Dopo Friuli Venezia Giulia e Alto Adige, rischiano le Regioni capofila delle somministrazioni: Lazio, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia (che accoglie pazienti dalla Germania). Sarà difficile incolpare i non vaccinati
Dopo Friuli Venezia Giulia e Alto Adige, rischiano le Regioni capofila delle somministrazioni: Lazio, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia (che accoglie pazienti dalla Germania). Sarà difficile incolpare i non vaccinatiE adesso di chi sarà la colpa? Della variante Omicron? Dei Covid party? Dei bimbi che non hanno offerto il braccio alla patria? Delle mamme che non hanno ascoltato i moniti di Sergio Mattarella? Del generale inverno? Di Forza nuova? L’Italia dei «migliori» s’è desta: anche quest’anno, nonostante Super Mario Draghi e il generale Francesco Figliuolo, non è andato tutto bene. Il nostro Paese viaggia verso il 90% di over 12 vaccinati. Eppure, non solo abbiamo appreso che l’immunità di gregge era un miraggio; è ricomparso anche lo spettro dei «semafori». Lunedì è tornato in giallo il Friuli Venezia Giulia. Ieri è stato confermato il cambio di colore della Provincia autonoma di Bolzano, a partire dal 6 dicembre. Retrocessioni, ci raccontano, provocate dall’irresponsabilità dei no vax e dei portuali di Trieste: dall’Alto Adige al capoluogo giuliano, i renitenti della puntura proliferano. Sono tra le aree meno inoculate d’Italia, non c’è da stupirsi se ora hanno numeri allarmanti: Massimiliano Fedriga fa i conti con il 14% delle terapie intensive occupate (in zona bianca il massimo consentito è il 10%), il 23% dei letti nei reparti ordinari non più disponibile (ben oltre il tetto del 15%), un’incidenza di casi di Covid schizzata a 343 ogni 100.000 abitanti (in bianco non dovrebbe superare i 50). Ai piedi delle Dolomiti, hanno le rianimazioni piene al 12%, i reparti ordinari al 19% e la bellezza di 552 infetti ogni 100.000 abitanti. Certo, si potrebbe sospettare che il male non sgorghi soltanto dai giovinastri che si scambiano il virus per scucire un lasciapassare, o dai cortei di Stefano Puzzer. Poco prima della nuova ondata, Trieste radunava migliaia di persone alla Barcolana. E la Regione è crocevia di frotte di trasportatori dell’Est, dove i focolai sono fuori controllo.Ma ammettiamolo, per spirito di carità verso i talebani della puntura: sono stati i no vax. Che dire, però, dei prossimi tre candidati alla fascia gialla? Lazio, Veneto e Lombardia leggono numeri e tendenze. E temono il declassamento entro Natale. Il governatore Luca Zaia è persino più pessimista: «Se continua così, tutta Italia, o quasi, passerà al giallo nelle prossime settimane», ha detto ieri a Sky Tg24. Tuttavia, come si evince dalla tabella che vi mostriamo in questa pagina, le tre Regioni non sono affatto fucine di complottisti del Covid. Lombardia e Lazio occupano rispettivamente il primo e il secondo posto della classifica stilata in base numero di persone vaccinate. Il Veneto è quarto, leggermente dietro alla Campania. La Lombardia, preceduta solo da Molise e Toscana, è fuoriclasse di dosi somministrate ogni 100.000 abitanti: ormai vede il traguardo delle 170.000. Ed è capofila altresì per il numero di terze dosi iniettate (già oltre un milione). Nondimeno, l’incidenza delle infezioni da coronavirus è salita a 142 casi per 100.000 abitanti; l’Rt è volato a 1,34; i reparti ordinari sono pieni al 12%; le terapie intensive hanno toccato quota 6%. Attilio Fontana, comunque, non rinuncia alla solidarietà: in Germania le rianimazioni straripano, quindi i lumbard, con il coeur in man, accoglieranno pazienti tedeschi. Come già stavano facendo Bolzano e Merano, a dispetto dei guai casalinghi con gli ospedali.Anche il Lazio, eccellenza vaccinale rivendicata da Nicola Zingaretti, non se la ride più. Circa 164.000 iniezioni ogni 100.000 abitanti, terzo in Italia per somministrazioni di richiami, ha un tasso di occupazione in area non critica dell’11% e, in rianimazione, del 10. La Pisana, nel panico, sta provando a concertare con i sindaci il ritorno alle mascherine all’aperto. Roberto Gualtieri ha già blindato le vie dello shopping di Roma. Ciò, in effetti, anticiperebbe l’unica restrizione aggiuntiva che scatta con il passaggio in giallo, al netto delle discriminazioni in arrivo, da lunedì prossimo e già in zona bianca, con il super green pass.Se la passa un po’ peggio il Veneto: nonostante la buona prova offerta dalla macchina delle iniezioni, registra un’incidenza di 284 casi ogni 100.000 abitanti, con Rt a 1,35, corsie Covid occupate all’8% e terapie intensive al 9%. Anche qui, condanniamo i no vax? Oppure, in via eccezionale, è lecito rispolverare la criminalizzazione dello spritz? Peraltro, Zaia rischia di aver ragione: la triade che si inoltra verso il cambio di colore non è l’unica a doversi preoccupare. Sono diverse le Regioni in bilico: Marche, Calabria, Abruzzo, Umbria, Provincia autonoma di Trento, Liguria, Valle d’Aosta. Non esattamente le Regioni-traino della campagna vaccinale, ma a questo punto siamo sicuri che chi non si sottopone alle punture sia la sola causa del peggioramento dei dati? Varrà per gli aostani (che però vantano terapie intensive quasi sgombere), di certo non per gli emiliano-romagnoli: nella Regione di Stefano Bonaccini, quinta per persone vaccinate, capace di distribuire quasi 167.000 dosi per 100.000 abitanti, l’incidenza è cresciuta a 193 casi, mentre i nosocomi sono pieni all’8%. E i media locali evocano lo spauracchio giallo.Va a finire che ha ragione quel puzzone di Boris Johnson: l’efficacia dei vaccini cala sensibilmente già dopo tre mesi, dunque, anziché perseguitare i no vax, anziché sbandierare il nuovo boom di prime dosi, anziché inseguire i bambini di cinque anni, ha più senso accelerare con i richiami, in particolare sulle fasce di popolazione più fragili, che hanno completato il primo ciclo vaccinale da più tempo, che sono dunque scoperte e, verosimilmente, stanno iniziando a riempire di nuovo gli ospedali - sommandosi, senza dubbio, agli irriducibili non vaccinati. Il fatto è che se, si decide di usare il cervello, si devono confessare i propri errori. Molto più comodo prendersela con i camalli e i folletti delle foreste altoatesine.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





