- «Il Paese lascia il programma di assistenza finanziaria con un'economia più forte», sancisce l'Eurogruppo dopo un accordo definito «storico» da Alexis Tsipras. Ma Atene è costretta ad accettare condizioni capestro sui conti pubblici per altri quattro anni.
- Complessivamente sono stati stanziati al Paese ellenico 241,6 miliardi di euro, pari allo 0,27% del Pil dell'intera area euro nel periodo compreso tra il 2010 e il 2018.
«Il Paese lascia il programma di assistenza finanziaria con un'economia più forte», sancisce l'Eurogruppo dopo un accordo definito «storico» da Alexis Tsipras. Ma Atene è costretta ad accettare condizioni capestro sui conti pubblici per altri quattro anni. Complessivamente sono stati stanziati al Paese ellenico 241,6 miliardi di euro, pari allo 0,27% del Pil dell'intera area euro nel periodo compreso tra il 2010 e il 2018.Lo speciale contiene due articoli.La buona notizia è che, dopo otto anni di lacrime e sangue, il prossimo 20 agosto la Grecia uscirà dal tunnel del programma di aiuti internazionali. Doveva essere una formalità, e invece la riunione dell'Eurogruppo è durata fino alle prime ore di venerdì mattina. Un segnale allarmante sulle divergenze occorse durante l'incontro. Secondo le indiscrezioni, la Germania ha sollevato obiezioni in merito all'entità dell'ultima cedola di aiuti. «L'Eurogruppo riconosce gli sforzi significativi compiuti dai cittadini greci negli ultimi anni», si legge nella nota pubblicata alle prime luci dell'alba. «La Grecia lascia il programma di assistenza finanziaria con un'economia più forte basandosi sulle riforme fiscali e strutturali attuate. È importante continuare queste riforme, che forniscono le basi per un percorso di crescita sostenibile con maggiore occupazione e creazione di posti di lavoro, che a sua volta è la migliore garanzia della Grecia per un futuro prospero».Nel concreto, oltre a sancire la fine del piano di aiuti, l'accordo dell'Eurogruppo si basa su due punti. Il primo è il via libera alla quinta e ultima tranche del finanziamento erogato dall'Esm, pari a 15 miliardi di euro. È l'ultimo step del terzo programma di aggiustamento finanziario destinato a risanare l'economia di Atene, iniziato nell'agosto del 2015. Negli ultimi otto anni, secondo i dati diffusi al termine della riunione dell'altra notte, la Grecia ha ricevuto finanziamenti per complessivi 241,6 miliardi di euro. Una vicenda che inizia nell'autunno del 2009, quando il premier George Papandreou ammette che i conti diffusi dai precedenti governi erano stati falsificati per consentire alla Grecia l'ingresso nell'eurozona. La notizia getta forti dubbi sulla sostenibilità del debito greco, i cui titoli vengono classificati nell'aprile del 2010 al livello di «bond spazzatura». Da qui la decisione di formalizzare la richiesta di intervento all'Unione europea e al Fondo monetario internazionale. Seguono tre programmi di sostegno all'economia, ognuno dei quali vincolato all'approvazione di riforme durissime. Il primo, frutto di accordi bilaterali, inizia nel 2010 e termina nel 2013 e porta una dotazione di 80 miliardi di euro, ai quali bisogna aggiungerne altri 30 dal fondo monetario internazionale. La seconda parte viene veicolata dal Fondo europeo di stabilità finanziaria (che si trasformerà successivamente nel Meccanismo europeo di stabilità) e dura fino all'agosto del 2015. È il programma più sostanzioso, con 141,8 miliardi stanziati dall'Ue e 19,8 dal Fmi. Oltre al benestare per ricevere l'ultima quota di fondi, Atene porta a casa anche un allungamento di dieci anni per la restituzione dei 96,9 miliardi di euro di debito e uno slittamento di dieci anni degli interessi. L'Eurogruppo si è reso disponibile a valutare ulteriori misure qualora in futuro le cose dovessero tornare a mettersi male.