
Ancora in alto mare le nomine dei vertici del settore elettrico sul quale gli uomini di Beppe Grillo hanno sempre puntato. Scelti invece i vertici di Saipem.C'è attesa per le nomine nel Gse, Gestore servizi elettrici, mentre inizia a sbloccarsi la matassa intorno a Saipem. Francesco Caio e Silvia Merlo i nomi indicati da Eni e Cdp Industria per il rinnovo dei vertici della controllata di via Goito in vista dell'Assemblea degli azionisti del prossimo 30 aprile. I due principali azionisti hanno presentato una lista congiunta indicando Merlo come presidente del cda del gruppo e Caio come ad. Nella lista - si spiega in una nota - oltre ai due figurano Alessandra Ferone, Pier Francesco Ragni, Marco Reggiani, e Paola Tagliavini. Ragni, cfo di Cdp, è considerato molto vicino a Fabrizio Palermo, amministratore delegato in scadenza di Cassa deposititi e prestiti. Ma se Saipem si sblocca, restano ancora un mistero le nomine nel Gse, Del resto l'amministratore delegato Roberto Moneta e il presidente Francesco Vetrò sono stati nominati nel 2018, durante il primo governo di Giuseppe Conte, quando la maggioranza era composta dal Movimento 5 stelle di Luigi Di Maio e dalla Lega di Matteo Salvini. Quell'esperienza di governo è naufragata, come anche la convivenza interna al Gse. Di sicuro c'è che nessuno vuole abbandonare un gruppo che, considerando anche le società controllate Acquirente unico, Gme ed Rse, ha registrato solo nel 2019 un fatturato di 30,1 miliardi di euro e un utile di 8,6 milioni di euro. Il rischio c'è stato alla fine del 2019, quando il nuovo governo giallorosso di Conte inserì nel milleproroghe anche il commissariamento del Gse. Eravamo all'inizio del 2020, poi scoppiò l'emergenza sanitaria e, nonostante anche alcune richieste di chiarimento parlamentare, tutto rimase così com'è. E pensare che il milleproroghe parlava molto chiaro, scrivendo che «entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto medesimo pubblicato in Gazzetta ufficiale il 31 dicembre 2019, deve essere nominato il commissario e il vicecommissario per il Gse che sostituisce il commissario 'in caso di assenza o impedimento».Per di più si predisponeva anche il passaggio di Acquirente Unico sotto il cappello del Mef di Roberto Gualtieri. Non cambiò nulla. C'è da dire che se Moneta e Vetrò sono rimasti al loro posto, invece qualcosa è cambiato nelle controllate. Perché a fine dicembre sono state approvate le nomine degli amministratori delle tre società controllate: Acquirente Unico (Au), Gestore dei Mercati Energetici (Gme) e Ricerca sul Sistema Energetico (Rse). Il Gse ha nominato Filippo Bubbico residente e amministratore delegato di Au; Andrea Péruzy Presidente e Amministratore delegato di Gme; e infine, Alberto Geri presidente e Maurizio Delfanti amministratore delegato di Rse. E' evidente che l'ultima infornata di nomine fosse di stretta osservanza di centrosinistra, con i nomi di Bubbico (vicino a Enrico Letta e Pierluigi Bersani) e Peruzy (tra Massimo D'Alema e Matteo Renzi) che spiccano su tutti. Ora bisognerà vedere cosa deciderà il ministero dell'Economia, alle prese in questi giorni con le nomine imminenti dentro Saipem, la controllata di Cdp e Eni. I grillini, tramite in particolare l'ex sottosegretario Davide Crippa, hanno sempre avuto un occhio di riguardo sul Gse. Ma il potere del partito di Beppe Grillo è molto diminuito. Difficile che riescano a mantenere inalterata la situazione. La partita non è ancora entrata nel vivo.Del resto, come calcolato dal centro studi Comar, sono 115 organi sociali, di cui 74 Consigli d'amministrazione e 41 Collegi sindacali, in 90 Società del ministero Economia Finanze quelli che andranno al rinnovo con le assemblee di Bilancio previste nei prossimi mesi. In ballo ci sono quindi 518 posti, di cui 342 Consiglieri e 176 Sindaci. Di queste 90 Società, 15 sono a controllo diretto, tra cui appunto: Cassa Depositi e Prestiti, Eur, Ferrovie dello Stato, Gse – Gestore dei Servizi Energetici, Invimit, Rai, Sogei; ed anche Banca MPS o Leonardo per i Collegi Sindacali. Sempre secondo il centro studi Comar queste partecipate dirette esprimono, complessivamente, un fatturato di 69,8 miliardi di euro, con 193.367 dipendenti; senza considerare i 448,7 miliardi di euro di attivo ed i 36,1 di patrimonio netto della sola Cdp. 75 sono, invece, le Società a controllo indiretto, attraverso Enel, Eni, Ferrovie (con Anas), Invitalia, Poste Italiane, tra le principali; qui, le nomine previste sono 427.Tra i criteri che si dovranno seguire vi è quello dell'equilibrio di genere, su cui CoMar ha realizzato un focus specifico. Sui 518 componenti uscenti, le donne sono 162, pari al 31,3%. Le donne sono maggiormente presenti nelle controllate dirette del Mef (30 donne Amministratrici su 91 Amministratori totali – 33%) rispetto alle indirette (132 Amministratrici su 427 Amministratori totali – 30,9%) e nei Collegi sindacali (63 donne Sindaco su 176 Sindaci totali – 35,8%) rispetto ai CdA (99 donne Consigliere su 342 Consiglieri totali – 28,9%). È probabile quindi che anche nel Gse possa spuntare il nome di una donna.
Giancarlo Giorgetti e Mario Draghi (Ansa)
Giancarlo Giorgetti difende la manovra: «Aiutiamo il ceto medio ma ci hanno massacrati». E sulle banche: «Tornino ai loro veri scopi». Elly Schlein: «Redistribuire le ricchezze».
«Bisogna capire cosa si intende per ricco. Se è ricco chi guadagna 45.000 euro lordi all’anno, cioè poco più di 2.000 euro netti al mese forse Istat, Banca d’Italia e Upb hanno un concezione della vita un po’…».
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dopo i rilievi alla manovra economica di Istat, Corte dei Conti e Bankitalia si è sfogato e, con i numeri, ha spiegato la ratio del taglio Irpef previsto nella legge di Bilancio il cui iter entra nel vivo in questa settimana. I conti corrispondono a quelli anticipati dal nostro direttore Maurizio Belpietro che, nell’editoriale di ieri, aveva sottolineato come la segretaria del Pd, Elly Schlein avesse lanciato la sua «lotta di classe» individuando un nuovo nemico in chi guadagna 2.500 euro al mese ovvero «un ricco facoltoso».
Ansa
«Fuori dal coro» smaschera un’azienda che porta nel nostro Paese extra comunitari.
Basta avere qualche soldo da parte, a volte nemmeno troppi, e trovare un’azienda compiacente per arrivare in Italia. Come testimonia il servizio realizzato da Fuori dal coro, il programma di Mario Giordano, che ha trovato un’azienda di Modena che, sfruttando il decreto flussi, importa nel nostro Paese cittadini pakistani. Ufficialmente per lavorare. Ufficiosamente, per tirare su qualche soldo in più. Qualche migliaia di euro ad ingresso. È il business dell’accoglienza, bellezza.
Servizio di «Fuori dal coro» mostra com’è facile arrivare in Italia: aziende compiacenti richiedono stranieri, un connazionale li sceglie e si fa pagare migliaia di euro dall’extracomunitario che, una volta qua, gira incontrollato. Libero di delinquere, come accade ogni giorno. Il Pd in Emilia Romagna chiede più migranti, ma non vuole più curare chi viene dal Sud.
Non c’è il due senza il tre e infatti siamo alla terza violenza consecutiva a opera di clandestini. Prima una modella aggredita sul treno tra la Brianza e Milano, un assalto che solo la pronta reazione della ragazza ha evitato si trasformasse in qualche cosa di peggio. Poi una turista trascinata da due stranieri dietro una macchina in centro a Firenze e violentata. Quindi una commessa che a Cantù, mentre la mattina stava iniziando il turno di lavoro, è stata assalita quando si apprestava ad aprire il supermercato. Tutti e tre gli immigrati non avrebbero dovuto trovarsi sul territorio nazionale, perché irregolari e in qualche caso già autori di violenze.
Questa puntata di KISS è dedicata agli errori di progettazione, quelli che accadono quando gli ingegneri si dimenticano di pensare a chi dovrà usare le loro invenzioni.






