
Il «Telegraph», quotidiano dei liberali thatcheriani, si sfila dal plotone d'esecuzione dei giornali inglesi: incoerente la reazione di mercati che non capirono Brexit e l'arrivo di Donald Trump.Un'antica regola giornalistica dice che c'è una notizia quando un uomo morde il cane, cioè quando accade qualcosa di inatteso, di imprevedibile, di non scontato. E la notizia stavolta c'è: un quotidiano internazionale di particolare autorevolezza, il Telegraph di Londra, per due volte in tre giorni, ha pubblicato commenti di apertura rispetto al tentativo politico di Lega e M5s.La gran parte dei media internazionali, da giorni, pubblica un florilegio di stroncature: dai «barbari alle porte» sul Financial Times ai commenti al vetriolo sul Wall Street Journal (ieri un editoriale concludeva così: «Gli italiani sono geniali nel sopravvivere ai cattivi governi, troveranno il modo di sopravvivere anche a questo»), passando per analisi severe anche sul compassato inglese Times e per la copertina di questo numero del settimanale londinese Spectator, con un servizio sottotitolato «la più strana alleanza dai tempi del patto Molotov-Ribbentrop».Da questo plotone di esecuzione si è sfilato il Telegraph, e la cosa è significativa perché, più ancora del Times, è il giornale di riferimento dei conservatori, dei liberali thatcheriani, di chi crede nel mercato, di chi interpreta Brexit come l'occasione per mettere in discussione vincoli, eccessi di burocrazia, regole inefficienti.Comprensibile che un giornale così faccia un minimo di scommessa positiva sull'Italia, o almeno prenda un atteggiamento non pregiudizialmente ostile.Il primo segnale è giunto tre giorni fa, con un commento di Matthew Lynn. Lynn non simpatizza né per la Lega («un partito di estremadestra») né per i grillini («un mix di anarchia, tecnoutopismo, socialismo e populismo»), ed è consapevole del nervosismo dei mercati.Ma, con equilibrio, invita gli investitori al dubbio. Primo, perché l'Italia sta impiegando molto meno tempo della Germania a formare un governo. Secondo, perché lo status quo è tutt'altro che soddisfacente, visto che l'Italia, da quando è entrata nell'euro - scrive - vive con una crescita sostanzialmente azzerata. Terzo, perché la flat tax è un'ottima idea, ha funzionato in diversi paesi (cita in particolare il caso di Hong Kong). Quarto, perché perfino il reddito di cittadinanza, che - ammette - «suona terribile», potrebbe essere provato: almeno ne impareremo gli effetti. Per tutte queste ragioni, mercati e investitori dovrebbero apprezzare la novità, secondo Lynn, anziché condannarla pregiudizialmente.Un paio di giorni dopo, ieri, il Telegraph ha pubblicato un commento ancora più spinto di una delle sue firme economiche di punta, Ambrose Evans-Pritchard. Sintetizziamo: la prima reazione dei mercati è stata incoerente, del resto non seppero mettere a fuoco nemmeno i fenomeni Brexit e Trump. Secondo Evans-Pritchard, il taglio fiscale è ottimo («la flat tax è il sogno dei liberisti pro mercato, e non ci sarà da sorprendersi se alcuni hedge fund diverranno le più rumorose cheerleaders dell'avventura grillinoleghista», scrive testualmente), e anche il reddito di cittadinanza potrebbe iniettare liquidità nella microeconomia. Morale? Alla fine i mercati accetteranno la situazione, a patto che ci sia una tenuta complessiva dell'eurozona e dell'economia globale, e anche Bruxelles dovrà venire a patti con la realtà. L'editorialista ammette che nel lungo periodo potranno esserci problemi seri con lo smontaggio della riforma pensionistica. Ma per ora godetevi il prosecco («Enjoy the prosecco for now»). Dove i lettori italiani intelligenti faranno attenzione sia all'augurio («enjoy») sia all'avvertimento («for now»).
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.
Donald Trump (Ansa)
La Corte Suprema degli Stati Uniti si appresta a pronunciarsi sulla legittimità di una parte dei dazi, che sono stati imposti da Donald Trump: si tratterà di una decisione dalla portata storica.
Al centro del contenzioso sono finite le tariffe che il presidente americano ha comminato ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa). In tal senso, la questione riguarda i dazi imposti per il traffico di fentanyl e quelli che l’inquilino della Casa Bianca ha battezzato ad aprile come “reciproci”. È infatti contro queste tariffe che hanno fatto ricorso alcune aziende e una dozzina di Stati. E, finora, i tribunali di grado inferiore hanno dato torto alla Casa Bianca. I vari casi sono quindi stati accorpati dalla Corte Suprema che, a settembre, ha deciso di valutarli. E così, mercoledì scorso, i togati hanno ospitato il dibattimento sulla questione tra gli avvocati delle parti. Adesso, si attende la decisione finale, che non è tuttavia chiaro quando sarà emessa: solitamente, la Corte Suprema impiega dai tre ai sei mesi dal dibattimento per pronunciarsi. Non è tuttavia escluso che, vista la delicatezza e l’urgenza del dossier in esame, possa stavolta accelerare i tempi.






