2025-09-19
Putin fa i conti: «Al fronte siamo 700.000»
Vladimir Putin e Donald Trump (Getty)
Donald Trump striglia lo zar: «Sono deluso, Mosca perde più uomini di Kiev». Ma a Keir Starmer che chiede pressioni replica: «Voglio evitare il terzo conflitto mondiale». Sergej Lavrov poliziotto buono: «Donald capisce le cause profonde». Oggi nuovo pacchetto Ue contro la Russia.Il perdurare delle ostilità in Ucraina dipende dall’Europa, messa al palo dal tycoon.Lo speciale contiene due articoliLa pace tra Russia e Ucraina appare sempre più un miraggio. Nelle ultime ore, i cannoni di entrambi gli eserciti hanno colpito raffinerie, ferrovie e altri punti strategici, il Cremlino ha reso noto di avere oltre 700.000 soldati dispiegati al fronte, e Kiev e Varsavia hanno stretto un accordo di cooperazione antidrone. Nel frattempo, tra i leader dei vari Paesi fioccano accuse reciproche e si menziona perfino lo spettro della guerra mondiale. Ieri, a suonare l’allarme, è stato Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, durante una conferenza con Keir Starmer, il primo ministro del Regno Unito, a Chequers: «In Ucraina stiamo assistendo a una strage: milioni di morti, soprattutto militari. Ma non voglio la terza guerra mondiale». E ha aggiunto: «Putin mi ha deluso, sta uccidendo molte persone e ne sta perdendo più di quante ne stia uccidendo. I soldati russi vengono uccisi a un tasso più alto di quelli ucraini. Ho fermato altre sette guerre», ha sottolineato Trump, evocando poi anche la speranza di «qualche buona notizia nei prossimi giorni perché si sta assistendo a un numero di morti che nessuno ha visto dalla Seconda guerra mondiale». Ricordando il colloquio avuto con Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale, ha sottolineato che il conflitto «poteva sfociare in una Terza guerra mondiale, diventando una vergogna». Inoltre, ha aggiunto di non considerare un errore l’invito al presidente russo Vladimir Putin in Alaska. Anche per il premier britannico, occorre «accrescere la pressione» sul Cremlino.Dalla Russia non arrivano segnali di conciliazione. Putin ha dichiarato che sono «oltre 700.000 i militari russi dispiegati sulla linea del fronte in Ucraina», spiegando ai suoi cittadini che «l’intero settore della difesa è evoluto in modo significativo, le spese militari sono in aumento, ma gli obiettivi sociali rimangono una priorità».Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov continua a coltivare il dialogo con l’America mostrando, però, ostilità verso l’Unione europea. L’accusa è di non volere «che il conflitto» in Ucraina si risolva e di voler «rilanciare la macchina da guerra europea». Esplicita la sua denuncia: «Gli europei non hanno nascosto il fatto di continuare apertamente a dissuadere la leadership statunitense da qualsiasi azione costruttiva nei confronti della Russia nel contesto della crisi ucraina. Vogliono che gli Stati Uniti tornino sulla china scivolosa in cui si trovavano sotto Joe Biden». Paradossalmente gli fanno eco alcune indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal, secondo le quali in Europa serpeggiano i malumori intorno a un Trump più disponibile a iniziare una guerra commerciale con India e Cina anziché ad aumentare le pressioni sulla Russia.Dal fronte europeo, nel frattempo, è atteso un nuovo pacchetto di sanzioni, il diciannovesimo contro il Cremlino, nel corso della riunione convocata oggi a Bruxelles dalla presidenza danese. La Polonia si è spinta oltre firmando un accordo con Kiev di cooperazione antidrone. Ciò significa che un gruppo operativo condurrà programmi di addestramento congiunti e condividerà tecnologie. Intanto in Gran Bretagna, nella contea di Essex, tre persone sono state arrestate con l’accusa di attività di spionaggio a favore della Russia.Sul campo di battaglia si moltiplicano gli attacchi. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato le truppe impegnate sul fronte di Donetsk rivendicando anche le vittorie finora conseguite: «Dall’inizio dell’operazione sono già stati liberati 160 chilometri quadrati e sette insediamenti, e oltre 170 chilometri quadrati e nove insediamenti sono stati ripuliti dagli occupanti».Nelle ultime ore, in particolare, i droni ucraini hanno colpito due punti strategici russi: una raffineria nella regione della Baschiria, a 1.400 chilometri dal confine, e un tratto ferroviario nella regione di Poltava (oltre ad aver tentato, nella notte tra mercoledì e giovedì, di colpire anche lo stabilimento Lukoil a Volgograd). Secondo le indiscrezioni sarebbero seguiti un incendio in un sito della Gazprom e il ferimento di una persona. In un altro episodio, i servizi segreti russi rivendicano invece di essere riusciti a sventare un attacco a San Pietroburgo contro un dirigente di un’azienda nel settore della difesa.Non sono mancate le offensive russe. Ieri sono state colpite le infrastrutture ferroviarie nella regione di Poltava e altri punti nel distretto di Myrhorod. Ciò avrebbe causato alcuni ferimenti, incendi, l’interruzione dell’alimentazione elettrica e ritardi dei treni fino a tre ore. Alcuni funzionari ucraini hanno dichiarato al Financial Times che la Russia sta intensificando attacchi di questo genere appositamente per danneggiare l’economia del Paese.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/guerra-ucraina-putin-trump-lavrov-2674008988.