2025-02-14
«Qui in Sudan stiamo vincendo contro i ribelli. Amici degli Usa, ma parliamo anche con Mosca»
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Una vista dei danni e della distruzione nella capitale sudanese Khartoum (Getty Images). Nel riquadro il ministro degli Esteri Ali Youssif
Da quasi due anni il Sudan è dilaniato da una feroce guerra civile che ha già provocato oltre 30.000 vittime e 14 milioni di sfollati su una popolazione totale di 48 milioni. Parla l’ambasciatore Ali Youssif, da pochi mesi alla guida del ministero degli Esteri di Khartoum: «Stiamo già lavorando politicamente per ricostruire un Paese che le RSF hanno tentato di distruggere».Ad aprile saranno due anni che il Sudan è dilaniato da una feroce guerra civile che ha già provocato oltre 30.000 vittime e 14 milioni di sfollati su una popolazione totale di 48 milioni. Tre milioni di sudanesi sono scappati negli Stati confinanti mettendo in crisi entità statali fragili come Ciad, Sud Sudan ed Etiopia che hanno dovuto organizzare campi profughi improvvisati. Quello che sembrava uno scontro personale fra due generali prima alleati è diventato uno scontro geopolitico che sta destabilizzando la vitale area del Mar Rosso. Da un parte combatte l’esercito governativo sotto la guida del generale golpista Abdel-Fattah al Burhan e dall’altra Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, suo vice che comanda i paramilitari delle Forze di Supporto Rapido ( RSF). Insieme avevano abbattuto il trentennale governo di Omar al Bashir, ma quando al Burhan aveva cercato di far confluire i paramilitari all’interno dell’esercito sudanese lo scontro era diventato inevitabile. I miliziani di Hemeti sono composti dagli ex genocidiari detti Janjaweed (diavoli a cavallo) accusati di pulizia etnica nella guerra in Darfur. I due fronti vantano alleati importanti che li sostengono politicamente e militarmente. I governativi rispondono direttamente all’Egitto, con il presidente al Sisi che incontra al Burhan quasi ogni settimana, ma hanno uno stretto rapporto anche con la Cina che cerca insistentemente uno sbocco sul Mar Rosso. Su Port Sudan, principale hub portuale del Paese, aveva messo gli occhi anche la Russia che ha sempre avuto un legame molto forte con il Sudan, ma che adesso si barcamena fra i due contendenti, visto che le Forze di Supporto Rapido sono addestrate e armate dall’ex Wagner Group. I ribelli di Hemeti hanno stretti legami anche con Arabia Saudita ed Emirati Arabi che finanziano la loro campagna bellica. Ma dopo lunghi mesi di combattimenti l’esercito governativo sembra vicino a prevalere. L’ambasciatore Ali Youssif è da pochi mesi alla guida del ministero degli Esteri di Khartoum e la sua nomina appare come un omaggio alle relazioni diplomatiche con Pechino e il Cairo.Ministro Youssif dopo due anni di guerra potrebbe esserci una svolta decisiva.«Il legittimo esercito del Sudan sta cacciando i ribelli dalla capitale. Khartoum Nord è stata liberata e nei prossimi giorni siamo certi che dovranno abbandonare anche il sobborgo di Bahri dove hanno la loro principale base. Voglio lodare i nostri valorosi soldati e i loro alleati, ma noi stiamo già lavorando politicamente per ricostruire un Paese che le RSF hanno tentato di distruggere». La sua prima visita ufficiale è stata in Egitto e sembra che il Cairo e gli Stati Uniti dettino la vostra agenda politica.«Il governo del Sudan agisce per il bene del suo popolo che soffre fame e guerra da due anni. L’Egitto è un solido alleato e anche con gli Stati Uniti i rapporti diplomatici sono cordiali, ma non prendiamo ordini da nessuno. Le RFS sono burattini nella mani dei mercenari del Wagner Group e di stati esteri che vogliono fare a pezzi il Sudan per prenderne il controllo. Noi siamo un paese che vuole avere rapporti con tutti ed io personalmente ho firmato un accordo con il ministro degli esteri Lavrov per concedere uno spazio alla Russia nel vitale porto di Port Sudan. Rappresentiamo il potere legittimo ed è pronta una tabella di marcia per la formazione di un governo di transizione che porti a nuove elezioni». Se a Khartoum l’esercito di al Burhan sta prevalendo, la guerra continua in diverse province. Parlare di un governo di transizione sembra prematuro?«Noi chiediamo l’applicazione della Dichiarazione di Jeddah del 2023 che prevede un cessate il fuoco e l’arrivo di aiuti alla popolazione. Le RSF devono interrompere immediatamente l’assedio della capitale del Darfur al Fasher, altrimenti la guerra continuerà fino alla loro totale sconfitta. Dopo la capitale l’esercito sta per riprendere il controllo del Kordofan e anche del Darfur, dove molti criminali di guerra si sono rifugiati per sfuggire alla giustizia». Migliaia di morti e milioni di sfollati, un Paese vicino al collasso e diverse organizzazioni internazionali accusano entrambe la parti di aver violato i diritti umani.«Sono le Forze di Supporto Rapido che non rispettano i diritti umani, anche le Nazioni Unite hanno accusato i ribelli di Hemeti di bloccare il passaggio degli aiuti che spesso vengono saccheggiati proprio da questi criminali. Non permetteremo che ci siamo ritorsioni nemmeno contro chi ha collaborato con le forze ribelli. Noi ci appelliamo all’Onu, alla Lega Araba e all’Unione Africana perché appoggi il nostro piano, l’unica strada per salvare il Sudan dal baratro».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)