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2019-08-01
Gozi al servizio dei francesi mette d’accordo M5s e Fdi: «Toglietegli la cittadinanza»
Ansa
Francia o Spagna, purché se magna: l'incarico di consulente del governo francese per gli Affari Europei, assegnato a Sandro Gozi, esponente del Partito democratico, prima prodiano doc, poi renziano di ferro, ex sottosegretario con delega proprio agli Affari Europei nei governi presieduti da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, travalica i confini dell'opportunità politica e diventa un caso spinosissimo.
Gozi, che si è candidato alle ultime europee in Francia, nelle liste del partito En Marche del presidente Emmanuel Macron, non è stato eletto (nonostante vada dicendo il contrario), ma potrebbe entrare a far parte del Parlamento europeo il prossimo 31 ottobre, quando gli eurodeputati del Regno Unito, in caso di Brexit, dovranno lasciare l'assemblea. E sarebbe davvero comico vedere uno dei principali nemici dell'uscita di Londra dall'Ue costretto a ringraziare Nigel Farage e soci per avergli tenuto in caldo una poltrona.
Fino ad allora, Gozi sarebbe consulente per gli Affari europei dell'esecutivo francese guidato dal primo ministro Eduarde Philippe. Già due giorni fa, non appena i quotidiani transalpini hanno diffuso la notizia, il leader della Lega, Matteo Salvini, è esploso su Facebook: «Gozi, già sottosegretario agli affari europei con Renzi e Gentiloni», ha scritto il leader della Lega, «con la benedizione di Macron viene ora nominato, stesso ruolo, nel governo francese! Immaginate di chi facesse gli interessi questo personaggio quando era nel governo italiano… Pazzesco, questo è il Pd!».
Dalla critica politica però ieri si è passati a un livello più alto: Fratelli d'Italia ha chiesto al premier Giuseppe Conte di revocare la cittadinanza italiana a Gozi se non rinuncerà all'incarico; Luigi Di Maio e il M5s si sono accodati e perfino Carlo Calenda, del Pd, si è schierato contro il suo «compagno» di partito, che tra l'altro è anche indagato dal tribunale unico della Repubblica di San Marino per una presunta consulenza «fantasma» con la Banca Centrale.
«Egregio presidente del Consiglio», hanno scritto a Conte la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, e i deputati Andrea Delmastro delle Vedove, Francesco Lollobrigida e Giovanni Donzelli, in una lettera, «le chiediamo di avvisare Sandro Gozi che non sarà tollerata la sua scelta, rispetto alla quale non esiterà alla intimazione di legge e alla consequenziale procedura di revoca della cittadinanza. Le norme sulla cittadinanza italiana precisano che motivo di perdita della nostra cittadinanza possa essere il conseguimento di cariche pubbliche da parte di uno stato estero. Ci appelliamo a lei, presidente Conte», hanno aggiunto i deputati di Fdi, «per impedire a chi abbia avuto la possibilità di accedere a dossier rilevanti per l'interesse nazionale di cambiare casacca impunemente e militare per altre nazioni. È proprio per fare chiarezza su questa vicenda dai contorni inquietanti che abbiamo chiesto di sapere quali dossier abbia trattato Sandro Gozi in Europa ed in particolar modo quali, fra questi, avessero come controparte o cointeressato il governo francese».
«Non ho nulla contro la Francia», ha sottolineato il vicepremier e capo politico del M5s, Luigi Di Maio, «ma bisogna valutare se togliere la cittadinanza a Sandro Gozi.
Se tu lavori per il governo italiano, rappresenti e servi lo stato italiano e poi a un certo punto lo tradisci e ti vai ad arruolare nelle fila di un altro governo come responsabile della politica europea del governo Macron, allora bisogna valutare se togliere la cittadinanza », ha aggiunto Di Maio, «perché siamo di fronte a una cosa inquietante, dove un sottosegretario italiano, anche se era del Pd, adesso diventa esponente di un altro governo con cui abbiamo molte cose in comune ma anche interessi confliggenti».
