2018-04-23
Come evitare i tranelli del 730 precompilato
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Basta modificare anche una minima parte del modello perché l'Agenzia delle entrate sottoponga al controllo l'intera dichiarazione. Tra gli errori più frequenti ci sono quelli che riguardano il bonus sisma e le spese sanitarie, universitarie e veterinarie. A pagare è sempre e comunque il contribuente. Attenzione: il modello «precotto» non è sinonimo di vantaggi. Infatti, rimangono fuori alcune voci, come l'affitto della casa e la possibilità di detrarre gli interessi del mutuo. C'è un gioco delle tre carte sulle detrazioni. I bonus a pioggia sull'Irpef sono stati erogati per motivi elettorali: più si alza la percentuale degli incentivi, più diminuisce il risparmio. E i commercialisti denunciano: ci sono oltre 3 milioni di cittadini incapienti che, per via del basso reddito, non riescono a godere dei vantaggi fiscali. Maria Elena Boschi benedice i moduli ma omette la realtà: l'erario si vanta degli automatismi ma a fare gran parte del lavoro restano i commercialisti. Lo speciale contiene quattro articoli. È il contribuente a pagare per gli errori del fisco sul 730 precompilato. Nel caso, infatti, in cui si voglia modificare anche soltanto in una sua parte (per aggiungere, ad esempio, le spese mediche mancanti), verrà sottoposta al controllo dell'Agenzia delle entrate l'intera dichiarazione dei redditi. Anche la parte compilata precedentemente dal fisco stesso. Ciò significa che, nel caso in cui l'Agenzia delle entrate dovesse riscontrare degli errori, anche nella parte immutata del documento, sarà il contribuente a dover pagare la sanzione. Questo perché dal momento in cui si decide di non accettare il 730 precompilato e si fanno delle modifiche, l'Agenzia delle entrate azzera tutto e considera il 730 modificato come se fosse un documento totalmente nuovo. È una questa situazione in cui si possono trovare tutti i lavoratori dipendenti e i pensionati che devono inviare ogni anno la propria dichiarazione. Se si vuole, dunque, modificare il modello precompilato ci sono due strade da scegliere: rivolgersi a un commercialista o modificare autonomamente il documento. In entrambi i casi si possono modificare i modelli a partire dal 2 maggio. Nel caso in cui si voglia fare da sé si deve accedere al sito dell'Agenzia delle entrate, selezionare la voce «Cittadini» ed entrare in «Servizi di dichiarazioni». A questo punto si deve cliccare sulla voce «Accedi alla tua precompilata» e inserire le credenziali richieste. Per accedere al servizio si possono utilizzare anche: il pin rilasciato dall'Inps, la carta nazionale dei servizi, i codici dispositivi del sistema informativo di gestione della pubblica amministrazione (NoiPa) o lo Spid (sistema pubblico per l'identità digitale). Una volta dentro si potrà visionare in toto il 730 e modificare le voci interessate. Se si vogliono, dunque, aggiungere delle «Spese» si deve scegliere il quadro E e inserire i dati all'interno della riga prescelta. Gli errori che si possono fare quando si decide di inserire nuove spese all'interno del 730 riguardano: l'importo, i codici relativi alle varie voci da inserire e la sezione da coinvolgere. Le spese maggiormente oggetto di modifica e dunque a cui si deve fare attenzione sono: il bonus sisma, le detrazioni universitarie, le detrazioni per gli asili nido, le spese veterinarie e le spese sanitarie. Bonus sisma Per quanto riguarda gli incentivi legati agli interventi antisismici, bisogna sapere che il limite massimo di spesa è di 96.000 euro per unità immobiliare e il bonus è una detrazione, spalmata su cinque anni, che farà diminuire l'Irpef dovuto. L'inserimento nel 730 dei dati non è semplicissimo. Ci sono nove codici tra i quali scegliere. Codice 5: spese sostenute per le misure antisismiche fatte all'abitazione principale. Codice 6: spese sostenute per misure antisismiche che portano a un ridimensionamento del rischio rilevato, di una classe inferiore Codice 7: spese sostenute per misure antisismiche che