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ora-la-guerra-e-in-mano-a-bruxelles-e-infatti-e-divenuta-una-tragica-farsa" data-post-id="2674008988" data-published-at="1758271817" data-use-pagination="False"> Ora la guerra è in mano a Bruxelles. E infatti è divenuta una tragica farsa Nelle mani delle donnette di Bruxelles, questa guerra in Ucraina sta assumendo sempre più le connotazioni di farsa. Purtroppo farsa grottesca e tragica, non comica perché c’è poco da ridere. Pensiamo solo alla faccenda dei droni. Che senza alcuna verifica furono dichiarati essere prima 19, poi 17, poi 12. Poi - parole di Ursula von der Leyen - «più di dieci». Sanno contare? Alla fine, pare che ne abbiano raccolti quattro. Dalla quantità, passiamo ora alla qualità. Subito, di nuovo senza alcuna verifica, furono dichiarati essere un deliberato «attacco» (Kaja Kallas); che poco dopo è stato declassato a «incursione», sempre deliberata. In quel di Polonia, poi, hanno ingigantito la cosa all’inverosimile: prima, allocando 40.000 soldati ai confini con Ucraina e Bielorussia; poi con la convocazione, da parte del loro ministro degli Esteri, dell’ambasciatore russo. Questi, però, laconico, ha posto una sola domanda: avete prova che siano droni inviati dalla Russia? Eh già, perché la prova non c’è e i russi negano; e tutto è possibile, qui: anche che siano stati droni assemblati dagli Ucraini con pezzi di droni russi e inviati in Polonia col preciso scopo di «provocare», appunto, la reazione della Nato. Qual è la verità, al momento, interessa poco perché, visto che i russi negano, non è dato saperla. Quel che interessa notare è la scomposta reazione delle donnette di Bruxelles. Che, oltre a non saper contare, neanche sanno come comportarsi né sembrano rendersi conto che stanno, di fatto, intonando il de profundis sulla Nato. Perché? Perché con l’insistere sulla responsabilità della Russia e sul voler con ciò esercitare pressione sulla Nato a intervenire, il risultato finale che vede chi, come noi, sta seduto ad assistere a questa macabra farsa, è che la Nato è morta, come certificato dall’evidente mancato intervento.Non meno farsesche sono le invocazioni, da parte delle donnette di Bruxelles, a comminare nuove sanzioni. Qui le barzellette sono due: l’invocazione delle sanzioni dirette sull’acquisto del «petrolio» dalla Russia e l’invocazione delle sanzioni secondarie alla Cina. Perché questa novità sul «petrolio», mi son chiesto. E il perché è presto detto: perché la Ue, sostanzialmente, non importa petrolio direttamente dalla Russia, ma continua a importare gas, e sanzioni su chi acquista gas dalla Russia significherebbero sanzioni che la Ue infliggerebbe a sé stessa. Sulla seconda barzelletta Donald Trump è stato, ancora una volta, geniale: son pronto a sanzionare la Cina - dice Trump - se tutti gli altri soci della Nato lo fanno; cioè, in pratica, se lo fa la Ue. Ma la cosa sarebbe un boomerang per la Ue, visto che questa dipende in modo cruciale dagli scambi commerciali con la Cina. Ho detto «altra» genialata perché la prima di Trump è stata aver trasformato gli Usa da ideatori e finanziatori del conflitto ad arbitri del medesimo. Comunque, e purtroppo, non sembra che il presidente americano abbia sufficienti poteri per far finire il conflitto.Il cui cerino, allora, è rimasto nelle mani delle donnette di Bruxelles e di Volodymyr Zelensky. Se questo conflitto finisce, quelle perdono il posto; ma questo potrebbe perdere anche la vita. Il che spiegherebbe perché il conflitto non finisce. E Vladimir Putin o, comunque, Mosca? Il copione della farsa continua a narrare che da quella parte non si vuole la pace. Ma i fatti ci dicono il contrario.Era ancora il 12 luglio 2021 quando Putin pubblicava un lungo articolo (Sull’unità storica di Russia e Ucraina) ove implorava il mondo intero di smetterla di ignorare la questione ucraina: «Di tutta evidenza Kiev non ha bisogno del Donbass», scriveva lo zar. E nel dicembre 2021 presentava agli Usa e alla Nato una proposta di trattato sulle garanzie di sicurezza di tutti. E il 13 febbraio 2022 proponeva a Emmanuel Macron e a Olaf Scholz una risoluzione diplomatica della crisi, esortandoli a esercitare pressioni su Kiev affinché gli accordi di Minsk fossero rispettati. Ai colloqui di Istanbul della primavera del 2022, poi, fu lo stesso membro della delegazione ucraina (Oleksandr Chalyi) a riconoscere a Putin «un sincero impegno nel cercare un compromesso realistico e raggiungere la pace». E nel giugno del 2024 Putin proponeva l’interruzione della guerra in cambio dello status quo territoriale e delle originali pretese: neutralità militare dell’Ucraina e garanzie per i russi d’Ucraina. E, infine, ancora al mese scorso, in Alaska, ribadiva le stesse cose.E non è finita. Già Trump ha dichiarato che le porte della Nato son chiuse all’Ucraina. E Zelensky ha affermato che l’Ucraina non ha la forza per recuperare i territori perduti. Allora, ci chiediamo, visto che, non Putin, ma Trump e Zelensky hanno già convenuto che due delle condizioni poste da Mosca sono, di fatto, già accordate, a noi non resta che con mestizia registrare la grottesca assurdità della continuazione di questo conflitto.
Ecco #DimmiLaVerità del 4 novembre 2025. Il deputato Manlio Messina commenta la vicenda del Ponte sullo Stretto e la riforma della Giustizia.