2023-08-26
«Ha implicazioni pericolose». Ritirato lo studio che smonta l’allarme sugli eventi meteo
La scienza del clima è prigioniera dell’inquisizione verde: dopo mesi di pressioni, l’editore Springer cassa l’articolo, metodologicamente corretto, di Romano Prodi e colleghi.«La dissimulazione è una industria di non far vedere le cose come sono». Lo annotò Torquato Accetto, nel 1641, nel suo trattato Della dissimulazione onesta. Quasi 400 anni dopo, tocca ancora industriarsi per dire la verità in maniera felpata, scaltra, «dissimulata», appunto. Ed evitare che il manovratore di turno drizzi l’antenna e imbracci la scure censoria. Non ha avuto questa accortezza il generale Roberto Vannacci. E non sono stati così furbi neppure Franco Prodi, Gianluca Alimonti, Luigi Mariani, e Renato Angelo Ricci, gli autori italiani dell’articolo uscito a gennaio 2022 sull’European physical journal plus, la cui tesi era semplice ma non innocua: spulciando i report dell’Ipcc, gli scienziati si erano resi conto che la frequenza degli eventi climatici estremi, a eccezione delle ondate di calore, è rimasta costante. A differenza di ciò che sostiene la propaganda ecocatastrofista. Un’idea abbastanza trasgressiva da far scattare l’allarme rosso - anzi, l’allarme verde.E infatti, sapete com’è andata a finire? Che l’editore, il prestigioso Springer, il 23 agosto ha ritirato il saggio. Rinnegato, cassato, nonostante esso avesse superato la revisione anonima, oltre a una seconda analisi. E nonostante gli studiosi che l’avevano redatto l’avessero integrato, accettando di misurarsi con le obiezioni ricevute. Nessuno di loro aveva violato la deontologia; nessuno aveva omesso di dichiarare conflitti d’interessi; nessuno aveva selezionato a bella posta i dati più comodi, ignorando gli altri. Il pezzo, come hanno riconosciuto i luminari che l’hanno vagliato, era metodologicamente inappuntabile. Il suo difetto era un altro: fosse finito nelle mani di giornalisti «negazionisti», sarebbe stato usato per screditare la crociata climatica.È stato proprio un servizio realizzato da una grande testata, Sky news Australia, ad attirare l’attenzione sul paper, otto mesi dopo che era stato pubblicato. Sul Guardian, a stretto giro, era comparso un editoriale al vetriolo, che ospitava la stroncatura di quattro scienziati: Greg Holland, Lisa Alexander, Steve Sherwood e Michael Mann. Quest’ultimo aveva liquidato Prodi e colleghi come dei «tizi che si occupano di fisica nucleare». Sottinteso: questi qua, di clima, non capiscono nulla. In seguito, Agence France Presse ha dedicato un articolo alla richiesta, rivolta al giornale di Springer dai vari cervelloni, di sconfessare lo studio. Di lì è partita una tenaglia nei confronti dell’editore e della direzione della rivista. La cronologia l’ha ricostruita minuziosamente, sul suo blog, Roger Pielke, docente di economia ambientale alla Colorado University, il quale ha avuto accesso a informazioni riservate, incluse le email interne della casa editrice. L’ecogogna si è messa in moto il 29 settembre 2022, quando Christian Caron di Springer Nature, insieme a Barbara Ancarani, della Società italiana di fisica, hanno contattato Alimonti e compagnia, per notificare loro l’avvio di un’indagine. Il giorno dopo, Beatrice Fraboni, condirettrice dell’European physical journal plus, ha raggiunto il responsabile della prima verifica del paper, Jozef Ongena, ricercatore in Belgio. Costui si è limitato a confermare il giudizio già emesso: «L’articolo è stato sottoposto all’abituale revisione paritaria. Non dovrebbero esserci colpa né vergogna». Quanto al dibattito in corso, Ongena aggiungeva, in effetti, che l’avvio di una discussione «non sembra anormale». Al contrario, è «una cosa molto salutare». La scienza moderna dovrebbe funzionare così: senza dogmi, senza tabù. Per di più, sia l’esaminatore fiammingo, sia gli autori del saggio «maledetto», avevano proposto alla rivista di ospitare i commenti negativi, inaugurando un dibattito. Il suggerimento è stato snobbato.Ma cos’è che i tecnici rimproveravano a Prodi e soci? Un dettaglio: a loro avviso, lo studio non avrebbe preso in considerazione il più recente rapporto dell’Ipcc. Che però, quando il paper è stato compilato, non era disponibile. Il panel dell’Onu aveva vietato di citarlo, in attesa che fosse ultimato. Sarebbe stata questa la «chiara debolezza» del pezzo, additata dalla Fabroni a novembre scorso. Ne era nata una piccola querelle: allegare allo scritto un «Erratum» (in pratica, ammettere di aver sbagliato), come voleva Springer; oppure inserire una postilla, un «Addendum», come hanno provato a fare Alimonti & C. La nuova versione dell’articolo è stata spedita ad altri revisori. E adesso reggetevi forte: sobbalzerete sulla sedia. Leggete gli estratti delle valutazioni, postati sul blog di Pielke: il revisore 1, ovviamente anonimo, ammetteva di essere «totalmente d’accordo sul fatto che l’origine dell’ampio aumento nel numero di eventi catastrofici meteorologici e climatici sia per lo più legata alle accresciute esposizione e vulnerabilità, connesse alla crescita demografica ed economica, piuttosto che al cambiamento climatico». In soldoni: abbiamo costruito dove non dovevamo, non possiamo prendercela col riscaldamento globale. Il revisore 2 certificava che «le affermazioni degli autori sono, in generale, in accordo con la verifica prodotta» dall’Ipcc, nella sua relazione più recente. Ergo: non c’era alcuna novità significativa. Completate le limature finali, il team di studiosi italiani ha inoltrato il testo definitivo, che il revisore 1 ha ripreso in mano, giungendo a una conclusione surreale: «Le affermazioni dell’“Addendum” sono corrette», però «i direttori responsabili dovrebbero considerare seriamente le implicazioni della possibile pubblicazione». Frase sibillina, ma inequivocabile: questo articolo è pericoloso. Lo useranno per negare che ci sia la crisi climatica. Meglio ritirarlo. Ed è così che è andata. E pensare che il professor Prodi è stato editor della rivista che l’ha così bistrattato. «Non solo», spiega allaVerità: «Curai anche un numero tutto dedicato al clima. L’ho ricordato a Caron, che non mi ha manco risposto. Aver ceduto alle pressioni è stato un autogol». Mariani ci dice che ha provato a rivolgersi al nuovo direttore dell’Ipcc, Jim Skea, per aggiornarlo sull’ingiustizia patita. Non ha avuto riscontri. «Forse abbiamo sbagliato a rispondere alle critiche», continua il professore. «Siamo caduti in trappola. Avremmo dovuto fare come tanti colleghi che iniziano i loro scritti con frasi del genere: “La crisi climatica è un’evidenza”. Poi sviluppano analisi da cui emerge l’esatto contrario. Così ti salvi l’anima…». E, magari, i finanziamenti alle tue ricerche. È la vecchia «dissimulazione onesta»: avvolgere la verità in un involucro inoffensivo. Perché gli inquisitori non sono scomparsi. Al contrario: sono diventati più bravi.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.