portano a un ridimensionamento del rischio rilevato, di due classi inferiori Codice 8: spese sostenute per misure antisismiche riferito agli edifici condominiali Codice 9: spese sostenute per misure antisismiche che portano a un ridimensionamento del rischio rilevato, di due classi inferiori con riferimento agli edifici condominiali. Questi codici devono essere inseriti nella colonna 2 dalla riga E41 alla E43. Spese non universitarie In queste rientrano le spese per la scuola materna, elementari, medie e superiori sia che siano statali, paritarie o private. La detrazione massima è di 717 euro. Per beneficiare della detrazione si deve compilare il quadro E (oneri e spese) e le righe interessate vanno dalla E8 alle E10. Bisogna inserire nella colonna 1 (codice di spesa) il codice 12 (spese per istruzione diversa da quelle universitarie) e nella colonna 2 l'ammontare della spesa sostenuta nel periodo di imposta. Se si hanno più figli si dovranno compilare tanti righi quanti sono i figli. Spese universitarie La detrazione varia in base alla facoltà e all'area geografica in cui ha sede l'università. In questo caso si deve compilare la Colonna 1 con il codice 13 (spese per istruzione universitaria). Da aggiungere, che, nel caso in cui il figlio studi in un'università lontana da casa e dunque si deve pagare un affitto, anche questo importo può essere detratto. La detrazione prevista è del 19% ed è calcolabile su un importo non superiore a 2.633 euro annui. Il massimo a cui si ha diritto sono dunque 500,27 euro. Si può inserire la spesa dall'affitto solo se gli immobili in oggetto distano minimo 100 chilometri dal comune di residenza. Asilo nido Sono previste detrazioni del 19% anche per le spese sostenute dai genitori per il pagamento di rette relative alla frequenza di strutture che hanno come obiettivo la formazione e la socializzazione dei bambini di età tra i 3 mesi e i 3 anni. La detrazione è limitata a una spesa annua pari a 632 euro per ciascun figlio fiscalmente a carico. Come si inserisce? Colonna 1, codice 33 (spesa per asili nido). Attenzione, però, perché se si gode già del bonus nido (prevede per i bambini da 0 a 3 anni iscritti all'asilo nido, un bonus pari a 1000 euro erogato in 11 mensilità) non si deve inserire la spesa all'interno del 730 perché la detrazione è incompatibile con il bonus. Spese sanitarie In questo caso bisogna fare attenzione se si vogliono aggiungere gli «alimenti con fini medici». Non sono considerati appartenenti a questa categoria tutti i prodotti per i lattanti e per i celiaci. Tutte le aggiunte, contemplate, in spese sanitarie devono essere aggiunte compilando il quadro E, sezione 1. Oltre a questo non si devono inserire nel 730 le spese sanitarie che hanno già visto un rimborso, entro l'anno in cui si è sostenuta la spesa (assicurazione Rca, polizza sanitaria, polizza aziendale) perché non risulterebbero detraibili, così come le spesa sostenute dal coniuge non fiscalmente a carico. Nel caso in cui, invece, il coniuge o il figlio risultano essere fiscalmente a carico si possono inserire tutte le spese nel 730. Spese veterinarie È possibile inserire le spese veterinarie per ottenere la detrazione, ma attenzione perché tutto deve essere documentato da fattura o scontrini (nel caso di farmaci comprati in farmacia). La detrazione massima prevista è pari a 49 euro e non varia in base al numero di animali domestici che si hanno. Non si possono portare in detrazione i mangimi speciali, anche se sono stati prescritti direttamente dal veterinario. Giorgia Pacione Di BelloINFOGRAFICA !function(e,t,n,s){var i="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js"); <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/guida-al-730-precompilato-2561696755.