Segnale all'Italia che appoggia Fayez Al Serraj: preso di mira un campo militare a poca distanza dall'impianto gestito dall'Eni, dove corre il gasdotto Greenstream per Gela. Lady Pesc definisce «terroristi» gli alleati di Roma.In Libia si combatte ormai da dieci giorni: sono almeno 75 i morti e 10.000 gli sfollati dall'inizio delle ostilità. Ieri le forze aeree governative di Fayez Al Serraj hanno preso di mira le postazioni rivali nel Sud di Tripoli, mentre l'aviazione del generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cireinaica che da dieci giorni ha messo nel mirino la capitale, hanno bombardato, oltre all'aeroporto di Mitiga, un campo militare a Zuara. Questa città berbera si trova a un centinaio di chilometri a Ovest di Tripoli, a 50 da Ras Agedir (il villaggio libico che rappresenta la porta per la Tunisia) e a soli 22 da Mellitah, una delle linee rosse per l'Italia. A Mellitah, infatti, si trova l'impianto di trattamento di petrolio e gas naturale gestito da una joint venture paritetica tra la Noc, la compagnia petrolifera nazionale libica, e l'italiana Eni. Inoltre, tra Mellitah e la città siciliana Gela corre il gasdotto Greenstream, lungo più di 500 chilometri, che rifornisce il nostro Paese con il gas libico prodotto dai giacimenti di Wafa e Bahr Essalam, operati sempre dall'Eni. Il Cane a sei zampe dopo i bombardamenti di ieri ha fatto sapere, attraverso un portavoce, che le attività a Mellitah proseguono regolarmente.Il petrolio si conferma al centro della lotta per la Libia, la cui situazione è stata ieri al centro dell'incontro tra il premier italiano Giuseppe Conte, i ministri Enzo Moavero Milanesi degli Esteri e Elisabetta Trenta della Difesa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e i vertici dei servizi italiani. Un vertice per ribadire che l'Italia è l'unico Paese «che parla con tutti» gli attori libici. Dopo l'offensiva di Haftar, le esportazioni libiche di petrolio e gas sono davanti alla «più grande minaccia dal 2011», secondo quanto dichiarato da Mustafa Sanalla, presidente della Noc, durante un incontro con Serraj. Preoccupazioni condivise anche da Michele Marsigli, presidente della FederPetroli Italia, che avverte di un rischio di «forte impennata dei prezzi del greggio nel lungo periodo».L'Eni era stata costretta una settimana fa a evacuare il suo personale in Libia a causa degli scontri. Lo stesso non ha dovuto fare la sua rivale, la francese Total, che può contare sulla vicinanza tra il governo di Parigi e il generale Haftar. Quest'ultimo, bombardando non lontano da Mellitah, ha mandato un chiaro segnale all'Italia, schierata fermamente con Serraj, inserito ieri nella lista delle persone ricercate dalle forze dell'autoproclamato Esercito nazionale libico. Sono in totale 23 i militari e i civili accusati da Bengasi di vari crimini e di aver aiutato il «terrorismo» nel Paese. Tra loro, anche il capo delle milizie islamiste di Misurata, Salah Badi, e Ahmed Maiteeg, uomo forte della città-Stato e interlocutore privilegiato per l'Italia, in particolare per il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini.E, come se non bastassero i buoni rapporti tra il presidente francese Emmanuel Macron e Haftar, ci si è messa pure l'italiana Federica Mogherini a fornire assist all'uomo forte della Cirenaica. L'Alto rappresentante per la politica estera Ue ha infatti parlato in una dichiarazione sulla situazione libica di «terroristi» e «criminali» nell'esercito di Serraj. Finalmente, nonostante le resistenze francesi, l'Ue ha puntato il dito contro le forze di Haftar ma nel farlo ha utilizzato parole vicine alla propaganda del generale, che aveva annunciato l'offensiva su Tripoli come l'unico modo per liberare la capitale dal terrorismo. Due giorni fa la Francia aveva bloccato una bozza della dichiarazione in quanto i 27 chiedevano soltanto ad Haftar di interrompere l'offensiva. Lo stesso non è riuscita a fare l'Italia per evitare che quella parola, «terroristi», affibbiata al governo sostenuto da Roma, venisse inserita nella dichiarazione della Mogherini.Intanto, dopo il rinvio della conferenza libica prevista a Ghadames, l'inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé, starebbe per dimettersi con due mesi di anticipo rispetto alla scadenza del suo mandato, secondo quanto riportato da Africa Intelligence, sito vicino ai servizi francesi.E spuntano nuovi elementi sull'intesa tra Haftar e l'Arabia Saudita, che punta a mettere le mani sul Nord Africa. Ieri, infatti, il Wall Street Journal ha rivelato che durante la sua recente visita a Riad, il generale non soltanto ha ottenuto il via libera da re Salman per l'offensiva su Tripoli ma ha anche ricevuto e accettato «decine di milioni di dollari» per l'operazione. Non è bastato l'intervento degli Usa a evitare l'attacco.I tagli dell'Opec, il collasso del Venezuela, la situazione in Libia e le prossime sanzioni Usa contro l'Iran stanno mettendo a rischio la produzione mondiale di petrolio. Secondo quanto affermato ieri dall'Agenzia internazionale dell'energia (che ha confermato il rapporto mensile dell'Opec di 24 ore prima) le scorte petrolifere da febbraio hanno ricominciato a scendere. Se la domanda dovesse reggere ancora, il mercato diventerebbe assai fragile, con il rischio di nuovi rincari del greggio, già apprezzatosi di oltre il 30% da inizio anno. Si spiega anche così il recente attivismo della Cina (che con gli Usa continua ad alimentare la domanda di oro nero) in Paesi, come la Libia e il Sudan appena colpito da un golpe militare, centrali nei flussi mondiali del petrolio.
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Marcello Degni ha rinverdito i suoi post social contro l’esecutivo, difendendo la bocciatura del progetto del Ponte sullo Stretto e invitando a votare «no» al referendum sulla riforma Nordio. La collega Franchi è stata consulente di Bellanova e Patuanelli.
Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni (Ansa)
Sulla sentenza con cui la Corte dei Conti ha bocciato il Ponte sullo Stretto ci sono le impronte digitali di quella parte della magistratura che si oppone a qualsiasi riforma, in particolare a quella della giustizia, ma anche a quella che coinvolge proprio i giudici contabili.
Ansa
Il provvedimento, ora al Senato dopo l’ok della Camera, mira a introdurre misure più garantiste per i pubblici amministratori e a fissare un tetto per gli eventuali risarcimenti. Anche in questo caso, l’Anm contabile frigna.
Il clochard ha anche minacciato gli agenti. Silvia Sardone (Lega): «Sala ha nulla da dire?».