Circa 20 deputati del M5s hanno presentato una interrogazione parlamentare, a prima firma Pino Cabras, capogruppo in commissione Esteri, per chiedere «cosa intende fare il governo qualora l'incarico fosse accettato dall'ex sottosegretario Gozi» e se «il governo non intenda intraprendere iniziative, anche applicando quanto disposto dalla legge sulla perdita della cittadinanza».
In soccorso di Gozi si sono fiondati gli esponenti più renziani del Pd, come i parlamentari Luciano Nobili, Anna Ascani, Roberto Giachetti, Lia Quartapelle; il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova; l'ex primo ministro belga Guy Verhofstadt. Dal Pd, però, si è anche alzata la voce critica dell'europarlamentare Carlo Calenda: «Non si entra», ha scritto Calenda su Twitter, «in un governo straniero. Non si tratta di un gruppo di lavoro, ma di ricoprire per due mesi nel governo francese la carica che ha ricoperto nel nostro governo, conoscendo posizioni e interessi anche riservati non sempre coincidenti. Semplicemente non esiste. Conosce o dovrebbe conoscere ogni singola posizione (con relativa strategia di supporto) dell'Italia su dossier che vanno in Ue. Posizioni che non sono sempre coincidenti», ha aggiunto Calenda, «con quelle francesi. Gozi ha sbagliato e la nostra incapacità di riconoscerlo è indice di grave mancanza di buon senso».
Da parte sua il diretto interessato, minimizza. «Io sono consigliere per gli affari europei del primo ministro», ha detto Gozi a Radio Cusano Campus, «non è che sono ministro. Macron lo conosco da tantissimi anni, da prima che entrasse in politica, l'ho sempre stimato, è una persona di grande competenza. Mi aspettavo delle critiche, ma sono rimasto sorpreso da tutto questo scalpore».
È Conte che deve agire. E ha una legge dalla sua parte
Tu vuo fa' o' frances'. Ma i soldi per le baguette, chi te li dà? E, soprattutto, la cittadinanza italiana puoi tenerla oppure no?
Giorgia Meloni ha indirizzato una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per chiedere che sia revocata a Sandro Gozi, l'ex sottosegretario dem agli Affari europei, che presto diventerà consulente del governo francese per la stessa materia. Non che la passione di Gozi per i macarons e la Tour Eiffel fosse ignota. Alle europee si era candidato in Francia, nelle liste di Emmanuel Macron. Entrare nel gabinetto di Édouard Philippe, però, è un po' troppo persino per uno del Pd, partito sempre più distante dal popolo italiano e sempre più radicato tra le élite transnazionali. Anche il vice di Conte, Luigi Di Maio, ieri mattina si era espresso duramente: «Siamo di fronte a una cosa inquietante, bisogna valutare se togliere la cittadinanza a Gozi». Ma davvero l'Italia può ripudiare questo figlio della Romagna, nato sulle sponde del Rubicone? La risposta non è semplicissima.
Si deve sicuramente escludere una revoca automatica della cittadinanza, che è possibile solo se un funzionario italiano accetta un incarico pubblico o si arruola nell'esercito di uno Stato con cui il nostro Paese è in guerra. Ora, che la Francia voglia farci le scarpe è noto. Ma, formalmente, Roma e Parigi sono in pace.
L'articolo 12 della legge 91/1992, però, prevede una fattispecie interessante. Stabilisce, infatti, che si possa revocare la cittadinanza a un italiano il quale, avendo accettato una carica pubblica da uno Stato estero, «non ottempera, nel termine fissato, all'intimazione che il governo italiano può rivolgergli di abbandonare» quella carica stessa. Ed è per questo che la Meloni si è rivolta al premier: se Conte ordinasse a Gozi di rinunciare all'incarico e se Gozi non obbedisse, veramente potrebbero esserci gli estremi per revocare la cittadinanza all'esponente piddino. A quel punto, Gozi diventerebbe l'unico migrante accolto da Macron. Ma diverrebbe anche un apolide. E questo potrebbe creare qualche intoppo.