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="oltre-3-milioni-di-incapienti-non-riescono-a-sfruttare-le-detrazioni" data-post-id="2561696755" data-published-at="1758168626" data-use-pagination="False"> Oltre 3 milioni di incapienti non riescono a sfruttare le detrazioni Con sette mesi di ritardo rispetto al relativo decreto legge, l'Agenzia delle entrate ha diffuso una circolare per spiegare le nuove norme per detrarre l'Iva. Motivo del contendere era: posso detrarre l'imposta senza avere fisicamente in mano la fattura? Non pensiate che la risposta sia roba da commercialisti. Riguarda tutte le aziende e i professionisti. Era gennaio quando La Verità ha denunciato il gioco delle tre carte sulle detrazioni fiscali. Bonus a pioggia sull'Irpef erogati solo per motivi elettorali. Ma c'è l'inghippo: più si alza la percentuale degli incentivi, più diminuisce il risparmio. Intanto crescono gli intoppi che rallentano la possibilità di scaricare l'Iva per le aziende. E l'erario ci guadagna. Ora a denunciare l'inghippo sono proprio i commercialisti che hanno stilato il lungo elenco dei contribuenti incapienti: coloro che con il proprio reddito non riescono in tutto o in parte a utilizzare le detrazioni e quindi gli sconti fiscali. Per l'esattezza oltre 7,7 i milioni di contribuenti italiani incapienti, per i quali l'Irpef dovuta si azzera per effetto delle detrazioni. Di questi sono più di 3,12 milioni quelli che non riescono a sfruttare in tutto o in parte le detrazioni per carichi di famiglia.Nel frattempo, per continuare a mescolare le carte si porta avanti la battaglia sull'Iva. In realtà, è solo l'ultima tappa di un caos progressivo che rende per chi produce ricchezza sempre più difficile mettere a detrazione l'imposta sugli acquisti. Gli ultimi due governi, spinti da Bruxelles (che sul gettito Iva tara i contributi nazionali) hanno infatti lanciato una campagna contro l'Iva. Ufficialmente si tratta di combattere l'evasione. Peccato che sempre più osservatori notino che l'evasione resta un mondo parallelo, mentre le progressive restrizioni alle detrazioni sarebbero mirate ad alzare il gettito. Meno sconti o detrazioni, più tasse per le aziende. L'elenco degli inghippi e degli intoppi è lungo. Basti solo ricordare tutto il caos legato allo spesometro che, nella seconda metà del 2017, ha travolto quasi tutti i commercialisti italiani. A luglio, sempre dello scorso anno, è esploso il caso delle nuove scadenze fiscali che hanno messo a rischio numerose detrazioni. A fine del 2016 i commercialisti avevano fatto addirittura sciopero contro i nuovi adempimenti presenti in manovra. Troppe difficoltà rendono le dichiarazioni fallaci e quindi in caso di accertamento sanzionabili. Risultato: il gettito sale continuamente, come dimostrano i dati contenuti nei periodici bollettini di Bankitalia. Purtroppo le Pmi e le partite Iva non hanno partiti di riferimento e dunque nessun politico abbraccia la battaglia contro la «fregatura dell'Iva». Allo stesso tempo gli altri elettori, come i pensionati o i lavoratori dipendenti, non si preoccupano dei problemi delle aziende e cadono facilmente in un inganno che non è altro che l'altro lato della medaglia. Si tratta delle detrazioni fiscali, ovvero i numerosi bonus che le ultime manovra fiscali hanno moltiplicato. La legge approvata lo scorso mese ha inaugurato addirittura il bonus verde. In pratica, una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute per la sistemazione di terrazze o giardini privati. Importo massimo da detrarre è 180 euro all'anno per dieci anni. L'incentivo va a sommarsi al bonus ristrutturazioni edili, l'ecobonus e lo sconto per l'acquisto di mobili, elettrodomestici e caldaie. Ovviamente, tutti gli incentivi valgono anche per i condomini e si sommano a tutte le altre detrazioni. Ci riferiamo a quelle legate alle spese per gli asili nido, gite scolastiche, biciclette elettriche, pannolini per i neonati, attività sportive, funerali e costi veterinari. Senza dimenticare le spese sanitarie e medicinali detraibili al 19%. In prossimità delle elezioni i governi tendono ad alzare la percentuale di detrazione delle spese e ciò spesso ha un impatto positivo sull'elettorato. Peccato che più si alza la percentuale e si lascia invariato il periodo di utilizzo (di solito dieci anni), più scende la cifra che il contribuente