2024-07-25
«Il Green non ricada sulle aziende»
Enrico Moretti Polegato (Ansa)
Il presidente di Diadora Enrico Moretti Polegato: «Servono incentivi per le ditte alle prese con i vincoli europei Inseguire la Cina vuol dire avvitarsi in una corsa al ribasso che impoverisce l’impresa».«Il percorso del Green deal ormai non si può bloccare. Ciò che si può fare, invece, è evitare di trasformare la decarbonizzazione in una stangata per le imprese. Su questo la nuova Commissione europea deve riflettere mettendo a punto un piano di incentivi e sostegni per quelle aziende che finora hanno investito con grandi sforzi sulla sostenibilità della produzione e dei prodotti». Enrico Moretti Polegato, presidente di Diadora, marchio del gruppo Geox, focalizzato sulle scarpe sportive, evidenzia alcune esigenze del mondo dell’industria, alla luce della conferma dell’agenda green da parte della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.«Non possono essere i consumatori e le aziende a pagare il conto di questa politica».Con l’accelerazione della decarbonizzazione, si rischia una deindustrializzazione. Che fare?È necessario attuare un piano chiaro e definitivo di incentivi e aiuti alle imprese che innovano per migliorare la propria performance. L’industria non può essere lasciata da sola alle prese con la riconversione in chiave sostenibile della produzione e la concorrenza con realtà imprenditoriali di Paesi che invece non hanno vincoli green. Bruxelles deve recepire le istanze dell’industria europea che vive un passaggio molto critico per le implicazioni economiche che comporta».Aiuti e incentivi con quale formula e in quali tempi?«Spetta a Bruxelles riempire di contenuti questi temi. È fondamentale che il piano sia definitivo, che non venga cambiato ogni semestre. Le imprese hanno bisogno di certezze per programmare gli investimenti».Diadora parteciperà alle Olimpiadi di Parigi con prodotti a tecnologia avanzata. Come pensate di conquistarvi un posto in un settore dominato da colossi?«Saremo presenti a Parigi con un team di atleti che indosseranno sneakers da running ad alta performance, realizzate interamente in Italia. Abbiamo progettato le calzature confrontandoci con gli atleti che ci hanno guidato alla ricerca del prodotto tecnologicamente più performante. I nostri campioni sono nomi noti anche al grande pubblico come Massimo Stano, l’olimpico della marcia a Tokyo 2020, l’oro Antonella Palmisano, Alessandro Cannata e Samuele Ceccarelli e la lunghista Larissa Iapichino, record mondiale under 20 indoor».Vi siete concentrati sui prodotti per il grande sport. Quelli per il consumatore?«Lo sport è il laboratorio di ciò che poi viene proposto al largo pubblico. Sono due settori interdipendenti. Il consumatore cerca sempre di più prodotti ad alta tecnologia sperimentati nelle competizioni. Dal canto loro gli sportivi professionisti sono attenti anche allo stile».L’holding di famiglia Lir, che controlla Geox, ha salvato il marchio Diadora che era destinato al fallimento. Come riuscite a reggere la concorrenza dei colossi dello sport?«Quando abbiamo rilevato Diadora, l’azienda era in un momento di seria difficoltà economica e finanziaria. Abbiamo ridefinito l’identità del marchio e trovato uno spazio di presenza sul mercato. Ora operiamo in una serie di settori, dalla calzatura performante alle sneaker da portare ogni giorno, alla calzatura da lavoro. Sarebbe una follia strategica metterci a competere in modo diretto con i colossi dell’industria sportiva. Il confronto con questi big ci serve semmai per aggiustare il tiro della nostra strategia mirata ad avere una identità di marchio ben definita e differente dalle altre. Il nostro essere il marchio italiano dello sport ci consente di ritagliarci uno spazio anche sul mercato degli Stati Uniti. Vendiamo calzature da corsa ad alto livello tecnologico attraverso una distribuzione specializzata, con un giro d’affari vicino a 20 milioni di dollari. Il mercato di riferimento più grande resta quello italiano».Non temete la concorrenza delle piattaforme cinesi?«La concorrenza di queste piattaforme, per le industrie italiane, è pericolosa dal punto di vista strategico. I cinesi puntano sui forti ribassi e sulla veloce rotazione dei prodotti. Inseguirli vuol dire avvitarsi in una corsa al ribasso dei costi che impoverisce l’azienda. La risposta a questo tipo di concorrenza non può che essere l’investimento sulla specificità del marchio. Spesso si sottovaluta il consumatore che non è affatto sprovveduto, ma sa valutare il valore del prodotto. Ci sarà sempre chi sceglie il basso prezzo a prescindere dal contenuto. La sfida non si può ridurre a chi fa il massimo ribasso, è una strategia perdente. L’industria italiana deve continuare a investire sulla qualità, un campo su cui è vincente».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.