«Stanotte finiscono otto lunghi anni di crisi per la Grecia e per l'intera eurozona. Stanotte inizia un nuovo capitolo», ha scritto su Twitter il commissario europeo per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici. Soddisfazione anche da parte del ministro greco delle Finanze, Euclid Tsakalotos e del primo ministro, Alexis Tsipras. Il premier ha definito «storico» l'accordo siglato all'Eurogruppo, precisando che il paese «non abbandonerà il percorso di riforme» intrapreso nell'ultimo decennio. Nonostante l'ottimismo dei suoi governanti, sul futuro della Grecia gravano pesanti incognite. La popolazione è arrivata all'appuntamento di giovedì stremata da anni di scioperi e tagli al welfare. Stando all'ultimo rapporto Eurostat sulle povertà estreme, un cittadino greco su cinque non può permettersi di pagare le bollette, acquistare carne regolarmente o comprare una tv o un telefono cellulare. In questo contesto l'anno prossimo scade il mandato di Alexis Tsipras e i greci saranno chiamati a rinnovare il parlamento. Syriza, il partito del premier che alle scorse elezioni aveva raccolto il 36,34% dei voti, è dato in forte calo negli ultimi sondaggi. «Ciò di cui il Paese ha bisogno è una crescita elevata», si legge in una nota diffusa ieri da Nuova democrazia, il partito di centrodestra che secondo le ultime rilevazioni è al 36% dei consensi. «Questo governo ha dimostrato che non è in grado di garantirla, perciò è tempo di un cambiamento politico». Oltre a licenziare, la scorsa settimana, l'ennesimo pacchetto di riforme, Atene si è impegnata a garantire un avanzo primario del 3,5% sul Pil fino al 2022 e del 2,2% fino al 2060. Un obiettivo che potrà essere raggiunto solo continuando a camminare sul sentiero dell'austerità per lunghi anni a venire. Dal canto suo il fondo monetario internazionale, pur plaudendo all'accordo, ha espresso forti riserve sulla sostenibilità a lungo termine del debito pubblico ellenico, cresciuto vertiginosamente fino a sfiorare il 180% del prodotto interno lordo. Per la Grecia gli aiuti saranno anche finiti, ma i problemi sono destinati a durare ancora per molto tempo.INFOGRAFICA!function(e,t,n,s){var i="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js");<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/grecia-il-salvataggio-e-finito-lincubo-no-2580384140.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-debito-pubblico-resta-al-180-del-prodotto-interno-lordo" data-post-id="2580384140" data-published-at="1763543750" data-use-pagination="False"> Il debito pubblico resta al 180% del Prodotto interno lordo Giphy Quello che si avvia a concludersi il prossimo 20 agosto è il terzo e ultimo programma di sostegno all'economia ellenica. Complessivamente, secondo i dati ufficiali diffusi dall'Eurogruppo al termine della riunione svoltasi nella notte tra giovedì e venerdì, sono stati stanziati 241,6 miliardi di euro, pari allo 0,27% del Pil dell'intera area euro nel periodo 2010-2018.Tutto ha inizio nell'autunno del 2009, quando il premier George Papandreu annuncia che i conti pubblicati dai precedenti governi erano stati falsificati per consentire alla Grecia l'ingresso nell'eurozona. Una notizia che ha scatenato negli investitori il timore sulla sostenibilità del debito greco, i cui titoli vengono classificati nell'aprile del 2010 al livello di «bond spazzatura». Da qui la decisione di formalizzare la richiesta di intervento all'Unione europea e al Fondo monetario internazionale.Il primo programma di aiuti da parte dell'Ue è stato licenziato nel maggio del 2010 e prevedeva uno stanziamento, tramite accordi bilaterali, di 80 miliardi di euro (effettivamente erogati 52,9) ai quali se ne aggiungono altri 30 da parte del Fmi. La seconda fase è stata veicolata tramite il Fondo europeo di stabilità finanziaria, istituito nel 2010 con una dotazione di 750 miliardi di euro (60 dalla Commissione, 440 dagli Stati e 250 dal Fmi) messi sul piatto per aiutare Grecia, Irlanda e Portogallo. La tranche destinata alla Grecia ammontava allora a 164,5 miliardi di euro, di cui 19,8 provenienti dal Fmi e 144,7 dal Fesf (effettivamente erogati 141,8). L'ultimo step, quello che termina il prossimo agosto, è partito nel 2015 con una dotazione di 86 miliardi, erogati tramite il Meccanismo europeo di stabilità (Esm). L'esborso degli aiuti da parte degli organismi internazionali è stato condizionato alla realizzazione di riforme radicali e dolorosissime come il taglio delle pensioni, la riforma del lavoro, liberalizzazioni e privatizzazioni. Misure grazie alle quali Atene è riuscita a tornare nel campo dell'avanzo primario ma che non hanno impedito al debito pubblico di crescere vertiginosamente fino a sfiorare il 180% sul Pil. Un macigno che continua a incombere minaccioso sul futuro della Grecia.Antonio Grizzuti
La Commissione rivede al ribasso la crescita dell’Italia nel 2025 (+0,4%) e gli «strilloni» anti-governo ghignano: «Fanalino». Ma le stime dei burocrati sono spesso fallaci. E il nostro Pil pro capite supera quelli della Germania e della Francia del debito.