effettivamente risparmia. Qui sta il gioco politico. Infatti, la capienza fiscale è la somma massima che può essere portata a detrazione. E dipende dal reddito Iperf. La cifra che eccede viene persa e salvo casi eccezionali non può essere recuperata l'anno successivo. Un inganno? Più o meno. Il reddito medio di un pensionato è di circa 16.000 euro. L'Irpef non supera i 3.600 euro. L'Iperf di un lavoratore medio è di poco superiore. Ai calcoli vanno aggiunte le singole detrazioni Irpef specifiche per aliquota e la cosiddetta No tax area (sotto gli 8.000 euro). Purtroppo in Italia circa 10 milioni sono i pensionati che ricevono un assegno di poco superiore alla mina e qui la possibilità di detrarre bonus e incentivi è quasi nulla. Un esempio? Un impianto di riscaldamento a pompa di calore in sostituzione di una caldaia a gas, a fronte di una spesa di circa 5.200 euro - con le detrazioni del 65% - consente un recupero di circa 3.880 euro in dieci rate annuali, mentre il contributo del conto termico, sarebbe di soli 1.100 euro, erogati in un anno. Il 40% dei pensionati non è in grado di incassare la detrazione. E molti ne perderanno una fetta. Figuriamoci se un lavoratore medio all'importo della caldaia somma l'intera ristrutturazione della casa e le spese sanitarie. La capienza fiscale rischia di lasciare nelle casse dello Stato una buona fetta di quanto le leggi di bilancio permetterebbero di scaricare. In pratica, è tutta una questione di rubinetti e imbuti. I governi promettono a pensionati e lavoratori dipendenti bonus (ricordiamo gli 80 euro di Matteo Renzi) e detrazioni a go-go. Rappresentano alle urne voti facili e consentono all'erario una «spesa» limitata. Più di tanto non si può usufruire perché l'imbuto è stretto. Al contrario, laddove le cifre sono molto elevate (il gettito Iva vale oltre 57 miliardi) i rubinetti vengono continuamente stretti e modificati, in modo da rendere estremamente complicato usufruire di detrazioni o in generale di sconti. Non a caso il gettito Iva aumenta di trimestre in trimestre a botte di un miliardo di euro. E i problemi che riguardano i cittadini non vengono mai affrontati. «Anche quest'anno», ha osservato Massimo Miani, presidente del consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, «la campagna della dichiarazione dei redditi, avviata con la messa a disposizione dei dati per la precompilata, vede nuove detrazioni per oneri e spese che si affiancano alle numerose già esistenti, ma quello degli incapienti rimane un nodo non affrontato. Il vero tema è quello dei carichi familiari: è logico che le detrazioni per redditi di lavoro abbiano al massimo il compito di azzerare l'imposta dovuta, così come è ragionevole che le detrazioni per oneri e spese facciano altrettanto. Dove invitiamo a una riflessione, sono i carichi di famiglia: per questo tipo di situazione l'incapienza non appare né logica né ragionevole e forse sarebbe opportuno concentrare e rafforzare l'aiuto al fattore famiglia sul versante dei trasferimenti, come per il meccanismo degli assegni al nucleo familiare, piuttosto che su quello delle detrazioni d'imposta». Claudio Antonelli <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/guida-al-730-precompilato-2561696755.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="con-il-modello-semplificato-si-rinuncia-pure-a-risparmiare-sul-mutuo" data-post-id="2561696755" data-published-at="1758168626" data-use-pagination="False"> Con il modello semplificato si rinuncia pure a risparmiare sul mutuo Accettare il 730 precompilato dell'Agenzia delle entrate significa evitare ulteriori controlli da parte del fisco. Ma attenzione, molte spese possono non essere presenti. L'affitto di casa, le spese di ristrutturazione, quelle sostenute da fisioterapisti o da altri professionisti non iscritti all'albo, ma anche quelle per le attività sportive dei figli: sono alcune delle voci che non sono presenti nel 730 precompilato fornito dall'Agenzia delle entrate. Oltre alla mancanza di dati derivanti da operazioni tra privati, si deve anche controllare