2024-11-29
Gruber bacchettona smentita dalle coetanee
Lilli Gruber (Imagoeconomica)
La conduttrice di La7 si scaglia contro la riduzione delle donne a «orifizi per far esplodere il piacere maschile». Non tutte le signore, però, vivono il sesso in modo così problematico. Anzi, tante Vip lo hanno riscoperto proprio in età avanzata. Magari, con i «toy boy»...«Noi donne siamo ridotte ai nostri orifizi a disposizione dell’esplosione del piacere maschile. Non è il modello di donne per cui abbiamo combattuto. Siamo sottomesse, parte del dominio dei maschi, rischiamo di tornare indietro di secoli, soprattutto in tempi come questi, in cui avanzano le destre più estreme, che non hanno certo tra le loro principali preoccupazioni il benessere e l’emancipazione femminile». Ullallah che cuccagna: me l’ero persa, Lilli Gruber a Otto e mezzo in modalità «diciamo pane al pane» (o «pene al pene», visto il tema, con una battutaccia da maschio bianco eterosessuale occidentale, e quindi predatore troglodita e anche un po’ «fassista», quale ormai sono considerato). Un’immagine «abrasiva», evocata in prima serata su La 7 a proposito del business della pornografia, che manco il Guido Cavalcanti, poeta del dolce stil novo: «Orifizi a disposizione dell’esplosione del piacere maschile». Però. Sono rimasto spiazzato non tanto per il conflitto d’interessi intravisto in filigrana, dato che Gruber sull’argomento ha licenziato un volume, dal titolo eloquente quanto elegante, Non farti fottere. E nemmeno per la sua indubbia capacità di tenere insieme la posizione subalterna delle donne nei film a luci rosse con l’arrivo a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni. Un’abilità alla Matteo Salvini, che scandisce elenchi in cui infila concetti random, come durante un comizio in Emilia-Romagna: «I valori in cui credere? La mamma, il papà, il parmigiano...». (Per inciso: temo che l’accostamento al leader della Lega suoni per Gruber ancor più indigesto dei «boschi di braccia tese» -nel saluto fascista - da cui lei, e i suoi ospiti in tv, sono ossessionati, vedendoli moltiplicarsi in tutto il globo terracqueo. Ora: le associazioni libere sono quelle che, secondo Sigmund Freud, sgorgano come flusso di coscienza, senza filtri, sotto forma di pensieri e parole in ordine sparso. Ma questa permanente reductio ad unum, tirare cioè sempre e comunque in ballo la destra al potere, altrimenti detta «deriva autoritaria», per risalire alle origini di ogni odierno fenomeno culturale e sociale, rasenta - sia detto con sincera simpatia - la psicopatologia giornalistica. Come la denuncia del patriarcato e del maschilismo imperante, che «hanno ripreso vieppiù vigore da quando la destra ecc. ecc.». Destra che però non ha alcuna responsabilità per l’assetto patriarcale de La 7, dove editore, amministratore delegato, direttori di telegiornale e di rete, conduttori del prime time dal lunedì alla domenica sono tutti - tutti! - uomini, chissà se Lilli se n’è accorta. Fine dell’inciso).No. La sorpresa nasce dal fatto che i segnali provenienti da «l’altra metà del cielo» - le donne, secondo un proverbio cinese ripreso da Mao - sono in controtendenza rispetto alla visione stereotipata e un po’ bigotta di un certo «cucuzzaro» di sinistra. Prendete ad esempio Sabrina Ferilli. In una chiacchierata con Marco Travaglio nel 2011 (epoca bunga bunga, è su YouTube), in cui lui forse si aspettava un’intemerata contro il «frequentatore di minorenni» Silvio Berlusconi, Ferilli che ti combina? Pur censurando l’«abuso di potere», la telefonata del Cavaliere premier alla Questura di Milano per far rilasciare Ruby Rubacuori, sulle presunte «lolite» pagate ad Arcore è tranchant: «Queste ragazze sono tutte molto maggiorate, è difficile capire (la loro età), non hai di fronte una ragazzina di 10 anni che ti mette paura, in verità hai di fronte una donna “vaccinata”». Per poi aggiungere: «Sono estranea a molti discorsi bacchettoni, sono di sinistra, e molto spesso questo si dimentica: chi è di sinistra dovrebbe essere molto più laico, perfino sui soldi che lui dà o avrebbe dato a queste ragazze, perfino quelli per me sono affari suoi» (le facce di Travaglio valgono il prezzo del biglietto).Queste mie annotazioni, intendiamoci, sono esenti da implicazioni di ordine morale. Ho già abbastanza problemi con la mia, di sessualità, per salire in cattedra a giudicare quella altrui, decretando cos’è retto e cosa no. Prendo solo atto delle tendenze in atto. È vero, nel porno circolano video con donne in ruoli da «sottomesse» (scelti, s’immagina, non imposti, sennò perché accettare?). Ma ci sono pure quelli in cui sono «dominatrici», magari firmati da registe donne. Soggetti, non oggetti. Con altre donne o