2020-03-07
Gualtieri implora l’Ue col cappello in mano
Non solo i 7,5 miliardi promessi sono insufficienti, ma per di più la lettera a Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni per chiedere flessibilità è piena di rassicurazioni alla Commissione: appena possibile torneremo a ridurre il debito. Tradotto: nel 2021 nuove tasse.La lettera indirizzata giovedì sera dal ministro Roberto Gualtieri al vice presidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis, e al commissario per gli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha il tipico tono remissivo e la prostrazione alle inviolabili regole Ue, e fa apparire i precedenti ministri Pier Carlo Padoan e Giovanni Tria due pugnaci patrioti.La missiva annuncia che il governo sta per inviare al Parlamento una relazione con cui aggiorna i nuovi obiettivi di finanza pubblica, per ottenere una specifica autorizzazione allo scostamento della legge di bilancio 2020, giustificabile alla luce dell'epidemia da Covid-19.Tutto ciò si rende necessario in forza della legge costituzionale sul principio dell'equilibrio di bilancio. L'articolo 6 di tale provvedimento prevede la possibilità di discostarsi dall'obiettivo di medio termine in caso di periodi di grave recessione economica ed eventi straordinari. Si prevede inoltre che, nella stessa relazione, sia definito il nuovo piano di rientro verso l'obiettivo programmatico di medio termine (Mto). Uno schema di regole che non lascia affatto libertà di manovra. Non a caso, anche il presidente dell'Eurogruppo, Mário Centeno, aveva fatto un netto richiamo a queste regole già nel suo comunicato di mercoledì sera, al termine della teleconferenza con i colleghi. Le regole per gli eventi eccezionali sono ben definite: si può deviare dall'obiettivo di deficit strutturale, mantenendo la sostenibilità del debito, a patto che le spese sostenute siano direttamente collegate all'evento e che siano solo di natura temporanea. La lettera parla di evento straordinario «improvviso», aggettivo su cui ci sarebbe da discutere dopo alcune settimane passate al motto di «abbraccia un cinese», salvo poi trovarsi di fronte a un'impennata di contagi. Contiene inoltre due ammissioni, quasi a mezza bocca: il rallentamento dell'economia era già in atto prima dell'epidemia, e questo fa strame delle parole di Gualtieri, che ancora a gennaio si ostinava a ripetere che ci sarebbe stato un rimbalzo nel primo trimestre, dopo il segno negativo del quarto trimestre 2019. Inoltre si sottolinea il buono stato del bilancio pubblico, che ha chiuso il 2019 con un deficit al 1,6%, il più basso dal 2007, nonostante tutta la grancassa sul «conto del Papeete», ed è ben avviato anche il 2020.Si tratta di autorizzare una spesa aggiuntiva di 6,35 miliardi destinati ad ammortizzatori sociali, sospensione dei pagamenti di tasse e contributi, misure di sostegno alle aziende dei territori e dei settori produttivi maggiormente colpiti dall'emergenza sanitaria, anche attraverso concessione di garanzie sui debiti delle imprese. Ci saranno inoltre maggiori risorse (circa 1 miliardo) per il sistema sanitario, della Protezione civile e per le forze dell'ordine. In conseguenza di tali interventi il deficit/Pil salirà dal 2,2% previsto al 2,5%. Gualtieri ammette che su questa previsione gravano numerose incertezze, ma è fiducioso di riuscire a rispettare questa stima. Peccato che le numerose previsioni sul Pil 2020 circolate in questi giorni prevedano una contrazione (tra 1% e 3%) che potrebbe far salire quel rapporto almeno al 3%. Gualtieri sembra fare i conti senza preoccuparsi del denominatore del rapporto.Per non indispettire troppo la Commissione, nel malaugurato caso abbia osato chiedere troppo, Gualtieri non solo promette di tenere il deficit/Pil al 2,5%, ma si affretta subito a chiarire che il governo intende rispettare l'obiettivo di deficit strutturale (in peggioramento del 0,1%), poiché queste spese aggiuntive sono una tantum e quindi escluse dal calcolo. Non contento di essersi genuflesso a sufficienza, Gualtieri ha l'ardire di affermare che avrebbe pure potuto coprire queste spese a colpi di nuove tasse, ma ha evitato di farlo perché questo avrebbe danneggiato l'economia nazionale e irritato l'opinione pubblica. Nondimeno promette di riprendere «risolutamente» il percorso di riduzione del debito, non appena le condizioni torneranno alla normalità. Infatti, il piano di rientro che il Parlamento si appresta ad autorizzare prevede di conseguenza un deficit/Pil del 1,8% nel 2021 e dell'1,4% nel 2022. Insomma, Gualtieri rassicura i suoi amici di Bruxelles che presto una nuova grandinata di tasse tornerà ad abbattersi sugli italiani. Non poteva mancare la solita litania dell'appello affinché l'Ue consenta l'uso della flessibilità prevista dal Patto di stabilità e l'invito all'approntamento di un pacchetto di stimoli fiscali, che non si sa chi e come possa finanziare.Tutto questo mentre si avvicina la primavera, e la Commissione si appresta ad approvare le raccomandazioni specifiche per ciascun Paese e l'Italia è a rischio di violazione sia della regola del debito (cosa che accade da tre anni) sia delle regole dell'obiettivo di bilancio di medio termine.Non ci voleva certamente una lettera che invoca «comprensione» per avere l'ennesima conferma che il nostro Paese, di fronte a una sfida le cui dimensioni sfuggono a ogni stima, si presenta a mani nude e senza alcuna leva efficace da azionare. E si ritrova a ragionare di spiccioli, avvolto in un viluppo di microregole, peraltro applicate discrezionalmente come accaduto a fine 2018, inadeguate per affrontare un quadro macroeconomico che invece richiede uno shock economico ben superiore.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.