora desso», nota Battista, «solo i fascisti a bruciare i libri»). Adesso qualcosa è cambiato, c'è all'opera un nuovo regime meno visibile ma comunque dotato di tendenze liberticide: «Ora il nuovo fanatismo esige la soppressione della cultura da rigettare nel suo insieme quando non sia conforme ai dettami del Tribunale del Bene». Oggi si censura e si emenda per combattere il razzismo, il sessismo, l'omofobia... È il braccio armato del politically correct. A tutto ciò Battista oppone un coraggioso «oltranzismo della tolleranza». Sentite qua: «Mai un libro deve essere censurato. Mai un'opinione, anche la più disgustosa, deve essere sanzionata per legge e ridotta a reato. Mai l'arena della discussione libera, anche se aspra, dura, feroce come deve essere la competizione delle idee in una società aperta e non timorosa del conflitto, deve diventare affare di polizia e trasferirsi in un'aula di tribunale. Mai il potere democratico deve arrogarsi il diritto di fissare una frontiera tra il dicibile e l'indicibile». Sacrosanto. Anzi, Battista osa ancora di più, con coraggio ammirevole, visti i tempi: «Se sono fascista, devo essere libero di dirlo perché è intollerante e illiberale equiparare a un reato il dirsi fascisti: perché l'antifascismo dovrebbe essere proprio questo, il contrario del fascismo, non l'accettazione rovesciata e speculare dei suoi metodi. Mettere sul banco degli imputati dei cittadini sulla base di un obbrobrio giuridico liberticida come il reato di «apologia del fascismo» è invece, questo sì, un cedimento alle pulsioni prepotenti dell'intolleranza». Se tutti la pensassero come Battista, l'Italia sarebbe di sicuro un Paese meno teso e meno lacerato. Soltanto su un punto ci resta qualche perplessità. Il libro di Battista si apre con una citazione di Brodskij: «Ci sono crimini peggiori del bruciare libri. Uno di questi è non leggerli». Splendide parole. Ci fanno venire in mente, però, ciò che scrisse Battista lo scorso maggio, quando la casa editrice Altaforte fu cacciata impunemente dal Salone del libro di Torino: «Ho comprato via Amazon un libro Altaforte», spiegò Pigi, «che butterò nel cestino senza neanche scartarlo. Farò così ogni giorno, per protesta». Se non leggere i libri è un crimine, perché non si prese la briga di sfogliarli prima di buttarli? Sorge il dubbio che l'oltranzismo della tolleranza non sia poi tanto oltranzista. Anzi, che sia un po' timoroso. E sorvoli sul fatto che oggi non è un generico «tribunale del Bene» a bruciare i libri, ma una precisa cultura politica: quella progressista. È la sinistra, in Italia, a censurare gli autori «omofobi, razzisti, fascisti». A cacciarli dalle università e dalle fiere, a cancellarli dai social e dal dibattito pubblico. Il sottoscritto ne sa qualcosa: ogni volta che si tratta di presentare la graphic novel Adam ci sono proteste, attacchi, tentativi di censura. Allora va benissimo la denuncia generica (da sinistra nemmeno quella si leva). Ma forse, talvolta, un po' di coraggio in più gioverebbe. Le parole, senza fatti, sono vento. E il vento alimenta gli incendi.