Tra la fitta vegetazione della Val Bormida, nelle vicinanze di Cairo Montenotte, un pallone aerostatico giaceva impigliato tra i rami. Nella navicella danneggiata dall’impatto c’era il pilota, un americano sulla sessantina circa. A poca distanza lo osservavano sbalorditi alcuni boscaioli, che avevano assistito all’atterraggio non esattamente delicato dell’aerostato improvvisamente apparso nel cielo dell’entroterra Ligure. Era il 18 settembre 1984.
Poco più tardi il rombo di un elicottero privato rompeva il silenzio dei boschi e atterrava a poca distanza dal luogo dell’impatto. Dal portellone usciva una donna, con una bottiglia in mano. La signora raggiungeva i resti del pallone aerostatico, gettandosi al collo del pilota in un abbraccio commosso per poi bagnarlo con un getto di champagne. Nessuno, tra gli esterrefatti astanti, si sarebbe immaginato cosa nascondesse quella scena totalmente surreale, né da dove venisse quel misterioso velivolo, sul cui involucro spiccava il nome: Rosy ‘O Grady-balloon of Peace (mongolfiera della Pace).
L’arcano emergerà poco dopo, dalle cronache di tutto il mondo. Quell’aerostato era il protagonista di un nuovo record mondiale, la traversata Atlantica in solitaria, portata a termine dopo un volo di 5.703 Km coperti in 86 ore dalle coste del Maine fino all’atterraggio di emergenza nell’entroterra savonese. Il pilota recordman era Joseph «Joe» Kittinger, una figura di spicco dell’Usaf, l’aeronautica militare degli Stati Uniti. La sua storia personale merita di essere raccontata a quarant’anni da quel record, soltanto l’ultimo in ordine cronologico tra le incredibili imprese della sua vita. La signora dello champagne era la sua futura moglie Sherry, arrivata su un elicottero messo a disposizione dal National Geographic e da un finanziatore canadese.
Joe Kittinger era nato nel 1928, troppo giovane per volare sui caccia della Seconda guerra mondiale e nei cieli di Corea. Appassionato del volo fin da adolescente, Kittinger riuscì ad arruolarsi in aviazione nel 1949 per essere in seguito assegnato in Germania nei primi anni Cinquanta, dove pilotò i vecchi P-51, per poi passare ai caccia a reazione. Nella sua carriera passò anche per la base di Vicenza, dove fu impegnato nell’addestramento dei piloti italiani sui jet di fabbricazione statunitense. E fu negli anni Cinquanta che iniziò anche la carriera di «recordman», quando incontrò il medico e fisiologo dell’Usaf John Stapp, impegnato nella ricerca sperimentale sulla resistenza del corpo umano alle accelerazioni e decelerazioni estreme, per poterle applicare poi nello sviluppo tecnologico in campo aeronautico. Kittinger vide, come pilota di servizio, l’esperimento della «rocket sled», la slitta-razzo che nel 1955 Stapp fece correre lungo un binario con a bordo un essere umano fino al record di velocità di 1.017 km/h. Negli anni seguenti, il medico dell’aeronautica coinvolse Joe Kittinger nel programma «Excelsior», che all’avvio degli anni Sessanta fece da base scientifica alle conquiste spaziali nella «Space race» che porterà la Nasa alla conquista della Luna circa un decennio più tardi. Kittinger fu scelto per il volo stratosferico a bordo dei palloni sonda, su cui il pilota dell’Usaf superò i 29mila metri di altitudine nel 1957. Due anni più tardi Kittinger fu protagonista di un lancio con il paracadute dalla stessa altezza e nel 1960, precisamente il 16 agosto, raggiunse il record mondiale di altezza quando si buttò dalla quota stratosferica di 31.333 metri raggiungendo durante i 4 minuti e mezzo di caduta la velocità di quasi 1.000 km/h. Il primato sarà superato solo nel 2012 dall’austriaco Felix Baumgartner, che scelse proprio Kittinger come consulente durante la fase preparatoria.
Tornato alla guida dei caccia, l’«uomo che cadde sulla terra», come lo chiamavano i media americani, prese parte alla guerra del Vietnam ai comandi prima dei vecchi A-26 e in seguito dei jet F-4 «Phantom» per un totale di tre turni nel 1963-64, 1966-67 e 1971-73. Durante l’ultimo «tour», l’11 maggio 1972, Kittinger fu abbattuto durante una missione dalla contraerea nordvietnamita, riuscendo fortunatamente ad eiettarsi dall’abitacolo. Catturato, fu portato ad Hanoi e rinchiuso nel carcere di Hoa Lo, chiamato dai prigionieri americani «Hanoi Hilton». Nella malsana prigione, la stessa dove fu detenuto il senatore repubblicano John McCain, Kittinger fu in grado di resistere a torture e interrogatori, oltre che alla durezza delle condizioni a cui gli «yankee» erano sottoposti. Fu liberato nell’ambito dell’operazione di scambio di prigionieri «Homecoming» il 28 marzo 1973, dopo 11 interminabili mesi di supplizio. Ritornato nell’Usaf, sarà congedato per anzianità di servizio nel 1978.