L'Italia, infatti, aderisce alla Convenzione sulla riduzione dell'apolidia del 1961. Gli articoli 7 e 8 del testo stabiliscono che uno Stato non può privare un individuo della cittadinanza se ciò ne comporta la riduzione ad apolide. In parole povere, se finisce con il trasformarlo in un uomo che non è cittadino di nessuna nazione. E, a meno che Macron non sia seriamente intenzionato a derogare alla sua severa linea sull'immigrazione, concedendo a Sandrò l'onore di diventare un galletto, quello individuato dalla Convenzione sarebbe proprio il caso di Gozi. Il quale, per di più, potrebbe appellarsi pure alla Costituzione italiana, sulla quale aveva giurato quando era diventato sottosegretario del governo Renzi - avrebbe anche dovuto esercitare la sua funzione «nell'interesse esclusivo della nazione», cosa sulla quale, a questo punto, si potrebbe nutrire più di un dubbio. Ma tant'è...
Ebbene, l'articolo 22 della Carta fondamentale della Repubblica sancisce che nessuno può essere privato della cittadinanza «per motivi politici». Dunque, Gozi potrebbe addirittura lamentare una sorta di persecuzione politica da parte dei barbari sovranisti al governo in Italia. E, su tale base, presentare ricorso in tribunale e di lì rivolgersi alla Corte costituzionale.
Mentre i tecnici di Palazzo Chigi spulciano i Codici per dirimere l'annosa questione, noialtri, che non siamo giuristi, almeno possiamo sperare una cosa: che Gozi, a differenza dei migranti a Ventimiglia, monsieur le président non ce lo rimandi più indietro.
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Il dem, indagato a San Marino, lavorerà per il primo ministro Eduarde Philippe. Giorgia Meloni fa appello al governo, Luigi Di Maio: «Valutiamo». Botta di lucidità di Carlo Calenda: «Non esiste».Matteo Orfini prova a dividere il governo: «Una volta Luigi Di Maio gridava in piazza "onestà"». La replica ironica del leader leghista: «Vogliono prendersi quello che non c'è».Lo speciale contiene due articoli.Francia o Spagna, purché se magna: l'incarico di consulente del governo francese per gli Affari Europei, assegnato a Sandro Gozi, esponente del Partito democratico, prima prodiano doc, poi renziano di ferro, ex sottosegretario con delega proprio agli Affari Europei nei governi presieduti da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, travalica i confini dell'opportunità politica e diventa un caso spinosissimo. Gozi, che si è candidato alle ultime europee in Francia, nelle liste del partito En Marche del presidente Emmanuel Macron, non è stato eletto (nonostante vada dicendo il contrario), ma potrebbe entrare a far parte del Parlamento europeo il prossimo 31 ottobre, quando gli eurodeputati del Regno Unito, in caso di Brexit, dovranno lasciare l'assemblea. E sarebbe davvero comico vedere uno dei principali nemici dell'uscita di Londra dall'Ue costretto a ringraziare Nigel Farage e soci per avergli tenuto in caldo una poltrona. Fino ad allora, Gozi sarebbe consulente per gli Affari europei dell'esecutivo francese guidato dal primo ministro Eduarde Philippe. Già due giorni fa, non appena i quotidiani transalpini hanno diffuso la notizia, il leader della Lega, Matteo Salvini, è esploso su Facebook: «Gozi, già sottosegretario agli affari europei con Renzi e Gentiloni», ha scritto il leader della Lega, «con la benedizione di Macron viene ora nominato, stesso ruolo, nel governo francese! Immaginate di chi facesse gli interessi questo personaggio quando era nel governo italiano… Pazzesco, questo è il Pd!».Dalla critica politica però ieri si è passati a un livello più alto: Fratelli d'Italia ha chiesto al premier Giuseppe Conte di revocare la cittadinanza italiana a Gozi se non rinuncerà all'incarico; Luigi Di Maio e il M5s si sono accodati e perfino Carlo Calenda, del Pd, si è schierato contro il suo «compagno» di partito, che tra l'altro è anche indagato dal tribunale unico della Repubblica di San Marino per una presunta consulenza «fantasma» con la Banca Centrale.