2023-03-24
Il drago della Rowling fa di Harry Potter un nuovo San Giorgio
Harry Potter e i doni della morte (Warner Bros)
Il cristianesimo presente nella saga del maghetto prende forma nella lotta finale con Voldemort. Dove la vita vince sulla morte.Parlo della religiosità di Harry Potter nel libro Lo splendore del Drago, pubblicato da Runa editrice a cura di Marina Lenti. Dieci autori analizzano il drago in 10 storie fantastiche. Nel libro io parlo di Harry Potter e Davide Gorga parla della mia saga mentre Paolo Gulisano, ovviamente, parla di Tolkien.Come diceva la buonanima di Chesterton, in ogni storia che si rispetti, ma anche in ogni vita che si rispetti, devono esserci tre elementi: il drago, la principessa e San Giorgio che uccide il drago per salvare la principessa. Il drago rappresenta il Male, l’oscurità e insieme la potenza assoluta. Il drago è un bestione terrificante, fornito di ali e della capacità di sputare fuoco. Può schiacciarci come scarafaggi, arrostirci come caldarroste o entrambe le cose. Fonde in sé stesso le zanne del Tirannosaurus rex, il peso del carro armato, la malignità del lanciafiamme e la potenza del cacciabombardiere. È la metafora di un potere infinito, davanti al quale il cavaliere valoroso gioca la propria vita incurante della sproporzione tra la propria piccolezza e la potenza dell’altro.In ogni narrazione dove ci sia un drago, quest’ultimo dovrebbe occupare la scena. Un drago non si sconfigge per lasciarlo vivo, non si addomestica, non si imprigiona. Quando ha un drago di fronte, il cavaliere ha due sole possibilità: la morte o la vittoria, ucciderlo o esserne ucciso. Nel ciclo di Harry Potter ci sono i draghi: grandi, feroci, temibili, terribili e magnifici. No, forse magnifici no. In effetti, nemmeno terribili: nel quarto libro sono una specie di prova di esame per dei minorenni. Al posto del tema, i giovani maghi devono rubare un uovo a un drago mamma. I draghi sono regolarmente schedati dal ministero della Magia, monitorati, assistiti, pericolosi e inaddestrabili, possono uccidere maghi e non maghi.Tra i compiti dei maghi c’è quello di proteggere i non maghi dai draghi e i draghi dallo sguardo dei non maghi, che devono continuare a ignorarli come in Man in black i terrestri devono ignorare gli extraterrestri. Occuparsi di draghi lascia cicatrici, morsi e bruciature, certo, ma alla fine è un lavoro come un altro. Possono essere rinchiusi, usati, sfruttati, si rendono utili addirittura per la prova di un torneo.Nel primo libro, Harry Potter e la pietra filosofale, abbiamo il primo drago che incontriamo nella storia: Norberto. Questo è il grazioso nome dato da Hagrid, il custode della chiavi e dei luoghi di Hogwarts, al cucciolo nato da un uovo che ha vinto al gioco. Norberto è ovviamente inaddestrabile, come ogni drago. Ogni tentativo di Hagrid fallisce. I draghi della signora Rowling non arrivano a compromessi. Sono draghi veri. Niente guinzaglio e niente medaglietta. Bella storia, ma San Giorgio non c’è. In Harry Potter e il calice di fuoco di draghi ce ne sono addirittura quattro, come prova al torneo per maghi minorenni non ancora diplomati. Anche qui San Giorgio ce lo siamo perso. Nell’ultimo libro, Harry Potter e i doni della Morte, troviamo un esemplare albino che è a guardia ai caveau di massima sicurezza della banca Gringott. Anche qui, niente San Giorgio. L’ultimo libro è il più drammatico, il libro che dà il vero senso a tutta la saga.In questo settimo libro il cristianesimo diventa esplicito e vi è addirittura racchiusa una scena che richiama la lotta di San Giorgio col drago. Nel villaggio dove Harry è nato, annegato nel gelo, si alzano carole che parlano della Natività, non di Babbo Natale, come sempre si sono alzate in quella notte. Qui, su due tombe, quella dei genitori di Harry e quella della madre del preside, sotto il cielo della