2021-08-15
I grillini sproloquiano di voto online ma siamo il Paese più bucato d’Europa
Mentre la rete informatica del Lazio è ancora in alto mare, in Parlamento c'è chi spinge per inaugurare alle elezioni politiche quanto sperimentato finora nella sola Estonia. Una «prova» già alle Amministrative.Dopo due settimane dall'attacco hacker alla rete informatica della Regione Lazio, ancora in alto mare, mentre servono banchetti e fogli per la raccolta dei dati e degli autografi per promuovere un referendum o presentare un partito alle elezioni perché è impossibile raccogliere le firme online, siamo pronti per l'i-voting cioè il voto via internet per le elezioni politiche. Non pensando a rischi e criticità di tale «innovazione», ricordiamo che il portale Salute Lazio, quello delle prenotazioni per vaccini e tamponi, è ancora fuori uso. Dalla Pisana avevano assicurato che entro il 15 agosto sarebbe stato riattivato il portale Salute Lazio, il Servizio di scelta e revoca del medico e la posta elettronica regionale, mentre il sistema del nuovo Cup per la gestione delle prestazioni specialistiche è attivo da martedì scorso, ma soltanto in 10 Asl, le rimanenti saranno attive da domani. Insomma tutto rifunzionerà presto, ma l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, e il presidente Nicola Zingaretti assicuravano che dopo il cyber attacco tutto sarebbe tornato a posto in 72 ore senza chiarire però da quando iniziava il conteggio… Abbiamo però una certezza: di cyber sicurezza nessuno sapeva nulla, avendo lasciato «bucare» una rete regionale che coinvolge i dati sensibili di quasi 6 milioni di persone e che, malgrado ciò, siamo pronti a un salto nel buio: alle elezioni del 2022 partirà la sperimentazione del voto elettronico per chi non può raggiungere il seggio o il Comune di residenza. Cioè, siamo pronti ad affrontare nuove elezioni politiche senza temere il rischio ransomware, il software pirata che potrebbe «catturare» i dati degli elettori e mettere in ginocchio i seggi elettorali a meno che non venga pagato un riscatto. E senza dimenticare che nel nostro Paese già la trasmissione analogica dei voti dai seggi alle prefetture al Viminale in alcuni casi può durare intere giornate. Ma tant'è.Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e il titolare della Digitalizzazione Vittorio Colao alcuni giorni fa hanno firmato il decreto attuativo che dà il via alla sperimentazione del voto elettronico previa sperimentazione: il decreto prevede infatti una simulazione priva di valore legale, poi una simulazione svolta su una vera tornata elettorale. Sappiamo intanto che il cosiddetto i-voting, cioè il voto via internet può essere espresso attraverso computer, tablet, o smartphone di proprietà dell'elettore oppure nelle postazioni messe a disposizione dagli uffici elettorali più vicini, tramite una web application alla quale è possibile accedere con la propria identità digitale. Il sistema verrà gestito esclusivamente da personale autorizzato dal Viminale, mentre l'Agenzia per l'Italia digitale (Agid) e le Autorità per la sicurezza cibernetica nazionale ne verificheranno lo sviluppo, i requisiti tecnici e il corretto funzionamento prima di ogni tornata elettorale. Il solo titolare al trattamento dei dati personali sarà il ministero dell'Interno che dovrà garantire anonimato, autenticità, segretezza e verificare che il voto sia stato espresso una sola volta per persona. Inoltre, la piattaforma di voto dovrà essere dotata di elevatissimi standard di sicurezza per proteggere i dati personali degli utenti e prevenire qualsiasi manomissione informatica dei risultati. Ancora non si sa quando si faranno le due prove ma in Parlamento c'è chi spinge sull'acceleratore per inaugurare la nuova frontiera della democrazia 2.0 sperimentata finora soltanto in Estonia. A cominciare dal presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, pentastellato promotore dell'iniziativa: «La sperimentazione del voto elettronico sarà mirata a studenti fuorisede e agli italiani all'estero, circa 7,5 milioni di votanti, categorie che soffrono ostacoli burocratici insormontabili senza il digitale. Siamo di fronte a un risultato storico. Ci affidiamo al lavoro degli esperti e alla sperimentazione finanziata con un milione di euro, fissando un obiettivo concreto: il voto online sia realtà alle prossime politiche. Negli ultimi 16 anni lo Stato ha speso più di 60 milioni di euro per rimborsare parzialmente i biglietti di treni e aerei. Credo che queste risorse possano essere meglio investite in innovazione». Ma, in caso di brogli, con un sistema di voto completamente centralizzato potrebbe essere impossibile individuare la sezione in cui è stata commessa un'irregolarità e questo comporterebbe l'annullamento dell'intera elezione, trasformando un singolo broglio in uno strumento per bloccare tutto il processo democratico.