Tutti a parlare del fatto che le previsioni di crescita per il 2025 relegano l’Italia a fanalino di coda. Ah, le previsioni arrivano dalla Commissione europea. Che quattro volte l’anno ci offre le sue analisi sul passato e le sue previsioni per il futuro. A febbraio sono pubblicate le previsioni invernali. A maggio quelle di primavera. A settembre quelle estive. E a novembre quelle di autunno. E sono queste quelle che molti quotidiani italiani hanno commentato ieri. Il faro era puntato sulla bassa crescita. Che è una realtà indiscutibile.
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Francesco Saverio Garofani, consigliere del presidente della Repubblica per gli Affari del Consiglio Supremo di Difesa, in un colloquio con il Corriere della Sera confessa: «Era una chiacchierata in libertà tra amici» e convinto di «non aver mai fatto dichiarazioni fuori posto, mai esibizioni di protagonismo» aggiunge di aver «letto e riletto Belpietro, senza capire in cosa consisterebbe il complotto».
Ansa
Slitta a oggi il termine per le modifiche alla manovra. Spunta bonus per le scuole private.
Rush finale per gli emendamenti alla manovra. È slittato a oggi il termine per la presentazione dei cosiddetti segnalati. Significa che le 5.742 proposte di modifica del testo iniziale, saranno ridotte a 414. Sempre oggi si svolgerà un pre Consiglio dei ministri in vista del cdm di domani. Uno dei punti all’ordine del giorno è lo schema di disegno di legge che prevede l’istituzione del Registro unico nazionale dei dispositivi medici impiantabili. Sono poi previsti due schemi di decreto legislativo. Il primo su Terzo settore, crisi d’impresa, sport e Iva. Il secondo, introduce integrazioni per Irpef e Ires, tocca la fiscalità internazionale, le imposte sulle successioni e donazioni e di registro, con modifiche anche allo Statuto dei diritti del contribuente e ai testi unici delle sanzioni tributarie. Si affronterà poi l’adeguamento alla normativa europea. Vengono esaminati in via definitiva i decreti relativi alle sanzioni per chi viola gli obblighi sui carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf).
Lucio Malan (Ansa)
La mossa di Lucio Malan ricorda che 275 miliardi di riserve sono del Paese. Anche se non ne può disporre per le regole europee.
Ci sono diversi modi per mandare frecciatine nemmeno tanto trasversali verso la Banca d’Italia, l’Eurosistema e la Ue. Uno è quello di voler stabilire in modo inequivocabile chi è il proprietario delle riserve auree detenute e gestite dalle stanze di Palazzo Koch.
Dopo un tentativo simile durante il governo Conte uno, a opera del senatore leghista Claudio Borghi, venerdì è stato il senatore Lucio Malan, capogruppo di Fdi al Senato, con altri quattro senatori del suo partito, ad apporre la propria firma su un lapidario emendamento alla legge di Bilancio 2026: «Le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano».






