2020-01-17
Hummes istruisce i vescovi: «Presentate l’Esortazione invitando indigeni e verdi»
Il relatore del Sinodo prepara il terreno alle conclusioni di Francesco, che potrebbero aprire ai preti sposati. La Chiesa tedesca non aspetta altro e punta alle nozze gay.Anche se i giornali si affrettano a dare per chiuso il caso, le modifiche chieste al volume di Benedetto e Sarah lasciano aperte molte domande. Soprattutto su cosa ha spinto Georg Gänswein al passo indietro.Lo speciale contiene due articoli.Il giallo del libro del cardinale Robert Sarah con la partecipazione del Papa emerito, Benedetto XVI, dovrebbe risolversi con una nota di chiarimento, tesa a fare finalmente ordine nel caos che si è generato in questi giorni. In attesa di vedere finalmente una parola chiara e definitiva, quello che resta in ogni caso è la sostanza del libro. Il «grido di allarme» lanciato a difesa del celibato sacerdotale, proferito radicando nella sacra scrittura la sua essenzialità, non è un pallino di due eminenti personalità, ma il cuore del dibattito nella Chiesa.Prova ne è la lettera trapelata in questi giorni sul blog dell'ex vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli. La firma è del cardinale brasiliano Claudio Hummes, grande elettore di papa Bergoglio, al suo fianco fin dal primo affaccio in piazza San Pietro, il 13 marzo 2013. Il porporato brasiliano è stato il vero regista del Sinodo panamazzonico in qualità anche di relatore generale, da sempre favorevole a un superamento del celibato dei preti, tanto che nel 2006 quando venne nominato da Benedetto XVI a prefetto della Congregazione vaticana per il clero dovette ritrattare alcune sue dichiarazioni. In questa lettera, datata 13 gennaio 2020 e indirizzata a tutti i vescovi, Hummes annuncia l'ormai prossima uscita dell'esortazione post sinodale: «entro la fine di questo mese o l'inizio di febbraio», il Papa pubblicherà i Nuovi cammini per la Chiesa e per un'ecologia integrale, documento in cui verranno ripresi e ratificati i risultati del discusso Sinodo panamazzonico, quello che, tra l'altro, ha appunto proposto l'ordinazione sacerdotale di diaconi permanenti sposati.Non è un semplice avviso. Si tratta, si legge nella lettera, «di favorire una adeguata preparazione» per il testo in arrivo e c'è il richiamo a stare sul pezzo «prima che la stampa inizi a farvi commenti», in modo tale che i vescovi «potranno unirsi (al Papa, ndr) nella presentazione». Come dire: serrate le fila; e addirittura ci sono suggerimenti pratici per i pastori su come presentare il testo nelle diocesi: «Ella potrebbe anche iniziare a pianificare una conferenza stampa o un altro evento il prima possibile […] Ad esempio, potrebbe essere opportuno che Ella presentasse l'Esortazione insieme a un rappresentante indigeno, se praticabile nella vostra zona, un responsabile pastorale esperto (ordinato o religioso, laico o laica), un esperto su questioni ecologiche, e un giovane impegnato nella pastorale giovanile». E si dice anche che a breve verrà inviata una seconda lettera di istruzioni per fare bene il compito. Uno zelo veramente importante, tanto che molti si chiedono come mai tanta attenzione: si dovrà forse far digerire ai vescovi qualche rospo? La questione dell'ordinazione di diaconi permanenti sposati è certamente in cima alla lista delle attese di questo documento e diverse indiscrezioni lasciano intendere che il Papa accoglierà quanto deciso dal Sinodo, ossia un'apertura alla formazione di questi diaconi laici che possano, in certe realtà, essere poi ordinati al sacerdozio.Il clamore intorno al libro scritto da Sarah con Benedetto XVI forse trova qui una sua spiegazione, perché nel testo del cardinale africano è scritto senza giri di parole, come riportato anche nelle anticipazioni de Le Figaro, che «i popoli dell'Amazzonia hanno il diritto a una piena esperienza di Cristo-sposo. Non è possibile proporre loro dei preti di “seconda classe"». Non è detto che il Papa nell'Esortazione ormai prossima esprima una diretta apertura alla possibilità dell'ordinazione di laici sposati in modo diretto, potrebbe limitarsi ad aprire un processo sulla scorta del n. 111 del documento finale del Sinodo: una indicazione per la formazione di diaconi permanenti che possano poi eventualmente essere ordinati in funzione di un discernimento del vescovo locale. Ma lo zelo del cardinale Hummes lascia ben