2025-09-23
Grillo jr e i suoi amici condannati per stupro
Otto anni a Ciro, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta. Sei anni e sei mesi per Francesco Corsiglia. L’accusa ne aveva chiesti nove per tutti e quattro. Nessuno era in aula, assente anche la vittima. Le difese annunciano il ricorso: «Troppe contraddizioni».Il bagno di sangue per le difese è arrivato dopo tre ore di camera di consiglio: il collegio del Tribunale di Tempio Pausania ha inflitto 8 anni di reclusione a Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 stelle Beppe, a Edoardo Capitta e a Vittorio Lauria; 6 anni e 6 mesi a Francesco Corsiglia. Nessuno dei quattro era presente in aula, ma quando i difensori gli hanno comunicato la notizia sono finiti in una bolla di incredulità. Assente, su consiglio dell’avvocato Giulia Bongiorno, anche la studentessa che li accusava. Alle 19 di ieri il presidente Marco Contu ha letto il dispositivo in aula. L’aria era molto tesa. Il finale di una storia cominciata nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, nella villa dei Grillo ad Arzachena, è tutto in quelle poche righe. Pena base 6 anni, con la continuazione si arriva a 8. Riconosciute le attenuanti generiche, bilanciate con le aggravanti. È stata decisa una provvisionale da 10.000 euro da liquidare alle parti civili per Grillo, Lauria e Capitta, da 5.000, invece, per Corsiglia, condannato per la violenza di gruppo (a cui ha sempre negato di avere partecipato), ma solo per uno dei tre episodi ricostruiti nel capo d’accusa (per lui la continuazione ha un peso di 6 mesi). «La mia assistita è scoppiata in lacrime, mi ha commosso», ha raccontato ai giornalisti l’avvocato Bongiorno, aggiungendo: «Le prime lacrime di gioia in un percorso in cui è stata crocefissa». E ha rivendicato: «Ha denunciato e creduto nella possibilità che ci fosse giustizia. Questa è una sentenza granitica, perché dimostra che quando ci sono delle violenze non vince lo struzzo, ma chi ha il coraggio di denunciare». Per le difese, che avevano chiesto l’assoluzione «perché il fatto non sussiste», è arrivata la doccia fredda: «Siamo molto delusi», ha commentato l’avvocato Enrico Grillo, difensore di Ciro, «ma ribadiamo che siamo convinti dell’innocenza». L’annuncio dell’appello è immediato: «Proseguiremo nei gradi di giudizio successivi». I difensori avevano replicato per quattro ore; poi la Corte si è ritirata. Il perimetro giuridico lo aveva segnato il procuratore Gregorio Capasso. Per lui la chiave era la linearità della versione della parte offesa e le oscillazioni degli imputati: loro «sono inattendibili»; lei, invece, «ha sempre ripetuto le stesse cose». E ieri, dopo la sentenza, ha commentato: «Abbiamo offerto quella che secondo noi era la migliore interpretazione delle risultanze processuali, ma è una vicenda triste perché coinvolge sei giovani ragazzi». Proprio la parte civile aveva spostato l’asse sul danno umano e sul contesto culturale ricavato dalle chat. La Bongiorno, durante una arringa piena di dettagli scabrosi, aveva scandito: «Con una violenza sessuale si muore dentro». Tra luglio e settembre 2025 l’aula ha assorbito di tutto: la memoria di parte civile (oltre 650 pagine), le arringhe che hanno setacciato video, audio, messaggi e dettagli di orari. E non sono mancati i colpi di scena: il 3 settembre è morto il figlio del presidente del collegio, un ragazzo di 22 anni che si è tolto la vita gettandosi sui binari della metro. Per questo la sentenza è slittata, costringendo il Csm a chiedere l’applicazione a tempo di record di una toga appena passata a un altro ufficio. Il giorno del rinvio si è aperta una polemica sulla gestione della vicenda: secondo quanto riferito in aula dalla presidente provvisoria Marcella Pinna, la presidente facente funzioni, Caterina Interlandi, aveva insistito affinché il processo fosse celebrato immediatamente. Una posizione che aveva lasciato interdetti avvocati e giornalisti: «Il presidente Contu ha dato la sua disponibilità, addirittura per oggi», aveva detto Pinna, aggiungendo, però, che a lei «sembrava una cosa assurda» perché «dopo una tragedia del genere non ha la lucidità per decidere in un processo così». L’avvocato Alessandro Vaccaro aveva attaccato: «È impensabile pensare che un giudice possa entrare in aula il giorno dopo un lutto così». La Interlandi, dopo la polemica, ha smentito di aver chiesto la celebrazione immediata del processo. In questo clima la Bongiorno ha insistito sulle chat, nelle quali le ragazze vengono apostrofate «come tr… e