2020-04-26
Zingaretti rivuole 15 milioni da indagati, falliti e truffatori
La regione Lazio rescinde i contratti delle mascherine fantasma e reclama l'anticipo. Ma deve rivolgersi a una micro azienda di lampadine e a un'altra di un presunto evasore. Il paracadute? Un assicuratore inesistente.Auguri alla Regione Lazio che dovrà recuperare 15,2 milioni di euro da una ditta con 1.000 euro di capitale in mano a un fallito che vende materiale elettrico, da una società guidata da un presunto evasore fiscale che ha ceduto un'azienda decotta a un ottantottenne oppure da una finanziaria che non è una finanziaria, ma una società di servizi che, a sua volta, ha un capitale sociale da 1.000 sterline ed è diretta da un pugliese sotto processo per aver emesso fideiussioni a favore di un clan camorristico. È in questo stagno che dovrà mettere le mani Nicola Zingaretti per recuperare i suoi soldi, sperando di non finire azzannato dai piranhas. Alcuni dei quali, come racconteremo in questo articolo, non sono ancora venuti a galla.Ma prima ricapitoliamo l'intricata vicenda: la Regione Lazio ha ordinato tra il 16 e il 20 marzo 7,5 milioni di mascherine alla Eco Tech srl, con tanto di anticipo monstre. Ma da allora le mascherine non sono mai arrivate e il 21 aprile la Regione, minacciando azioni legali, aveva precisato di «essere in possesso delle polizze assicurative che garantiscono gli impegni contrattuali con la società Eco Tech». Peccato che l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) e la Banca d'Italia, come rivelato dalla Verità, hanno puntualizzato che la società che ha firmato le fideiussioni non era autorizzata a farlo. Giovedì sera Zingaretti ha cercato di uscire dall'angolo: «La Regione Lazio ha deciso di procedere alla risoluzione dei contratti […] con la conseguenza di intimare alla Eco Tech di restituire il denaro ricevuto entro 5 giorni (pena l'escussione della polizza fideiussoria appositamente rilasciata), nonché di risarcire tutti i danni subiti e subendi per effetto della sua condotta colpevole». La Regione inoltre fa sapere di considerarsi «parte lesa».La Eco Tech, che si è lamentata di non aver ricevuto disdette ufficiali, ha ribattuto spiegando che le «problematiche» sono «indipendenti dalla compagine sociale, che è stata significativamente danneggiata da condotte altrui che non si esiterà a rappresentare al pm onde consertirne adeguata valutazione». Gli amministratori della Eco Tech, coinvolti in un'indagine per «inadempimento di contratti di pubbliche forniture», lunedì chiederanno di essere ascoltati dai magistrati di Roma. E, nell'occasione, punteranno il dito contro la Exor Sa, l'azienda svizzera che avrebbe dovuto consegnare i dispositivi.L'amministratore, Paolo Antonio Balossi, è indagato a Brescia per indebita compensazione (avrebbe evitato di pagare 430.000 euro di tasse con una sua società grazie a crediti Iva fittizi). Secondo Ilfattoquotidiano.it, la sua ditta non avrebbe consegnato neanche le 70.000 mascherine promesse alla Envirotek di Bologna (che ha rescisso il contratto) al prezzo concorrenziale di 1,50 euro l'una. La scusa? Sempre la stessa: «il congestionamento della logistica internazionale», nonostante «il pieno possesso della merce, certificato dal report Sgs allegato». Un certificato che avrebbe avuto lo stesso numero di quello consegnato alla Regione Lazio.Ebbene, se la Exor non restituirà il denaro alla Eco Tech, toccherà alla Seguros Dhi-Atlas, una limited londinese sganciare i 14 milioni di euro posti a garanzia dell'anticipo. E qui l'impresa appare ancora più difficile visto, come abbiamo scritto, sia l'Ivass che la Banca d'Italia hanno dichiarato che la Seguros Dhi-Atlas non risulta essere abilitata in Italia né all'esercizio dell'attività