vigilia di Natale, brillano due citazioni dal Nuovo Testamento. «L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte» di San Paolo e «Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore», dal «discorso della montagna», (Matteo 6,19-21).E finalmente si arriva allo scontro finale, lo straordinario assedio di Hogwarts. Il punto più drammatico del libro, con la scuola ultimo brandello di decenza, circondata da nemici micidiali. Viene nominato l’inferno: «Passerò dalla tua parte quando l’inferno gelerà» dice Neville, il brutto anatroccolo della comitiva che nel settimo libro diventa un leone, mentre solo contro un esercito tiene testa a Voldemort. Il riferimento, quindi, è a una tradizione che parla di un inferno di fiamme. La fine del settimo libro di Harry Potter riecheggia la fine del Vangelo di Giovanni: «Chi non teme la morte vivrà in eterno».Harry, che non ha paura della morte e che trova il coraggio di sacrificare la sua vita, guadagna non solo la salvezza fisica di coloro che ama, ma l’eternità. Harry Potter parla dell’etica della verità che, sola, ci renderà liberi, parla dell’etica della fratellanza: maghi, non maghi, elfi e altre creature che tutte hanno diritto alla dignità e al rispetto, contro i deliri razziali. La saga termina con il dialogo bellissimo tra Harry e Voldemort, dove compaiono due ultimi punti fondamentali: il pentimento, unica via alla salvezza, e la certezza dell’immortalità dell’anima.Se riuscisse a provare rimorso, Voldemort potrebbe ancora salvare la sua anima mutilata da quello che sarà il suo inferno, l’eternità nella forma disperata di un neonato solo, scorticato quasi, abbandonato su un pavimento; un’impotenza assoluta che farà da dantesca legge del contrappasso all’uomo che ha dannato la sua anima per avere il potere più assoluto mai sognato. E finalmente qui, sul finale, arriva il drago; quello vero, quello che San Giorgio affronta giocando la propria vita per salvare il mondo. Nel simbolismo cristiano, drago e serpente sono sinonimi, entrambi metafore di Satana e del Male. Neville è un personaggio magnifico: compagno di classe di Harry, è stato il ragazzino goffo, spesso deriso. Neville e Harry sono entrambi vittime di Voldemort. Entrambi non hanno potuto avere un’infanzia normale, entrambi hanno perso due genitori amorevoli: quelli di Harry sono stati uccisi, quelli di Neville ridotti alla follia per l’atrocità delle torture subite.Sono loro due insieme, uno dopo l’altro, che distruggono il Male, che affrontano il serpente, che chiudono le porte dell’oscurità. Sono, entrambi, San Giorgio che uccide il drago ed è nei loro due duelli che il libro diventa profondamene cristiano. Nella penultima scena del libro, Neville affronta il serpente, che non è solo un rettile ma contiene un pezzo dell’anima dell’Oscuro Signore. Neville è solo contro tutta l’armata nemica. Impugna una spada e con questa spada decapita il serpente, come San Giorgio e San Michele arcangelo. Lui è il guerriero perfetto della battaglia finale, lui è San Michele arcangelo con la spada, lui è San Giorgio contro il drago, esattamente come Harry Potter, con la sua bacchetta che non formulerà un incantesimo di morte, ma vincerà ugualmente.È questa guerra col drago che rende Harry Potter una storia degna di essere letta, degna di essere ricordata. Tutto il dolore, tutto l’amore, tutta l’amicizia ha portato a questo, alla vita che vince sulla morte, ai due duelli di Harry e Neville contro il Male, contro il drago. Scontri che rappresentano la straordinaria epicità e eticità di Harry Potter. Anche la signora Rowling si batte contro il drago. Senza paura, ha difeso la verità, cioè che gli uomini non sono donne, mai. Una verità resta una verità anche se può fare male a qualcuno e dove la verità non viene difesa, la libertà è persa.
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