cagne». Poi, l’affondo: «Le sono state rivolte 1.675 domande in un interrogatorio durato complessivamente 35 ore… Presidente, attenzione però, perché esistono anche diritti della vittima». E proprio in chiusura di arringa, la mossa che aveva spaccato l’aula in due: «Se voi assolvete, affermate che la ragazza è una ninfomane». Una frase che aveva gelato il pubblico e che la Bongiorno aveva caricato di significato: «Non è una maga Circe che ammalia i suoi uomini e li trasforma anziché in animali, in imputati». La difesa aveva replicato colpo su colpo, con numeri e tabelle: l’avvocato Grillo ha prodotto una memoria con 387 criticità, suddivise tra «70 “non ricordo”, 20 contraddizioni interne (versioni divergenti fornite dallo stesso teste, ndr), 19 esterne (incompatibilità con altri testimoni o con i dati oggettivi, ndr) e 23 risposte elusive o reticenti». Che, spalmate sui 330 minuti di interesse probatorio, fanno la bellezza di «70,4 criticità per ora» e «più di una criticità al minuto». Per le difese «ogni testimone» sarebbe caduto «in decine di incongruenze», i dati digitali, ambientali e testimoniali «non solo non confermano, ma smentiscono». La conclusione: «Siamo lontanissimi dalla soglia della certezza processuale». Poi la palla è passata ai giudici. La domanda era brutale: le prove erano sufficienti per superare il ragionevole dubbio? I giudici di primo grado hanno ritenuto di sì.
«The Pitt» (Sky)
Debutta su Sky il 24 settembre The Pitt, serie con Noah Wyle ambientata al Pittsburgh Trauma Medical Center. Cruda e immersiva, racconta in tempo reale il caos del pronto soccorso e ha già vinto cinque Emmy, inclusa la miglior serie drammatica.
Ecco #DimmiLaVerità del 23 settembre 2025. L'esperto di geopolitica Daniele Ruvinetti commenta le numerose incursioni di droni in Europa e la debolezza del nostro continente.
Il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli Roberto Alesse
Si sono concluse le procedure di interpello di tutte le Direzioni territoriali e di alcune Direzioni centrali dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Sotto la guida del direttore, Roberto Alesse, a seguito dell’imminente entrata in vigore della storica riforma organizzativa dell’Agenzia, che ha fuso le competenze giuridiche e informatiche di tutti gli Uffici, è stato delineato, in modo stabile, il nuovo assetto dirigenziale di prima fascia per i prossimi 3 anni.
Di grande rilievo istituzionale è la nomina del Generale di Divisione della Guardia di Finanza, Rosario Massino, che sarà, a partire dal 1° novembre 2025, il nuovo Direttore dell’Ufficio Internal Audit della Direzione Generale. Confermati nei ruoli strategici di prima fascia, a partire dalla medesima data, il dott. Leonardo Di Stefano e l’ing. Stefano Saracchi a capo, rispettivamente, dell’Ufficio Affari giuridici e normativi e della Direzione Organizzazione e Trasformazione digitale. La Direzione del Personale sarà affidata, a partire dal 1° gennaio 2026, al dott. Salvatore Roberto Miccichè.
Sul Territorio, la responsabilità delle nuove Strutture di vertice sarà affidata, dal 1° novembre 2025, alla dott.ssa Teresa Rosaria De Luca (Direzione territoriale Emilia-Romagna e Marche), al dott. Maurizio Montemagno (Direzione territoriale Lazio e Abruzzo), al dott. Andrea Maria Zucchini (Direzione territoriale Liguria), alla dott.ssa Maria Preiti (Direzione territoriale Piemonte e Valle D’Aosta), al dott. Domenico Frisario (Direzione territoriale Puglia, Molise e Basilicata), al dott. Davide Bellosi (Direzione territoriale Toscana e Umbria), al dott. Franco Letrari (Direzione territoriale Veneto e Friuli Venezia-Giulia), al dott. Marco Cutaia (Direzione territoriale Lombardia), alla dott.ssa Maria Alessandra Santillo (Direzione territoriale Campania), al dott. Antonio Di Noto (Direzione territoriale Calabria), al dott. Davide Miggiano (Direzione territoriale Sicilia), al dott. Gianluigi D’Urso (Direzione territoriale Sardegna), al dott. Stefano Girardello (Direzione territoriale Trentino Alto-Adige).
«Esprimo le mie più sincere congratulazioni ai Direttori di vertice chiamati a gestire le nuove strutture dell’Amministrazione in un momento storico assai intenso per le riforme in atto - commenta Roberto Alesse, direttore dell’Agenzia - e un sentito ringraziamento va alla Commissione di valutazione per il conferimento degli incarichi dirigenziali, per l’eccezionale impegno e la professionalità dimostrati nella conclusione della procedura di interpello».
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