2020-12-05
Hanno mentito sui morti per fare più paura
Marco Di Lauro/Getty Images
Il «record» di ieri raggiunto sommando i dati di giorni precedenti. Ci sono altre perplessità sui conteggi. Resta il fatto che l'indice di letalità italiano è tra i più alti del mondo. Il perché è un mistero. Le poche certezze riguardano le carenze nella gestione del virus.Vorresti andare a sciare? Bestia insensibile, non vedi quanti morti ci sono? Ti piacerebbe abbracciare, a Natale, il nonno che vive nel Comune a fianco? Ma perché insisti, non vedi il numero dei morti che continua a crescere? Sogni una cena in famiglia alla Vigilia? Incredibile: ancora insisti? Non hai capito che ci sono i morti? Che giovedì sono stati addirittura 993? Su tutti i giornali e a reti unificate, da qualche giorno i discorsi sono questi: guai a chi pensa di festeggiare, guai a chi non gradisce il nuovo dpcm festivo. Ci sono i morti, e con tutta evidenza il loro spaventoso numero dipende dai comportamenti degli italiani. Di più: a sentire il governo e i media amici, a far aumentare i decessi è il divertimento. La correlazione è stata unilateralmente stabilita: se ti svaghi, fai morire persone; se festeggi, causi l'ecatombe; se protesti, la falce continua a mietere.Il teorema, in poche parole, è sempre lo stesso: i responsabili dei decessi sono i cittadini con le loro azioni più o meno scriteriate. Se insisteranno a comportarsi da «negazionisti» o da irresponsabili cicale, la strage non finirà. Se invece obbediranno e si comporteranno bene, come per magia il numero di morti inizierà a scendere. Peccato che, a sostegno di questa tesi, ci sia soltanto il moralismo disperato e disperante dell'esecutivo a cui i mezzi di comunicazione fanno da grancassa. È innegabile: in Italia sia la letalità (cioè la percentuale di decessi sul totale degli ammalati) sia la mortalità da Covid (la percentuale sul totale della popolazione) sono a livelli altissimi. Ma che questo dipenda dai comportamenti della popolazione non è affatto certo, anzi. La domanda che tutti si pongono è: perché i morti sono così tanti?Di risposte possibili ce ne sono tante, di certezze quasi nessuna. Tanto per cominciare, ci sono ancora parecchi interrogativi aperti riguardo al conteggio dei morti. Come ha fatto notare più volte Graziano Onder, geriatra del Gemelli e responsabile del rapporto sulla mortalità da coronavirus dell'Iss, «da noi tutti coloro che muoiono e risultano positivi al tampone vengono classificati come decessi per Covid, non è così in altri Paesi». È facilmente intuibile come tale differenza nei conteggi possa influire sulle cifre che vengono quotidianamente esibite in tv e sui quotidiani.Bisogna poi considerare il fattore tempo. Anche qui gli appigli non sono molti, ma è evidente che basta registrare con un giorno di ritardo i decessi di una determinata area per far aumentare notevolmente il dato giornaliero nazionale, producendo numeri mostruosi come quello delle 993 vite che si sono spente giovedì. Se, mettiamo, la Campania segnala 54 nuove vittime, di cui 28 decedute nelle ultime 48 ore più altre 26 nei giorni prima e se il Friuli ne segnala 34 più 18 pregresse, è comprensibile che si passi in 24 ore da 684 vittime a 993. Un numero che viene inficiato pure da ciò che ieri ha riportato Huntington Post. E cioè che «dalla Lombardia sono stati comunicati al ministero della Salute 128 decessi che si riferivano a oltre una settimana fa, comunicati dai Comuni». In particolare, «dei 347 decessi comunicati ieri dalla Regione Lombardia, 219 si riferivano agli ultimi sette giorni, come avviene mediamente, 114 a oltre una settimana, 14 a un periodo ancora precedente, più o meno alla fine di ottobre». Capito? Hanno aggiunto decessi avvenuti settimane o mesi fa. Così i 993 morti nazionali scendono a 865. Cifra a cui vanno sottratti anche i decessi pregressi nelle altre regioni. Fin qui le (notevoli) perplessità sui conteggi. A queste vanno aggiunte le incertezze che potremmo definire «politiche». I comportamenti dei cittadini, semmai, possono contribuire a far aumentare il numero dei contagiati. Ma tra contagio ed eventuale decesso ci sono una serie di passaggi che dipendono dal modo in cui una nazione e il suo sistema sociale e sanitario affrontano la pandemia. Sia