2021-07-02
La Guardia costiera libica apre un'inchiesta sul presunto speronamento
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Frame del video della Guardia Costiera Libica
Il caso degli spari della motovedetta contro un barcone carico di migranti ha riacceso il dibattito sul rifinanziamento alla guardia costiera libica. Ma, come spiega Gianandrea Gaiani a La Verità, si tratta di un problema da affrontare con realismo. La guardia costiera libica ha aperto oggi un'inchiesta, dopo che una motovedetta aveva aperto il fuoco contro un barcone con a bordo dei migranti. In particolare, la Marina libica, in una nota, ha affermato che la motovedetta in questione abbia messo "in pericolo le loro vite, così come quelle dei membri dell'equipaggio della motovedetta stessa, in quanto non sono state seguite le misure di sicurezza e sono stati utilizzati anche dei colpi di avvertimento". "La Guardia Costiera", prosegue la nota, "condanna qualsiasi comportamento in contrasto con le leggi locali e internazionali e conferma che tutte le misure legali saranno prese contro qualsiasi violazione, in conformità con la legislazione e le leggi in vigore". "Confermiamo", conclude il comunicato, "la nostra volontà nel proseguire lo svolgimento dei nostri compiti e doveri, salvare vite in mare e proteggere le coste libiche, secondo le leggi e i regolamenti umanitari riconosciuti a livello locale e internazionale". La questione si avvia ad essere politicamente complessa, soprattutto perché – a breve – è previsto il voto sul rifinanziamento alla guardia costiera libica. Critiche in tal senso sono arrivate soprattutto da alcuni esponenti della sinistra (come Nicola Fratoianni). Una linea che non sembra tuttavia sposarsi con quella del presidente del Consiglio, Mario Draghi, il quale – durante la sua visita a Tripoli lo scorso aprile – ha dichiarato: "Noi esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa, per i salvataggi e nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia" D'altronde, un minimo di realismo suggerisce di prendere atto che, piaccia o meno, è il governo di Tripoli ad essere il nostro interlocutore. Con esso, come Italia, siamo costretti a trattare. Assumere posizioni velleitarie rischia quindi di rivelarsi controproducente, oltre che inutile. Tanto più che Roma, nei fatti, è sempre stata lasciata sola ad affrontare il problema dei flussi migratori provenienti dalla Libia. Lasciata sola da quell'Unione europea troppo spesso solidale soltanto a parole. Quella stessa Unione europea, per intenderci, che – principalmente su pressione della Germania di Angela Merkel – ha invece fornito negli anni cospicue risorse finanziarie la Turchia di Recep Tayyip Erdogan (non certo un leader conforme agli standard liberal-democratici), per frenare i flussi migratori provenienti dal Medio Oriente. "La guardia costiera libica ha fermato dall'inizio dell'anno circa quindicimila clandestini diretti in Italia. Questo vuol dire che, se non ci fosse la guardia costiera libica, oggi invece di aver ventunomila sbarchi, ne avremmo più di trentaseimila. Quindi il fatto che i libici stiano facendo un ottimo lavoro (e che lo stiano facendo combattendo attività criminali che si compiono sulle loro coste e nelle loro acque) dovrebbe essere un motivo di soddisfazione, visto che l'Italia addestra e finanzia la guardia costiera libica", ha dichiarato a La Verità Gianandrea Gaiani, direttore della testata Analisi Difesa. "Sostenere la guardia costiera libica", ha proseguito, "è necessario, almeno fin quando l'Italia non supererà questa grande contraddizione che si trascina dal 2017: da un lato noi finanziamo la guardia costiera libica perché riporti indietro i migranti, dall'altro qualunque imbarcazione di clandestini arrivi nelle nostre acque o incroci una nave italiana, allora può venire in Italia. Questa è una delle ragioni per cui i flussi continuano: la speranza di aggirare la guardia costiera libica alimenta la speranza di molti clandestini che pagano così i trafficanti". "Per quanto riguarda l'episodio della motovedetta, esso ci dice tre cose", ha concluso Gaiani, "Primo: la Libia combatte i traffici illegali e lo fa con i mezzi che gli abbiamo dato noi. Fa il suo lavoro nel contrasto ai traffici illegali, non ci sono state uccisioni o ferimenti. Secondo: gli scafisti del barcone hanno zigzagato per impedire ai libici di fermarli. Quindi tutta la narrazione sui naufraghi non regge: non si è mai visto un naufrago che manovra per non farsi soccorrere da una motovedetta della guardia costiera. Terzo: questo episodio è avvenuto nelle acque SAR di competenza maltese. Questo ci dice qualcosa sull'accordo, firmato il 5 agosto scorso da Malta con Libia e Turchia, sulla gestione dei flussi migratori illegali. Il fatto che la motovedetta libica intervenga nelle acque di competenza maltese, vuol dire che – in base a questo accordo – Malta ha autorizzato i libici a fermare, nelle proprie acque, gli immigrati illegali".
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)