che sul modello siano presenti gli stessi dati che risultano sul foglio informativo. In questo vengono, infatti, riportati i dati forniti dall'amministrazione finanziaria. Alcuni di questi, però, nonostante siano presenti sul foglio, non sono utilizzati nel 730, perché sono in attesa di una conferma da parte del contribuente (come per esempio gli interessi passivi sul mutuo della prima casa). Questo significa che, nel caso in cui si abbia diritto alle detrazioni, si deve rifiutare il precompilato.Oltre alle spese mancanti si deve anche verificare che i dati inserti dal fisco siano completi e corretti. Ecco gli errori più frequenti. Dati di fabbricati e terreni. I dati relativi a terreni e fabbricati vengono infatti ripresi dalla dichiarazione dell'anno precedente. I redditi di lavoro dipendente, pensione, ritenute Irpef e addizionali. Molto spesso in questa sezione i dati sono inseriti in modo parziale o errato. Spese per l'asilo nido. Essendo il primo anno in cui vengono inserite, è meglio controllare che ci gli importi siano giusti, in base al numero di figli. Spese condominiali per lavori edili o per il risparmio energetico. In questo caso l'amministratore comunica i dati, ma molto spesso la ripartizione che viene fatta non corrisponde al reale contributo. Per quanto riguarda le spese sanitarie bisogna distinguere due casi. Se ci si è «opposti alla spesa sanitaria» o se ci sono delle mancanze, dovute a un errore del fisco. Il primo caso si verifica quando si va dal medico e si acconsente a non far inoltrare la propria fattura al fisco. In questo caso la notifica deve essere presente nella fattura rilasciata e si può autonomamente inserire all'interno del 730 sotto la voce «spese mediche». Nel caso di errore da parte del fisco, si procede con la modifica dei dati errati. L'operazione 730 precompilato, nata nel 2015, ha avuto fin dal principio l'obiettivo di semplificare la dichiarazione dei redditi e rendere i contribuenti sempre meno dipendenti dai commercialisti. Non si può negare che da allora ci sia stato un miglioramento nella quantità di dati inseriti. Sulla qualità, invece, c'è ancora da lavorare. L'Agenzia delle entrate commette ancora degli errori macroscopici (come sbagliare il luogo di nascita o il codice fiscale del coniuge fiscalmente a carico). Per non parlare della mole di dati che ancora non sono presenti all'interno del 730. Non è nemmeno vero che sempre meno cittadini si rivolgono ai professionisti. Quando si scarica il 730 precompilato, o si hanno le competenze tecniche necessarie per capire i dati inseriti o inevitabilmente ci si rivolge al commercialista o al Caf di fiducia. Il professionista viene comunque pagato, anche se il modello è perfetto. Altri soldi si devono spendere nel caso in cui si decide di modificare il precompilato. Anche in questo caso, o si hanno le capacità o ci si rivolge a un professionista. Il successo dei 2,3 milioni di cittadini che nel 2017 hanno scelto il fai da te senza chiedere aiuto al commercialista è una mezza verità. È, infatti, vero che 2,3 milioni di italiani hanno scelto la «precompilata fa da te» ma con l'assistenza (nell'ombra) del commercialista. Il contribuente, dunque, si reca dal professionista e questo gli modifica la dichiarazione dei redditi accedendo all'area riservata del cliente con le sue credenziali. In questo modo, al fisco risulta che la pratica è stata fatta in autonomia dal contribuente, ma la realtà è ben diversa. Questa pratica si è diffusa visto che il fisco ha ben pensato di punire il professionista per ogni errore presente nella dichiarazione da lui compilata.Giorgia Pacione Di Bello <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/guida-al-730-precompilato-2561696755.