la letalità sia la mortalità sono legate a vari fattori: il numero di posti in terapia intensiva, la rapidità con cui si individuano e si curano i casi più gravi eccetera.Su tutti questi aspetti, l'Italia nei mesi passati è stata molto carente. Quando il virus è arrivato, il nostro piano pandemico era fermo al 2006. Come ha notato l'ex generale ed esperto di prevenzione Pier Paolo Lunelli, «lo scopo dei piani pandemici è di mitigare, ridurre le vittime e le ripercussioni economiche, per cui chi i piani non li ha, o non li ha aggiornati, non riuscirà a farlo. Un dato oggettivo è l'esistenza di una forte correlazione tra la qualità della pianificazione e gestione dell'emergenza pandemica e il tasso di mortalità, espresso in numero di decessi per milione di abitanti. Il tasso di mortalità è un indicatore determinante per valutare le conseguenze di una pandemia, assieme al negativo tasso di crescita del Prodotto interno lordo».Semplificando un po', possiamo dire che se avessimo avuto un piano pandemico adeguato avremmo evitato migliaia di decessi. E questa è una responsabilità della politica e del sistema sanitario, non della popolazione insubordinata. Sarebbe opportuno che il ministro della Salute, Roberto Speranza, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e tutti gli altri solerti censori dei nostri comportamenti fornissero qualche spiegazione su questo punto. E cioè sull'assenza di un piano pandemico, fatta notare anche in un report realizzato da un esperto dell'Oms, Francesco Zambon, il quale ha subito pesanti pressioni per ritirare lo scritto (considerato da Ranieri Guerra dell'Oms imbarazzante per l'esecutivo).Allo stesso modo, una politica seria - invece di gettare la croce addosso ai cittadini - dovrebbe aprire una riflessione seria sui motivi reali dell'esplosione di letalità e mortalità. Sui tagli alla sanità e su chi li ha ordinati, ad esempio, ci siamo interrogati a sufficienza? A partire dal 2016, tanto per portare un esempio, sono stati smantellati il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) e il Centro interuniversitario per la ricerca sull'influenza e le altre infezioni trasmissibili (Ciri-It). Pensate che tutto ciò non abbia influito sulla nostra preparazione? E di chi è «la colpa»? Dello sci?Infine, un ultimo aspetto. Il professor Giovanni Landoni, coordinatore dell'attività di ricerca in anestesia e rianimazione del San Raffaele di Milano, è il primo firmatario di uno studio internazionale diffuso nei giorni scorsi. Scopo della ricerca è proprio quello di dare una risposta alla fatale domanda: perché tanti morti in Italia? Landoni, parlando con la stampa, ha ammesso che, per lo più, «c'è l'ignoto: noi lanciamo due o tre ipotesi che hanno tutte un appiglio, ma non stiamo dicendo che sono senz'altro le argomentazioni giuste». Questo gruppo di studio ha confrontato i dati italiani con quelli asiatici, e ha ovviamente messo in luce le differenze anagrafiche. L'Italia ha la popolazione più anziana d'Europa: 45,5 anni di media contro i 31 di media dell'Asia. Ma questo particolare non basta. Secondo Landoni e soci ad alterare il numero dei decessi - pensate - potrebbe aver contribuito persino il fatto che in Asia ci siano più fumatori attivi: «È stata precedentemente segnalata una controintuitiva correlazione negativa tra il fumo attivo e una progressione verso un quadro clinico Covid più grave».Con ciò non vogliamo dire che il fumo faccia bene, ma semplicemente far notare che, a far salire il numero dei deceduti, concorrono tantissimi fattori, alcuni dei quali attualmente incomprensibili. Le pochissime certezze riguardano tutte le mancanze nella gestione tecnica e politica del virus, dall'assenza di un piano alla carenza di strutture adeguate, ai buchi organizzativi sul territorio.Perché, allora, il governo continua a dare la colpa agli italiani riottosi? Perché continua a dire che «non dobbiamo ripetere gli errori di Ferragosto» quando i dati mostrano che l'estate non ha portato a un aumento dei casi e dei decessi? Perché si ostina a ripetere che è il (presunto) divertimento a produrre l'ecatombe? La sensazione è che i governanti stiano sfruttando il numero dei decessi per giustificare la loro insipienza. Usano i morti per ridurci a morti viventi.