2022-11-06
La guerra infinita sull’eredità Agnelli. Domani si ricomincia: ecco da dove
Margherita Agnelli (Ansa)
Lunedì udienza del processo promosso da Margherita contro John, Lapo e Ginevra Elkann, unici successori di nonna Marella. Nel suo nuovo libro Gigi Moncalvo ripercorre le lotte giudiziarie per il controllo dell’impero.C’è un episodio che si può definire crudele che riguarda uno degli ultimi rapporti diretti, o almeno il tentativo di ripristinarne uno tal senso, tra Marella e Margherita. Risale al 26 ottobre 2017. È il giorno del sessantaduesimo compleanno della figlia. Sua madre, ultranovantenne, decide di farle un regalo, cosa che non avveniva da anni. [...] Ha scelto di donarle una borsetta cucita a mano color cuoio. [...] Sotto la carta velina che avvolge il dono viene inserita dentro il pacchetto una piccola busta bianca con un’elegante scritta a penna in basso a destra: «Margherita». E sotto: «S.p.m». (sue proprie mani).La busta contiene un foglio. È un disegno di colore rosso tracciato con un pennarello a punta fine, un grande cuore i cui contorni sono stati probabilmente ricalcati dalla persona che in quel momento era vicina a Marella, la stessa che ha scritto il nome sulla busta. Lo si deduce dal fatto che il cuore è disegnato con un tratto sicuro e nitido mentre il resto del biglietto mostra una calligrafia incerta che rivela il tremore causato dal morbo di Parkinson di Marella. In alto a destra c’è una scritta: «Ottobre 26». [...] A trasmettere emozione sono i segni racchiusi nel cuore. In basso ce n’è un altro più piccolo, spezzato a metà, con i contorni tremolanti e una freccia che lo trafigge in obliquo. [...] Sopra il cuore spezzato è indicato «Hai Hai» come se volesse significare un grido di dolore. Accanto ci sono dei punti rossi, così come sotto il cuore più piccolo, quasi si trattasse di stille di sangue che sgorgano partendo da lì. Un’invocazione di aiuto? Un cuore che sanguina da anni e non smette di sanguinare? Un dolore infinito espresso con un disegno dal significato inequivocabile? Un estremo tentativo che quel messaggio e quel pensiero possano riaccendere qualche sentimento? Un’ultima speranza di pace espressa in quel modo prima che sia troppo tardi?Non è dato conoscere le intenzioni di Marella, ma quel suo gesto rimane e lo si può interpretare in tanti modi, ognuno dei quali forse racchiude l’estremo desiderio di manifestare i propri sentimenti verso la sua unica figlia, al di là di liti, incomprensioni, carte bollate, avvocati, tribunali, denaro. Il fatto è che le possibilità di incontro tra madre e figlia sono state rese quasi impossibili dallo strettissimo controllo imposto a Marella per impedirle qualunque contatto con l’esterno. È stato John (Elkann, ndr) a volere questa barriera, cambiando spesso il personale di servizio della nonna, il medico che entra in casa, le infermiere che la accudiscono. C’è il divieto assoluto di passarle le telefonate e di lasciargliene fare: la cameriera personale deve informare subito l’ingegnere in caso di chiamate di Margherita. La posta passa per un rigido filtro, è necessaria l’autorizzazione di John per consegnarla alla nonna.Margherita si era accorta di questo isolamento imposto alla madre durante le vacanze estive a Samaden. La figlia si trovava poco distante dalla località in cui soggiornava Marella, aveva più volte chiamato senza che gliela passassero, aveva anche alzato la voce col personale, ma si era trovata di fronte a rifiuti netti. Una cameriera le aveva detto al telefono: «Rischiamo di essere licenziati come quelli che c’erano prima di noi». Margherita aveva anche tentato di avvicinarsi alla residenza della madre, ma il perimetro della villa era controllato da un servizio di sicurezza privato. [...] Margherita fu portata a pensare anche all’ipotesi più inquietante: che fosse la madre a non volerla incontrare e fosse stata lei a dare disposizioni in tal senso.Giocò persino la carta dei nipoti de Pahlen che volevano vedere la nonna e la cercavano al telefono, ma anche per loro non ci fu modo di avvicinarsi. La figlia era tormentata da un dubbio: è lei che non vuole avere contatti con noi o c’è chi impedisce? Una cosa è certa e l’episodio della borsetta lo dimostra: Marella aveva cercato di forzare il blocco. L’invio di quel pacchetto, attraverso una persona fidata, ne era la prova. Se non si è in grado di penetrare nella mente di chi ha vergato quel disegno, si è invece a conoscenza di ciò che è accaduto da parte di colei che aveva ricevuto il regalo e il biglietto.La scatola viene affidata a un avvocato che cura gli affari di Margherita in Italia. [...] È lui a consegnare la scatola alla contessa de Pahlen. [...] Mentre sta per ripartire, l’avvocato manda l’autista a prelevare il pacco. «C’è questo regalo da parte di sua madre» annuncia. Lei lo apre, vede la borsa, non la estrae, chiude subito il coperchio di cartone, quasi sdegnata. Ordina all’autista: «Lo rimetta nel baule». «E lei lo restituisca» dice