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gli-errori-del-fisco-ricadono-su-commercialisti-e-clienti" data-post-id="2561696755" data-published-at="1758168626" data-use-pagination="False"> Gli errori del fisco ricadono su commercialisti e clienti Maria Elena Boschi LaPresse «Sono oltre un milione gli accessi dei contribuenti alla dichiarazione precompilata nei primi quattro giorni (dal 16 al 20 aprile) dal lancio della piattaforma online, circa il 60% in più rispetto allo scorso anno. Da quest'anno, inoltre, la compilazione sarà assistita: il fisco, infatti, guiderà il contribuente passo passo nell'inserimento di nuove spese deducibili o detraibili non presenti tra i dati precompilati». Non sono parole nostre ma un comunicato dell'Agenzia delle entrate. I toni trionfalistici sono giustificati non tanto dai fatti ma dal sostegno che quasi tutti i media italiani stanno fornendo all'iniziativa del fisco nostrano. Con la dichiarazione dei redditi precompilata, in caso di dichiarazione accettata in autonomia e senza modifiche, il fisco non richiede più la documentazione che dimostra le spese che danno dritto a deduzioni e detrazioni (scontrini, fatture, bonifici, contratti, eccetera). Un beneficio che si estende anche alle dichiarazioni 730 inviate, con o senza modifiche, tramite Caf e professionisti: saranno questi ultimi, infatti, in caso di controllo documentale, a dover esibire la documentazione al posto dei loro assistiti. Il fisco pensa così di risolvere quella che è invece una faccenda molto più complicata. Tutti i meriti dovrebbero andare all'Agenzia e tutti i problemi e le multe ricadono sui cittadini attraverso i liberi professionisti. Non a caso un quotidiano, all'indomani del lancio dell'operazione, ha sollevato una diretta polemica con Maria Elena Boschi, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio. La Boschi sulla sua pagina Facebook ha sentito il dovere di scrivere sull'operazione 730 precompilata con la possibilità data dall'Agenzia delle entrate a circa 30 milioni di contribuenti di accedere alla propria dichiarazione fiscale con i dati già inseriti. «Da oggi 30 milioni di italiani potranno visualizzare online la propria dichiarazione precompilata per i redditi del 2017. Uno strumento introdotto dal governo Renzi che in questi anni ha semplificato la vita di molti cittadini. La sburocratizzazione e la costruzione di un fisco "amico" sono stati al centro dell'azione dei governi Pd. A chi in campagna elettorale prometteva di introdurre la dichiarazione dei redditi precompilata, suggerisco di visitare il sito dell'Agenzia delle entrate per poter visualizzare la propria. Risposte concrete, non slogan da campagna elettorale: andiamo avanti per un'Italia più semplice», scrive la Boschi. Il post ha fatto infuriare i commercialisti. I dati, per esempio, continuano a non essere corretti e senza l'intervento di un professionista per la correzione e verifica il contribuente rischia l'accertamento. Anche se a compiere l'errore è stato un funzionario dello Stato. Soprattutto il fisco e i politici omettono quanto sia importante il lavoro dei commercialisti. Sulle loro spalle ricadono tutti gli oneri anche quelli della precompilata che ricorda sempre più una trappola più che un risparmio. D'altronde in Italia lo Stato ha sempre ragione anche quando ha torto.Claudio Antonelli <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/guida-al-730-precompilato-2561696755.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="i-numeri-utili-per-la-precompilata" data-post-id="2561696755" data-published-at="1758168626" data-use-pagination="False"> I numeri utili per la precompilata I canali di assistenza, messi a disposizione dell'Agenzia delle entrate, sono diversi. Innanzitutto il sito Internet dedicato, infoprecompilata.agenziaentrate.it, dove sono presenti anche le Faq con le risposte alle domande più frequenti. Poi il call center, che risponde dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 17, e il sabato dalle ore 9 alle ore 13, ai seguenti numeri: 848.800.444 da rete fissa, 06 966.689.07 da cellulare e +39 06.966.689.33 per chi chiama dall'estero. È anche possibile dialogare «a tu per tu» con le Entrate anche tramite Facebook, utilizzando la chat Messenger, oppure prenotare online un appuntamento in ufficio con un funzionario.
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