Da quella data, Joe Kittinger si dedicherà ai voli su palloni aerostatici, una sua vecchia passione. Nei primi anni Ottanta, il pilota e recordman rifiutò di tenere i piedi per terra e, a bordo del suo aerostato Rosy ‘O Grady fu protagonista di molte manifestazioni aeree organizzate dalla compagnia che portava lo stesso nome della mongolfiera, il Rosy ‘O Grady Flying Circus. L’attività negli air show era propedeutica all’ultimo, grande primato che Kittinger voleva conquistare: la traversata dell’Atlantico a bordo di un pallone aerostatico, in solitaria. L’occasione giunse grazie all’interessamento (ed al finanziamento) di un magnate canadese, Gaetan Croteau, il quale trovò un accordo con il National Geographic Magazine interessato al reportage sull’impresa, i cui precedenti erano stati drammatici e fallimentari ed avevano portato alla morte di tre dei quattro temerari che l’avevano tentata in precedenza. Il luogo del decollo, previsto nella tarda estate del 1984, fu fissato a Caribou, nel Maine. In attesa della finestra meteorologica ideale, Kittinger e il suo team studiarono le carte e le correnti, senza conoscere realmente dove i venti avrebbero potuto spingere la mongolfiera. Il Rosy ‘O Grady si staccò da terra il 14 settembrein direzione est, scomparendo alla vista della costa orientale degli Stati Uniti. Il volo fu impegnativo, soprattutto per il freddo pungente che fece congelare acqua e viveri e per l’isolamento durante il volo sopra una distesa di acqua e abissi che pareva infinita. Kittinger rimase molto provato soprattutto da un punto di vista psicofisico, dal momento che le condizioni del volo gli permisero di dormire solamente per 15 minuti ogni tanto. L’unico contatto che ebbe via radio con gli altri velivoli fu con un jet di linea della British Airways che, caso volle, portava a bordo il suo staff e la compagna Sherry verso l’Europa. Grazie a questa coincidenza, Joe riuscì a spezzare l’estrema solitudine del volo transoceanico. Kittinger vide le coste della Spagna il terzo giorno di volo, tuttavia decise di proseguire poiché se fosse atterrato in terra iberica non avrebbe battuto il record di distanza, stabilito dai tre piloti di aerostato Abruzzo, Anderson e Newman nel 1981 quando volarono per 4.184 km. attraversando il Pacifico dal Giappone alla California. Il pilota veterano del Vietnam sognava simbolicamente Mosca e la Piazza Rossa, mentre il Rosy ‘O Grady sorvolava silenzioso il Mediterraneo. A svegliare il pilota dalle fantasticherie fu il rapido esaurirsi della zavorra, mentre si avvicinava alla costa ligure e le Alpi si avvicinavano, assieme a nuvole cariche di tempesta. Fu così costretto a terminare la sua impresa lunga quattro interminabili giorni correndo uno dei rischi più grandi della sua incredibile carriera. Le alture savonesi presentavano ostacoli potenzialmente mortali, come le numerose linee ad alta tensione che alimentavano le fabbriche della Val Bormida. Il pilota del Rosy ‘O Grady chiuse gli occhi e riuscì ad evitare l’impatto fatale. Non fu in grado tuttavia di evitare il fitto bosco che gli si parò davanti nei dintorni dell’abitato di Cairo Montenotte. Il colpo fu duro, ma fortunatamente senza conseguenze, o quasi. Perché Joe, gettandosi dalla navicella impigliata tra i rami si ruppe una caviglia. Ma la gioia di aver battuto ben due record mondiali spense il dolore della frattura e, quasi pazzo di gioia, l’«uomo che cadde sulla terra» rise esausto di fronte agli increduli boscaioli che dalla Brianza si erano trasferiti a lavorare nella boscaglia savonese. Dopo i festeggiamenti con la compagna Sherry, l’elicottero lo trasferì momentaneamente all’ospedale di Nizza per le cure ortopediche. Joe non dimenticava però l’accoglienza degli italiani e volle dimostrare la sua gratitudine tornando a Cairo Montenotte due giorni dopo, per una serata di festeggiamenti con i boscaioli e con la cittadinanza in festa. Mentre si trovava nel luogo che aveva segnato il suo trionfo, ricevette una telefonata dall’allora ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, Maxwell Rabb. Il diplomatico informava Kittinger dell’invito al Quirinale da parte del vecchio presidente, il savonese Sandro Pertini, che aveva deciso di conferire al recordman la medaglia al merito della Repubblica Italiana. Il viaggio di Kittinger in Italia, dopo km di trasvolata si concludeva con un primato, una medaglia al merito e un occhiolino sornione dell’«adorabile anziano presidente», come Kittinger descrisse Pertini nella sua autobiografia.
Il colonnello Joe Kittinger è scomparso a Orlando, Florida, il 9 dicembre 2022. Dal 9 settembre 2024 riposa nel cimitero di Arlington accanto agli eroi americani di tutti i tempi.