con disprezzo all’avvocato che, stupefatto, saluta e riparte per Torino. Quando arriva a casa, porta con sé quella scatola, la apre, solleva la borsa e si accorge del biglietto.La busta è aperta, guarda quel messaggio, ne resta colpito e ripensa al rifiuto sdegnoso di Margherita. Torna ad Allaman un altro paio di volte, ma non trova mai Margherita dell’umore giusto per consegnarle il biglietto. Solo tempo dopo la padrona di casa gli chiede all’improvviso: «L’ha consegnato quel pacco?». «No» risponde l’avvocato. «Forse ha fatto bene». E l’argomento è chiuso per sempre.Marella Agnelli ha scritto, nel giro di poco tempo, tre testamenti, tutti in Svizzera. Il primo, il 12 agosto 2011. Il secondo il 14 agosto 2012. L’ultimo e definitivo il 22 agosto 2014, meno di cinque anni prima di morire. Si noti che sono stati scritti sempre nello stesso mese, proprio nel periodo in cui si trovava in Svizzera. [...] Gli eredi indicati, gli unici scelti dalla nonna, sono i tre nipoti Elkann. Le loro parti non sono uguali, c’è una forte prevalenza per John. Quel patrimonio supera i 4 miliardi di euro, sommando i 3 miliardi di valore della Fiat alla morte di Marella, gli immobili e i 900 milioni di dollari racchiusi in parte nei conti delle società offshore alle British Virgin Islands e in parte presso la Morgan Stanley di Zurigo. A questi beni vanno aggiunti i dipinti, i preziosi e le opere d’arte di Marella che non facevano parte dell’eredità di Gianni (Agnelli, ndr), alcuni dei quali risultano irrintracciabili. Oltre che per le quote della cassaforte di famiglia, anche dal punto di vista immobiliare John fa la parte del leone: a Saint Moritz tocca a lui la leggendaria Chesa Alkyone (4.299 mq di abitazione e 4.272 mq di parco), oltre a un adiacente e lussuoso chalet. Nel momento in cui, anni prima, John aveva ricevuto quei beni dalla nonna, aveva ampliato la proprietà con l’acquisto successivo di altri terreni e chalet. A Lapo va Chesa Medzi, la villa sottostante la residenza di John e che appartiene al vasto comprensorio di proprietà della famiglia. A Ginevra tocca l’ultima proprietà svizzera della nonna a Lauenen, nell’Oberland Bernese, a pochi chilometri da Gstaad.Alla nipote prediletta, Marella ha lasciato anche il suo adorato riad di Marrakech (si chiama Ain Kassimou) e le aeree circostanti. La nonna aveva intestato tutto alla società Juky, che non si riferisce al nomignolo di John Elkann, ma all’husky preferito dei coniugi Agnelli. In un primo tempo aveva destinato il riad a tutti i tre nipoti. La Juky fu costituita in Lussemburgo nel 2003, quando Marella acquistò la villa per 12 milioni, subito dopo la morte del marito. Per un certo periodo la società è appartenuta in parti uguali ai tre Elkann, con Ginevra alla presidenza. [...] Nel cda è affiancata da due fiduciari che figurano in numerose società anonime del granducato: Reno Maurizio Tonelli e Pierre Lentz (nel bilancio 2019 la società aveva debiti per 4,7 milioni). [...] In ognuno dei tre testamenti di Marella è contemplata e ben suddivisa la destinazione dei singoli blocchi del patrimonio: quello del 2011 parla di quote azionarie, partecipazioni e asset finanziari, mentre quello del 2012 si occupa degli immobili in Svizzera.l’esclusione Nell’ultimo, del 2014, Marella manifesta esplicitamente la volontà di diseredare la figlia: «Mi sono giunte indicazioni che Margherita avrebbe l’intenzione di contestare la validità di questo patto [la rinuncia del 2004 alla futura eredità della madre, nda]: nel caso che dovesse contestarlo e nel caso che questa contestazione abbia successo, io dispongo che non riceva alcun bene aggiuntivo dalla mia successione. Dato che ha già ricevuto la sua porzione legittima come compenso per il patto successorio, non avrà diritto a nessuna parte aggiuntiva della mia successione».Margherita, grazie alla liquidazione del 2004 e a numerosi e proficui investimenti, è riuscita a disporre di un importante patrimonio. Nel settembre 2016 le rivelazioni dei Panama papers ne rivelarono la consistenza: dalle carte dello studio Mossack Fonseca, che aveva creato migliaia di società offshore nei paradisi fiscali di tutto il mondo, emerse che Margherita risultava titolare della Blossom investment services corp., da lei rilevata nelle British Virgin Islands poco tempo dopo aver incassato l’assegno degli accordi di Ginevra. Blossom era controllata da un’altra offshore, Seashell holding corporation, con il compito di gestire asset per un valore totale di un miliardo e mezzo di euro.A proposito dei tre testamenti della madre, ovviamente Margherita non si è ritenuta soddisfatta non solo per quanto la riguardava, ma anche perché gli altri cinque nipoti (i de Pahlen, ndr.) sono stati ignorati dalla nonna, «vergognosamente» come ripete spesso. Ciò arricchisce di ulteriore veleno una vicenda in cui invece dei sentimenti si intrecciano rancori decennali, incomprensioni radicate, mancanza di valori.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco