2025-03-03
Gù la maschera: senza gli Usa non si può combinare niente
Keir Starmer e Donald Trump (Ansa)
Starmer richiama all’ordine Zelensky: devi trovare l’accordo con Trump. La leadership dell’ucraino barcolla. Basta bugie: senza armi e soldi dell’America la solidarietà e le velleità di Macron & C. sono solo chiacchiere.L’Ucraina non può ottenere la pace senza gli Stati Uniti. Non lo dice J.D. Vance e nemmeno Donald Trump. Dopo il litigio con Volodymyr Zelensky lo ha spiegato Keir Starmer direttamente al presidente ucraino. Ovviamente non ha reso la dichiarazione in favore di telecamere, ma in privato, come si usa per mantenere riservate le questioni diplomatiche.Il premier inglese ha parlato con Zelensky e con i 14 leader riuniti a Londra per discutere la situazione che si è venuta a creare dopo lo strappo alla Casa Bianca. Ad anticipare la posizione di Starmer è stato il Financial Times, ovvero la Bibbia finanziaria londinese, ascoltata e seguita in tutta Europa. Secondo il quotidiano britannico, il premier inglese si sarebbe assicurato che sia il presidente ucraino sia i capi di governo dei principali Paesi europei capissero che la pace non si può fare senza l’America. «C’è una sola soluzione», pare abbia detto, «e passa dalla Casa Bianca».Intendiamoci, ciò che ha detto Starmer non è nulla di trascendentale, ma anzi è una semplice, forse banale, constatazione, che in questi giorni anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo più volte ripetuto. Però, dopo la disastrosa conferenza stampa nello Studio ovale, a qualcuno era venuta la malsana idea che non la pace ma la guerra la si potesse fare da soli, senza gli Usa. Da Macron a Scholz, tutti i leaderini europei non soltanto hanno manifestato solidarietà a Zelensky, ma hanno promesso di continuare a sostenere il Paese, pronunciando frasi roboanti. Esauritasi l’eco delle parole, tuttavia, si è subito posta una questione: sì, ma come? Cioè: dove troviamo i soldi e le armi per proseguire il conflitto e imporre a Putin una trattativa che non somigli a una resa? C’è chi ha fatto i conti e pare che servano 300 miliardi, soldi che si aggiungerebbero a quelli già spesi negli ultimi tre anni. Ma l’Europa ce li ha? Con i chiari di luna della recessione in Germania, con la Francia alla canna del gas e la Gran Bretagna che boccheggia, ovviamente no. I soli ad avere i soldi perché hanno un Pil che viaggia a gonfie vele sono gli americani. Dunque, volenti o nolenti, anche se molti politici con la puzza sotto il naso ne farebbero volentieri a meno, tocca convincere Zelensky a tornare a Canossa. Anzi, alla Casa Bianca. Potrà essere stato sgradevole, potrà essere giudicato un bullo, ma Trump nello Studio ovale ha detto un’amara verità. Senza gli aiuti degli Stati Uniti, l’Ucraina avrebbe resistito due settimane. Certo, come dice il premier polacco Tusk, è assurdo che 500 milioni di europei chiedano aiuto a 300 milioni di americani per farsi difendere da 150 milioni di russi. Ma il problema è che tra i 500 milioni di cittadini dell’Unione si fa fatica a trovarne qualcuno disposto a morire per Kiev. Dopo 80 anni di pace, l’Europa non vuole la guerra. Non vuole pagarne i costi, non intende contare i morti. Questa è la pura e semplice realtà che a sinistra si ostinano a non vedere. Tutto il resto, a cominciare dalle manifestazioni di solidarietà nei confronti dell’Ucraina espresse ai massimi vertici, sono chiacchiere. Anzi, ipocrisie che si possono tranquillamente sostenere mentre si sta comodi in salotto. Zelensky ha perso la guerra. Punto. Se non vuole perdere anche la pace smetta di dare retta a chi è pronto ad armarlo, ma non a partire per il fronte.
Il segretario agli interni britannico Shabana Mahmood (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 18 novembre 2025. Il nostro Maurizio Caverzan commenta la morte delle gemelle Kessler e ci riporta ai tempi della tv di quegli anni.
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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