intendere che il traguardo è raggiunto.L'aprire processi è una caratteristica precisa dell'azione di Francesco, tanto che anche le opposizioni sono considerate un fenomeno fisiologico, destinato a passare (così ne ha parlato anche Eugenio Scalfari nel resoconto pubblicato ieri del suo ennesimo incontro con il Papa). Ma l'avvio dei processi garantisce sull'impossibilità di tornare indietro, secondo un pensiero espresso in varie occasioni dal Papa.Aprire la possibilità di ordinare preti sposati in Amazzonia, specificando che si tratta di una questione locale, è in realtà il possibile viatico ad altre richieste analoghe in altre chiese. Il percorso sinodale avviato dalla Chiesa tedesca, che durerà ben due anni, non ha in agenda solo i preti sposati, ma anche una qualche forma di benedizione delle coppie omosessuali e le cosiddette diaconesse. Il cardinale Reihnard Marx, capo dei vescovi tedeschi e uomo di fiducia di Francesco, è determinato a procedere a una qualche riforma, al punto che anche il Vaticano ha espresso nel settembre scorso i suoi altolà firmati dal cardinale Marc Ouellet, prefetto dei vescovi, e da monsignor Filippo Iannone, presidente del pontificio Consiglio per i testi legislativi. Tuttavia, diversi monsignori sono preoccupati che il Papa che apre processi non riesca ad arginare la situazione tedesca, in un processo di sinodalità diffuso che rischia di trascinare la Chiesa cattolica sulla via della protestantizzazione.È difficile dire cosa accadrà, ma il polverone sollevato dal giallo del libro di Sarah e Benedetto XVI fa comprendere molto bene cosa sia in ballo. Qualcosa che riguarda l'unità della Chiesa, non semplici battibecchi tra studiosi o urla tra tifosi.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/hummes-istruisce-i-vescovi-presentate-lesortazione-invitando-indigeni-e-verdi-2644832762.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sfuriate-dietrofront-e-omissioni-quello-che-non-torna-del-pasticcio" data-post-id="2644832762" data-published-at="1758140174" data-use-pagination="False"> Sfuriate, dietrofront e omissioni. Quello che non torna del pasticcio Quale è stato il ruolo di Georg Gänswein, prefetto della Casa pontificia e segretario di Benedetto XVI, nella sconcertante e per certi versi ridicola vicenda del libro scritto dal Papa emerito e dal cardinale Robert Sarah? L'ex nunzio negli Stati Uniti, ed ex segretario del governatorato, monsignor Carlo Maria Viganò ieri ha pubblicato sulla Verità una serie di riflessioni. «È tempo di rivelare», ha scritto tra l'altro Viganò, «il controllo abusivamente e sistematicamente esercitato da monsignor Georg Gänswein nei confronti del sommo Pontefice Benedetto XVI fin dall'inizio del suo pontificato. Gänswein filtrava abitualmente le informazioni, arrogandosi il diritto di giudicare lui stesso quanto fosse opportuno o meno far pervenire al Santo Padre». E certamente questo è un ruolo che si è accresciuto dopo la rinuncia, e man mano che le condizioni di fragilità fisica - non mentale, attenzione - di Joseph Ratzinger sono andate crescendo. Ma già nove anni fa il segretario personale di papa Ratzinger esercitava un potere di aprire e chiudere molto marcato. La funzione di filtro su chi può avere accesso al contatto diretto con il Pontefice è un altro elemento di grande potere, e di cui, a quanto pare, monsignor Gänswein si serviva con estrema discrezionalità. Tutto ciò è rilevante perché la strana, brutta e pasticciata storia del ritiro della firma dal libro vede un ruolo preponderante del prefetto della Casa pontificia. Dopo la rinuncia, secondo persone esperte di Curia, non è stato, come fu definito: «la badante» di Benedetto XVI. Né è stato piuttosto il «guardiano», temo. E sulla sua carriera, e il suo ruolo di segretario, aleggia sempre la strana storia, mai veramente chiarita, dell'arresto del cameriere Paolo Gabriele, accusato di aver sottratto e fotocopiato per mesi dal tavolo di Gänswein documenti privati del Papa e di averli dati a giornalisti, senza che «nessuno» se ne accorgesse… Documenti che accusavano il cardinal Tarcisio Bertone, con il quale Gänswein, prima, aveva cattivi rapporti; curiosamente migliorati in seguito… E anche in questo episodio stranezze e inesattezze si sono accavallate. Fonti di lingua tedesca - evidentemente in contatto con Gänswein - facevano sapere due giorni fa che di tutta l'operazione letteraria il