2022-10-24
Hunter Biden: riemerge la pista russa
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Hunter Biden (Getty Images)
Man mano che le elezioni di metà mandato si avvicinano, stanno emergendo ulteriori rivelazioni sui controversi affari internazionali di Hunter Biden. E, in particolare, si rafforza una pista ancora poco battuta: quella che porta alla Russia. La settimana scorsa, il Daily Mail ha riferito che, sulla base di nuove email ottenute, la società immobiliare del figlio dell’attuale presidente, Rosemont Reality, avrebbe ricevuto nel 2012 ben 40 milioni di dollari dalla moglie dell’ex sindaco di Mosca, Yelena Baturina. Degli opachi rapporti economici tra Hunter e la Baturina si era già parlato nel 2020, quando un rapporto investigativo dei senatori repubblicani aveva affermato che il figlio di Joe Biden aveva ricevuto da costei 3,5 milioni di dollari nel 2014. In particolare, l’ingente investimento del 2012 arrivò a Rosemont Reality da Inteco Management Ag: una società svizzera, di proprietà della stessa Baturina, che vanta un patrimonio netto di 1,4 miliardi di dollari. Interpellato dal Daily Mail, il fratello della Baturina, Viktor, ha raccontato che quel significativo versamento era “un pagamento per entrare nel mercato americano”. Sembra infatti che l’oligarca russa fosse intenzionata ad investire nell’acquisto di sette uffici situati in Texas, Colorado, Alabama, New Mexico e Oklahoma. Queste rivelazioni fanno emergere ulteriori evidenze sui legami tra Hunter Biden e la Russia. Le email pubblicate dal Daily Mail erano tra l’altro indirizzate al magnate kazako, Kenes Rakishev: figura controversa che, nel 2014, effettuò un bonifico di oltre 140.000 dollari ad Hunter e che, secondo la testata francese Le Media, sarebbe amico intimo del leader ceceno, Ramzan Kadyrov: stretto alleato di Vladimir Putin, pesantemente coinvolto nell’invasione russa dell’Ucraina. È inoltre interessante ricordare che, nel dibattito presidenziale di ottobre 2020, Donald Trump rinfacciò a Joe Biden l’accusa, rivolta principalmente al figlio, di aver intascato 3,5 milioni di dollari dalla Baturina. Ebbene, interpellato a tal proposito pochi giorni dopo, fu lo stesso Vladimir Putin a dire di non essere a conoscenza di attività criminali da parte di Hunter in Russia e in Ucraina. Un’affermazione non certo ostile ai Biden, anche in considerazione del fatto che le elezioni presidenziali americane si sarebbero tenute pochi giorni dopo. Non bisogna poi dimenticare che, come riferito dal Washington Post, Hunter ha ricevuto circa 4,8 milioni di dollari dall’allora colosso energetico cinese Cefc China Energy: società collegata all’Esercito popolare di liberazione, che vantava anche dei solidi legami con i piani alti del Cremlino. Infine, al di là della pista russa, crescono i sospetti sul coinvolgimento diretto di Joe Biden negli affari del figlio: circostanza che - ricordiamolo - l’attuale presidente americano ha finora sempre negato. Lo scorso 13 ottobre, il potente senatore repubblicano, Chuck Grassley, ha inviato una lettera ufficiale ai vertici del Dipartimento di Giustizia, sostenendo che Joe Biden “potrebbe essere stato coinvolto” in “una potenziale condotta criminale” commessa dal figlio Hunter e dal fratello James. “L'Fbi ha in suo possesso una serie di documenti relativi a informazioni su Mykola Zlochevsky, il proprietario di Burisma, e le sue associazioni economiche e finanziarie con Hunter Biden. I documenti in possesso dell'Fbi includono dettagli specifici riguardo alle conversazioni di individui non governativi rilevanti per la potenziale condotta criminale di Hunter Biden”, si legge nella lettera. “Questi documenti indicano anche che Joe Biden era a conoscenza degli accordi commerciali di Hunter Biden e potrebbe essere stato coinvolto in alcuni di essi”, prosegue la missiva. Si tratta di accuse pesanti, che potrebbero essere utilizzate in un eventuale processo di impeachment contro il presidente, qualora – come sembra – i repubblicani dovessero riuscire a riprendere il controllo della Camera il prossimo 8 novembre.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)
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