2025-06-08
Il sistema Gravina si è sgretolato a Oslo
Luciano Spalletti e Gabriele Gravina (Ansa)
La responsabilità della sconfitta degli Azzurri in Norvegia non è figlia solo degli errori del Ct, ma soprattutto di quelli del presidente federale, che ignora tutti i segnali di declino del calcio tricolore. Spalletti adesso è a rischio esonero, i tifosi invocano Ranieri.Vuoti d’aria e vuoto pneumatico. L’Italia rientra barcollando da Oslo, i tre schiaffi della Norvegia rimangono stampati sui volti degli azzurri e la Nazionale è costretta ad affrontare il suo giorno più lungo. Se domani sera a Reggio Emilia non travolge la Moldavia nella seconda partita di qualificazione, la squadra di Luciano Spalletti rischia di vedere il prossimo Mondiale (Usa, Canada, Messico 2026) dal divano, e con lei milioni di italiani già depressi all’idea. Sarebbe il terzo flop consecutivo. Poiché si qualifica direttamente solo la prima del girone e la Norvegia è lontana (9 punti a 0), ancora una volta saremmo costretti ad attraversare il deserto dei playoff; le ultime due è andata malissimo, cacciati a calci prima dalla Svezia e poi dalla Macedonia del Nord. Un incubo con due responsabili: il ct parolaio e l’allegro presidente federale Gabriele Gravina, l’uomo delle autoassoluzioni che da anni galleggia sulla palude senza fare un plissè. Il calcio italiano che tutti gli osservatori davano in ripresa, in realtà passa da uno psicodramma all’altro. Otto giorni terribili: prima la disfatta dell’Inter nella finale di Champions, ora il tracollo della Nazionale. Un tiro in porta al 92’ con la riserva Lorenzo Lucca, prima solo palleggi orizzontali, solo impotenza cosmica di giocatori deambulanti senza un perché. Spalletti rischia la panchina e lo sa. «Non siamo questi», continua a ripetere ma ha annusato l’aria e aggiunge: «Ho bisogno di un confronto con il presidente per capire come e con chi continuare». Il ct è davanti al baratro e dopo un incontro interlocutorio al termine della partita dell’Apocalisse (nel quale Gravina gli detto di pensare solo al match di domani sera), ha già fissato il summit a Coverciano martedì mattina alla presenza del capo delegazione Gianluigi Buffon. Potrebbe essere quello del rilancio o quello dell’addio.Il tecnico toscano ha anche la colpa di avere mandato a morire nel freddo norvegese un’armata brancaleone, con giocatori fuori ruolo e fuori forma, sfiniti da una stagione snervante. E con gli interisti pure depressi dalla scoppola di Monaco; da un banale errore di Alessandro Bastoni (pure uno dei migliori difensori europei) è nato il primo gol. Poi il crollo della diga sotto i colpi di Erling Haaland, Alexander Sorloth e Antonio Nusa è stato inevitabile. Nessuno può imputare al ct il fallimento di un sistema che prevede in media otto calciatori stranieri nelle squadre italiane. Ma se la Nazionale non ha, dopo tre anni, uno straccio di gioco la colpa è sua. Ora dovrà chiedere agli stessi fantasmi di asfaltare la Moldavia; può anche succedere perché l’avversario è poco più che da oratorio (2 partite giocate, 2 sconfitte, 8 gol incassati e solo 2 fatti). Il responsabile del possibile fallimento non è solo Spalletti, da sempre allenatore di club che necessita di avere a disposizione i giocatori sette giorni su sette per farli funzionare. Al suo fianco in questa foto desolante c’è proprio Gravina, che si regge su un piedistallo di burro costruito nel 2021 con una vittoria all’Europeo (allora in panchina c’era Roberto Mancini) arrivata con la cometa della fortuna, ai rigori sia in semifinale (Spagna) che in finale (Inghilterra). Dopo, solo mediocrità e fughe dalle responsabilità. Il presidente si è nascosto mentre l’Italia balbettava calcio e falliva l’Europeo successivo. Ha fatto lo gnorri dopo la caduta con i quasi dilettanti macedoni. Si è voltato dall’altra parte mentre il sistema vacillava per lo scandalo Scommessopoli, con giocatori che scommettevano perfino nei raduni della Nazionale. Segnali inquietanti, prodromi del disastro. Per sua informazione, dopo l’eliminazione dal Mondiale in Brasile (Giancarlo Abete) e dopo l’umiliazione del 2018 con la Svezia (Carlo Tavecchio), i numeri uno della Federcalcio se ne sono andati in dignitoso silenzio. In questo caso la presenza di Gravina equivale a un vuoto di potere.Ora Reggio Emilia, la città del tricolore (che coincidenza) diventa il capolinea. O ci si rimette in piedi o si muore, sportivamente parlando. In attesa della partita a dadi col destino, i tifosi sui social hanno già emesso la loro sentenza: «Solo Claudio Ranieri ci può salvare». Il taumaturgo della Roma, che da tempo vorrebbe ritirarsi a pescare (ha 73 anni) e non ci riesce, diventa improvvisamente il salvatore della patria. In mancanza d’altro il futuro potrebbe essere lui, a meno di un ritorno di fiamma per Mancini, scappato a raggranellare dollari in Arabia Saudita. Ora è pentito e sembra pronto a tornare a Canossa, ma prima dovrà ricucire quello strappo proprio con Gravina. I due migliori allenatori italiani (Simone Inzaghi e Stefano Pioli) lo hanno imitato andando a arricchirsi nel deserto degli sceicchi. L’ex milanista ha fatto sapere d’essere pronto al rientro, ha nostalgia della pizza. Fra vuoti d’aria, vuoti pneumatici e vuoti di potere, nel frattempo l’Italia si affida all’atavico stellone. Domani contro i dopolavoristi moldavi potrebbe pure funzionare.