assicurativa, né di quella finanziaria, confermando quanto emerge anche dal Financial service register britannico, dove la Seguros è iscritta, ma non come compagnia assicurativa. Il direttore è Andrea Battaglia Monterisi, l'uomo coinvolto nel processo di camorra. Guida anche la Birdie yas insurance Ltd che si trova allo stesso indirizzo di Londra della Seguros. Pure la Birdie yas non ha «permissions», ovvero i requisiti per offrire servizi finanziari. Inizialmente a gestire i rapporti tra la Eco Tech e la Seguros è stato il broker siracusano trapiantato a Londra Maurizio Derine, su richiesta dello stesso Balossi.Del pagamento del premio si è interessato pure Pierfrancesco Colajacomo, socio di Battaglia Monterisi e consigliere di amministrazione nella Birdie yas. «Ecco a te le coordinate. Ok per 100.000» si legge in una mail di Colajacomo a Derine del 17 aprile. E qui spunta l'ennesima scatola cinese: Colajoacomo indica a Derine per il pagamento del premio le coordinate della Ecoinvest consulting limited, con conto corrente presso la Nat West Bank. L'indirizzo e il numero di registrazione alla Fca sono gli stessi della Seguros. Anche la Econivest, si legge nella homepage, offre agli operatori turistici servizi assicurativi e finanziari. Anche qui si parla di polizze, ma di autorizzazioni ad emetterle nemmeno l'ombra.Derine dice di conoscere bene Colajacomo: «Pierfrancesco cita spesso la massoneria, si muove in quell'ambiente, come il suo amico e socio Marco Sturlese». Quest'ultimo è il broker spezzino arrestato e condannato a gennaio a 4 anni di prigione dal Tribunale di Milano nell'ambito di un'inchiesta su una complessa truffa milionaria. Gli investigatori hanno seguito le tracce degli indagati da Panama al Regno Unito, dalla Francia al Lussemburgo, dal Nicaragua a Gibilterra.«E proprio nel piccolo territorio d'Oltremare, Sturlese e Colajacomo hanno acquistato insieme una compagnia assicurativa ed erano soci in varie attività», continua Derine. Il quale ricorda anche una garanzia di un credito Iva da 5 milioni di euro depositata dalla Seguros all'Agenzia delle entrate di Milano: «Ha fatto il giro degli intermediari italiani. L'ho vista con i miei occhi». Nei giorni scorsi abbiamo svelato che la Seguros offre «certificati di assistenza sanitaria e finanziaria per il soggiorno in Italia» destinati agli extracomunitari. Ieri, abbiamo visionato altre due presunte garanzie destinate a enti pubblici del nostro Paese che confrontate con quelle del Lazio mostrano tre intestazioni diverse e durata diversa della copertura (7, 45 e 90 giorni). Quelle laziali sono «garanzie fideiussorie per l'anticipazione», ci sono poi una «polizza fideiussoria per l'anticipazione» e un «certificato di garanzia fideiussoria per la anticipazione».Il 25 marzo scorso la Seguros avrebbe firmato un accordo con la società fiorentina Benefit content srl, per garantire l'azienda ospedaliera regionale San Carlo di Potenza. Una copertura da 39.100 euro. Qui, a differenza della polizza consegnata alla Regione Lazio, è indicato anche il premio da 2.000 euro.C'è, infine, una bozza di accordo tra la Seguros e la European network Tlc srl per una garanzia da 3,5 milioni di euro, pari al valore dell'ipotetica caparra. «Alla European network non abbiamo dato nessun anticipo, né abbiamo ricevuto da loro alcuna polizza a garanzia» ci ha spiegato il direttore generale dell'Azienda zero, Patrizia Simionato. La quale ovviamente ha tirato un sospiro di sollievo dopo aver letto quanto accaduto in Lazio.
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Riduci
Mark Zuckerberg (Getty Images)
A Fuori dal coro Raffaella Regoli mostra le immagini sconvolgenti di un allontanamento di minori. Un dramma che non vive soltanto la famiglia nel bosco.