2020-09-12
Grillo blinda il premier e scarica Rousseau
Da sinistra, Giuseppe Conte, Beppe Grillo e Luigi Di Maio (Ansa)
L'ex comico si fa vedere con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, benedicendo il governo. Intanto nasce un «correntone» M5s anti Casaleggio che chiede di abbandonare la piattaforma on line. L'operazione serve a rafforzare l'alleanza con il Pd, che il figlio di Gianroberto mal digerisce.C'eravamo tanto amati: il M5s va verso la scissione più clamorosa, quella con la piattaforma Rousseau, e quella che si annuncia è una separazione tutt'altro che consensuale. Ieri mattina Beppe Grillo si è presentato a sorpresa a Roma, alla presentazione del libro blu dell'Agenzia delle dogane, e ha posato la sua elevata mano sul ciuffo del premier Giuseppe Conte. Non solo: Grillo ha pure ribadito a Luigi Di Maio, che la guerra che il ministro degli Esteri stava portando avanti contro Conte e contro il governo secondo lui è deleteria, richiamando all'ordine Giggino, il quale ha capito l'andazzo e ha sotterrato (o finto di sotterrare) l'ascia di guerra: «Una piacevole chiacchierata», ha scritto Di Maio su Facebook, «con Beppe Grillo. Abbiamo tante nuove idee da concretizzare, tante battaglie da vincere per i cittadini. E non ci fermeremo. Il Movimento ha bisogno di tutti. Noi ci siamo, ci siamo sempre stati e ci saremo». «Continuate così», ha detto Grillo a Conte e Di Maio: tradotto, cercate di mantenere buoni rapporti e non fatevi la guerra come è successo negli ultimi mesi. Del resto, già da un paio di settimane tra Conte e Di Maio il clima sembra essersi un po' rasserenato, dopo che il ministro degli Esteri ha cannoneggiato per lungo tempo il fortino di Palazzo Chigi. Dunque, si ricomincia da zero, o meglio da tre, o forse da 30: tanti sono i firmatari del documento di «Parole guerriere», correntone del M5s che è uscito allo scoperto con una lettera aperta al reggente Vito Crimi .Tra i big del M5s che fanno parte del gruppo spiccano Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, e Carlo Sibilia, sottosegretario all'Interno. «Carissimo Vito», scrivono i guerrieri, «ti scriviamo per esporti alcune urgenti considerazioni, alla luce delle ultime indiscrezioni apparse sulla stampa su un voto che riguarderebbe la natura della futura leadership. Il nostro intento è quello di supportarti in questa delicata fase ed offrirti alcune nostre proposte operative. Riteniamo sia necessario evitare ulteriori improvvise votazioni sulla piattaforma Rousseau che non siano precedute da un adeguato dibattito interno. Dobbiamo definitivamente abbandonare la stagione dei caminetti che, senza trasparenza ed in luoghi non consoni, determinano la vita o la morte del Movimento. Alla luce di tutto questo», prosegue la lettera, «ti chiediamo di prendere in considerazione il seguente iter operativo, prima della fine dell'imminente tornata elettorale: raccogliere tutte le mozioni sull'organizzazione interna e sull'identità politica del M5s; convocare in modo trasparente i corrispondenti promotori; disegnare il perimetro politico comune per la futura convocazione degli Stati generali del M5s».Missione impossibile, quella dei firmatari della lettera aperta a Crimi: per fare quello che i grillini di «parole guerriere» chiedono a Crimi non basterebbero 10 mesi, figuriamoci i 10 giorni che ci separano dalle elezioni regionali. A cosa serve allora questa mossa? Innanzitutto, a quanto risulta alla Verità, ad accelerare il divorzio tra il M5s e Davide Casaleggio, e quindi Rousseau. Il timore di buona parte dei parlamentari pentastellati, infatti, è che Casaleggio, ormai in aperta rottura con la linea pro-Conte e pro-Pd di Grillo, voglia procedere con la votazione on line per l'elezione del nuovo capo politico. Una votazione che avrebbe come probabile vincitore Alessandro Di Battista, molto forte sulla rete. Non solo: chi vuole la separazione da Rousseau, fa intendere anche che la votazione sulla piattaforma-totem del M5s non darebbe piene garanzie di affidabilità dei risultati. Davvero un bel paradosso per chi ha sempre sbandierato Rousseau come il simbolo della trasparenza. Infine, la vile pecunia: deputati e senatori non sono più disposti a versare i 300 euro mensili per il funzionamento della piattaforma. In sostanza, il fronte anti-Casaleggio, con la benedizione di Di Maio, insiste per una leadership collegiale, mentre Di Battista, sostenuto da Paola Taverna, insiste per una incoronazione su Rousseau di un nuovo capo politico.Luigi Di Maio non sarebbe ostile a questa mossa, ma il ministro degli Esteri, in queste settimane, appare politicamente sbandato: la sua azione di logoramento contro Conte ha prodotto, tra i «danni collaterali», il mancato accordo elettorale in Puglia e Toscana, regioni in bilico. Se il centrodestra prevarrà, per Conte e il governo saranno guai. «Immaginate», rivela una fonte parlamentare del M5s alla Verità, «cosa succederà se la destra vincerà in Puglia e in Toscana per pochissimi voti: sarà stata tutta colpa nostra e il Pd ci accuserà di aver messo a repentaglio il governo di cui noi stessi facciamo parte. Senza contare il fatto che le regionali per noi saranno comunque una disfatta. Non conteremo niente chiunque vinca, e andando avanti così spariremo». Ma allora l'obiettivo è dare il via libera anche all'accordo col Pd alle regionali e alle amministrative? «Diciamo», risponde la fonte, «che non ha senso andare governare insieme a Roma e dividerci e perdere sui territori. Al Nord ormai siamo spariti, in Liguria perderemo anche alleati col Pd, ma al Centro e al Sud possiamo ancora dire la nostra».Sullo sfondo di tutto ciò, il rimpasto, giudicato inevitabile dopo le regionali. Il M5s teme che il Pd, pure da sconfitto, presenterà il conto agli sconfittissimi grillini, facendo pesare le percentuali. Grande è la confusione sotto le cinque stelle, la situazione non potrebbe essere peggiore.
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