2021-09-22
Inchiesta Durham: incriminato un avvocato vicino a Hillary Clinton
True
Hillary Clinton e John Durham (Getty Images)
Per quanto a rilento, l'inchiesta di John Durham prosegue. La scorsa settimana, il procuratore speciale ha effettuato la sua secondo incriminazione. A finire nel mirino è stato l'avvocato Michael Sussmann, accusato di aver mentito all'Fbi nel settembre del 2016, durante la prima fase dell'inchiesta sui presunti legami tra Donald Trump e il Cremlino.
Per quanto a rilento, l'inchiesta di John Durham prosegue. La scorsa settimana, il procuratore speciale ha effettuato la sua secondo incriminazione. A finire nel mirino è stato l'avvocato Michael Sussmann, accusato di aver mentito all'Fbi nel settembre del 2016, durante la prima fase dell'inchiesta sui presunti legami tra Donald Trump e il Cremlino. Nel corso di un incontro con il consigliere generale del Bureau James Baker, Sussmann sostenne che l'allora candidato repubblicano fosse colluso con i russi: in particolare, riferì di prove digitali che avrebbero connesso i computer della Trump Tower all'istituto bancario russo, Alfa Bank (un'accusa che, a seguito di successive indagini dell'Fbi, fu dimostrata essere completamente infondata). Ebbene, secondo Durham, nel suo incontro con Baker, Sussmann avrebbe falsamente dichiarato di non lavorare per nessuno, quando – al contrario – avrebbe agito per conto del comitato dell'allora candidata dem alla presidenza, Hillary Clinton."Sussmann", si legge nell'accusa, "ha dichiarato falsamente che stava facendo il suo lavoro sulle suddette accuse 'per nessun cliente', il che ha portato il consulente legale dell'Fbi a intendere che Sussmann stava agendo come un buon cittadino semplicemente passando informazioni, non come un avvocato pagato o un funzionario politico". In effetti", ha proseguito Durham, "questa affermazione era intenzionalmente falsa e fuorviante perché, nell'assemblare e trasmettere queste accuse, Sussmann ha agito per conto di clienti specifici, vale a dire un dirigente del settore tecnologico statunitense presso una società Internet statunitense e la campagna presidenziale di Hillary Clinton". In particolare, va sottolineato che Sussmann fosse partner dello studio legale Perkins Coie: una realtà fortemente legata al comitato nazionale del Partito democratico che, nel 2016, si occupò dei presunti legami tra Trump e Mosca e che – secondo l'Associated Press – contribuì alla realizzazione del dossier di Christopher Steele. Un controverso documento, in larga parte infondato, che per lungo tempo rappresentò l'architrave dell'indagine su Trump e i russi. Sussmann tra l'altro avrebbe fatturato le sue ore di lavoro proprio come impiegato del comitato elettorale di Hillary Clinton. In tutto questo, secondo il procuratore speciale, l'avvocato avrebbe agito anche per conto dell'anonimo dirigente di una società tecnologica legata ai democratici: un anonimo dirigente che avrebbe sperato di ottenere un posto di rilievo all'ombra di un'eventuale amministrazione guidata da Hillary Clinton. Certo: Sussmann si è dichiarato non colpevole, mentre i suoi legali hanno tacciato Durham di condurre un'azione di carattere politico. Ciononostante, durante gli ultimi giorni di campagna elettorale del 2016, il comitato della Clinton fece leva sulle accuse mosse da Sussmann a Trump. "Gli scienziati informatici hanno apparentemente scoperto un server segreto che collega la Trump Organization a una banca con sede in Russia", twittò la stessa Hillary il primo novembre del 2016. L'allora candidata dem condivise sui social anche un comunicato dell'attuale consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, che, all'epoca, era suo consulente. "Gli scienziati informatici hanno apparentemente scoperto un server segreto che collega la Trump Organization a una banca con sede in Russia. Questa hotline segreta potrebbe essere la chiave per svelare il mistero dei legami di Trump con la Russia… Questa linea di comunicazione potrebbe aiutare a spiegare la bizzarra adorazione di Trump per Vladimir Putin", si leggeva nella nota. Ricordiamo nuovamente che la tesi sui legami tra Trump e Alfa Bank fu successivamente smontata dallo stesso Fbi. Insomma, la situazione complessiva lascia francamente un po' perplessi. A pensar male, sembrerebbe quasi che il comitato elettorale di Hillary abbia intenzionalmente cercato di mettere i bastoni tra le ruote a Trump attraverso metodi non esattamente corretti. Ecco che dunque, qualora le basi dell'incriminazione di Durham dovessero rivelarsi solide, non sono escludibili conseguenze politiche. Conseguenze politiche che potrebbero coinvolgere non soltanto Hillary Clinton, ma anche Jake Sullivan. Con effetti non propriamente positivi per la stessa amministrazione Biden.
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