prefetto non sapeva nulla. Ma questo appare sinceramente poco credibile, posto che Gänswein è una delle poche persone che Benedetto vede quotidianamente. Poi è stato detto che al convento Mater Ecclesiae non si sapeva che le riflessioni scritte dal Papa emerito (e già a settembre erano 15 cartelle di materiale) sarebbero confluite in un libro. E ancora: che non si era vista la copertina. Ora, sappiamo in maniera certa che Benedetto XVI ha corretto le bozze del libro, le sue, e ha visionato anche quelle del cardinale Sarah, oltre all'introduzione e alla conclusione, a cui ha partecipato. Tutte queste piccole bugie avevano come risultato quello di far passare il cardinal Robert Sarah come una specie di truffatore della fiducia di un nonagenario (non a caso uno dei più sfegatati bergoglisti twittava l'hashtag #elderabuse, per sostenere la tesi della manipolazione). Giustamente il porporato aveva i mezzi per ristabilire la verità. E Nicolas Diat, il curatore-editore, proprio ieri ha fornito ulteriori dettagli: «Il cardinale Sarah ha inviato una lettera riservata (a Benedetto, ndr) il 19 novembre con il testo completo. Le bozze erano complete: introduzione, i due testi e la conclusione», ha spiegato Diat. «Quindi, il 3 dicembre, ha mostrato la bozza di copertina durante un'udienza con Benedetto XVI». Secondo alcuni, Gänswein non avrebbe capito l'impatto mediatico dell'operazione; e quando sono apparsi i prodromi del terremoto, avrebbe concordato con Andrea Tornielli una lettura «soft» dell'episodio, presentando le tesi come in accordo con quelle di papa Bergoglio sul celibato; da lì sono nati due articoli: uno sull'Osservatore Romano e uno su Vatican news. Nel frattempo però il partito del no al celibato obbligatorio si era mosso con papa Bergoglio; aizzandolo all'azione. Operazione non difficile, questa; e c'è sempre più da chiedersi se la reale manipolazione non stia avvenendo sempre più spesso nei confronti di quest'uomo anziano e impulsivo, da parte di cortigiani di pochi scrupoli. Così ne sarebbe nata - secondo Antonio Socci, che rivendica fonti affidabilissime - la convocazione di Gänswein e l'intimazione, oggettivamente un po' ridicola, di far sparire dalla copertina il nome di Benedetto XVI. E «fonti vicine a Benedetto XVI» (chi, se non Gänswein?) avrebbero detto ad alcuni giornalisti che Ratzinger non aveva scritto un libro a quattro mani con Sarah; qualunque cosa questo voglia significare. Il risultato è stato il «patto stucco»: dalle prossime edizioni (ma non in America, per esempio…) si parlerà di «contributo» di Benedetto. E questo ci riporta ancora una volta al ruolo di monsignor Gänswein; un ruolo da segretario o da guardiano? Le ultime notizie, e la lettura del libro, appena uscito, fanno capire il perché delle reazioni furiose della corte di giornalisti del cerchio bergogliano, e mettono in evidenza l'inutilità della toppa - il ritiro richiesto della firma. Se Scalfari può far dire a papa Bergoglio che il caso con Ratzinger è chiuso, che gli avrebbe espresso tutta la sua solidarietà, i fatti, e cioè il libro, sono lì a smentirlo, grandi come la vita. Ratzinger e Sarah hanno scritto insieme introduzione e conclusione; Ratzinger ha contribuito per oltre 40 pagine, scrive il curatore, Nicolas Diat: «Benedetto XVI e il cardinale Sarah hanno voluto aprire e chiudere questo libro con due testi composti a quattro mani. Nella loro conclusione scrivono: “È urgente, necessario, che tutti, vescovi, sacerdoti e laici, non si facciano più impressionare dai cattivi consiglieri, dalle teatrali messe in scena, dalle diaboliche menzogne, dagli errori alla moda che mirano a svalutare il celibato sacerdotale". E gli eventuali dubbi - se mai ce ne fossero - svaniscono rapidamente leggendo questa frase drammatica della conclusione - scritta da entrambi: “In questi tempi difficili l'unico timore che ciascuno dovrà avere sarà di sentirsi dire un giorno da Dio 'quella dura parola con riprensione […]: maledetto sia tu che tacesti. Oimè, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli è il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, cioè […] il sangue di Cristo, che è dato per grazia […]. Non dormite più in negligentia; adoperate nel tempo presente ciò che si può». Si può ben capire perché papa Bergoglio abbia avuto una delle sue esplosioni temperamentali…
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