uomini «schiavi» e gaudenti. So what?Leggere per credere un libro long seller, scritto nel 1997 da due donne, Dossie Easton e Janet Hardy, con un altro titolo non proprio chic, La zoccola etica. Un ossimoro, a ben guardare: come può tenere una condotta «virtuosa» una donna promiscua e dissoluta? Replica delle autrici: descriviamo le donne che esprimono tutto il loro potenziale sessuale, agendo in modo responsabile e consapevole (che a me pare una supercazzola, ma comunque dà l’idea. Almeno credo).Abbiamo poi le pornostar stricto sensu. Vorrei avere la competenza di Giampiero Mughini, capace di snocciolare titoli e specialità delle diverse signore e signorine, da «esperto del settore» quale egli è. E non sono io a fotografarlo così, ma Barbara Costa, che scrive in materia per Dagospia, autrice nel 2018 per Il Saggiatore del volume Pornage - Viaggio nei segreti e nelle ossessioni del sesso contemporaneo, la cui prefazione è stata scritta proprio da Mughini. Con tanto di confessione non richiesta: «Barbara ed io facciamo parte entrambi degli 80 milioni di esseri umani che ogni giorno smanettano su Pornhub» (un altro ossimoro, a pensarci bene: un trastullo solitario, ma non in solitudine).Ma è nella vita di tutti i giorni che per le donne, tanto più se âgée, il sesso non è più un tabù, di cui è tabù parlare. Un’attrice raffinata come Gwyneth Paltrow, 52 anni, si è messa a commerciare le candele che profumano di sé, rectius: di una parte ben precisa di sé, e vabbè. Lo scorso 25 ottobre un’altra attrice, Gillian Anderson (do you remember X-Files?), 56 anni, ha sentenziato, in un’intervista a Sette, che ha messo il suo volto in copertina: «Le fantasie sessuali rendono le donne libere. Raccontarle non è pornografia, ma un’operazione verità». Come dimostrato, addirittura più di 30 anni fa, da due saggiste: la psicoanalista Louise J. Kaplan con Perversioni femminili, e Nancy Friday con Donne sopra, pubblicati entrambi nel 1991. Nel 2018 si è aggiunta Wednesday Martin con Vita segreta di noi stesse - Perché (quasi) tutto quello che credi di sapere sulle donne e il sesso è sbagliato, volume che si conclude con il ringraziamento a figli, figliastri e marito, Joel Moser, «con cui la vita e l’amore coniugali sono l’avventura più grande che esista» (e meno male).Per rimanere dalle parti di Hollywood, vanno registrate le pubbliche ammissioni, e senza imbarazzo alcuno, di Helen Mirren, classe 1945, italiana di adozione, dato che possiede una masseria a Tiggiano, in Puglia, ha imparato il dialetto salentino e si è prestata a girare un video durante il Covid proprio da quelle parti con Checco Zalone, La vacinada: «Il sesso da giovani era paranoico e vuoto, a 70 è grande e meraviglioso, migliore che mai» (le ha fatto eco l’ottantenne Keith Richards dei Rolling Stones: «Il sesso alla mia età è molto eccitante, non sai mai se quello che arriva è un orgasmo o un infarto»). Così, nel film Il piacere è tutto mio Emma Thompson, 65 anni, è una cinquantacinquenne vedova che si regala un’esperienza inedita: ingaggiare un gigolò con cui accoppiarsi biblicamente.Nicole Kidman, 57 anni, è uscita invece sfinita del suo ultimo film, Babygirl (trama: una amministratrice delegata mette a repentaglio carriera e famiglia per una relazione con un imberbe stagista, un caso Bill Clinton-Monica Lewinsky al contrario) causa overdose da scene di sesso: «Mi sono dovuta fermare perché non volevo più raggiungere altri orgasmi», ecco. E che dire di Robin Wright, 58 anni, già moglie di Sean Penn, protagonista con Kevin Spacey della serie House of cards, che nell’aprile 2015 parlò con Vanity Fair del suo rapporto con il collega Ben Foster, 14 anni di meno all’anagrafe: «Una vera signora non dovrebbe dirlo, ma io non ho mai avuto così tanti orgasmi come da quando sto con Ben», aridanga.Che la differenza d’età non sia più un ostacolo insormontabile lo conferma Rita Rusic, 64 anni, fidanzata con un trentatreenne. Commentando con il settimanale Chi la serie tv Inganno, in cui Monica Guerritore, 66 anni, non disdegna le scene di nudo con un giovane uomo (Giacomo Gianniotti, la cui moglie nella vita ha 9 anni più di lui, meno dei 16 esistenti tra la modella Heidi Klum, 51 anni, e il marito Tom Kaulitz, e ancora meno dei 24 tra Brigitte Trogneux ed Emmanuel Macron, presidente di Francia) ha tenuto a chiarire: «Nella fiction lei s’innamora di un uomo con la metà dei suoi anni perché si sente inadeguata, finita, ma non è il mio caso». E neppure quello di Cher, 78 anni, una vera pioniera, oggi in coppia con un rapper di 38 anni, e che in tv ha ironizzato: «Il motivo per cui frequento uomini giovani? Be’, quelli della mia età ormai sono tutti morti». Quando si dice: fare di necessità virtù.