«Egregio presidente del Consiglio», hanno scritto a Conte la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, e i deputati Andrea Delmastro delle Vedove, Francesco Lollobrigida e Giovanni Donzelli, in una lettera, «le chiediamo di avvisare Sandro Gozi che non sarà tollerata la sua scelta, rispetto alla quale non esiterà alla intimazione di legge e alla consequenziale procedura di revoca della cittadinanza. Le norme sulla cittadinanza italiana precisano che motivo di perdita della nostra cittadinanza possa essere il conseguimento di cariche pubbliche da parte di uno stato estero. Ci appelliamo a lei, presidente Conte», hanno aggiunto i deputati di Fdi, «per impedire a chi abbia avuto la possibilità di accedere a dossier rilevanti per l'interesse nazionale di cambiare casacca impunemente e militare per altre nazioni. È proprio per fare chiarezza su questa vicenda dai contorni inquietanti che abbiamo chiesto di sapere quali dossier abbia trattato Sandro Gozi in Europa ed in particolar modo quali, fra questi, avessero come controparte o cointeressato il governo francese».«Non ho nulla contro la Francia», ha sottolineato il vicepremier e capo politico del M5s, Luigi Di Maio, «ma bisogna valutare se togliere la cittadinanza a Sandro Gozi. Se tu lavori per il governo italiano, rappresenti e servi lo stato italiano e poi a un certo punto lo tradisci e ti vai ad arruolare nelle fila di un altro governo come responsabile della politica europea del governo Macron, allora bisogna valutare se togliere la cittadinanza », ha aggiunto Di Maio, «perché siamo di fronte a una cosa inquietante, dove un sottosegretario italiano, anche se era del Pd, adesso diventa esponente di un altro governo con cui abbiamo molte cose in comune ma anche interessi confliggenti». Circa 20 deputati del M5s hanno presentato una interrogazione parlamentare, a prima firma Pino Cabras, capogruppo in commissione Esteri, per chiedere «cosa intende fare il governo qualora l'incarico fosse accettato dall'ex sottosegretario Gozi» e se «il governo non intenda intraprendere iniziative, anche applicando quanto disposto dalla legge sulla perdita della cittadinanza».In soccorso di Gozi si sono fiondati gli esponenti più renziani del Pd, come i parlamentari Luciano Nobili, Anna Ascani, Roberto Giachetti, Lia Quartapelle; il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova; l'ex primo ministro belga Guy Verhofstadt. Dal Pd, però, si è anche alzata la voce critica dell'europarlamentare Carlo Calenda: «Non si entra», ha scritto Calenda su Twitter, «in un governo straniero. Non si tratta di un gruppo di lavoro, ma di ricoprire per due mesi nel governo francese la carica che ha ricoperto nel nostro governo, conoscendo posizioni e interessi anche riservati non sempre coincidenti. Semplicemente non esiste. Conosce o dovrebbe conoscere ogni singola posizione (con relativa strategia di supporto) dell'Italia su dossier che vanno in Ue. Posizioni che non sono sempre coincidenti», ha aggiunto Calenda, «con quelle francesi. Gozi ha sbagliato e la nostra incapacità di riconoscerlo è indice di grave mancanza di buon senso».Da parte sua il diretto interessato, minimizza. «Io sono consigliere per gli affari europei del primo ministro», ha detto Gozi a Radio Cusano Campus, «non è che sono ministro. Macron lo conosco da tantissimi anni, da prima che entrasse in politica, l'ho sempre stimato, è una persona di grande competenza. Mi aspettavo delle critiche, ma sono rimasto sorpreso da tutto questo scalpore». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/gozi-al-servizio-dei-francesi-mette-daccordo-m5s-e-fdi-toglietegli-la-cittadinanza-2639580184.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="e-conte-che-deve-agire-e-ha-una-legge-dalla-sua-parte" data-post-id="2639580184" data-published-at="1766354173" data-use-pagination="False"> È Conte che deve agire. E ha una legge dalla sua parte Tu vuo fa' o' frances'. Ma i soldi per le baguette, chi te li dà? E, soprattutto, la cittadinanza italiana puoi tenerla oppure no? Giorgia Meloni ha indirizzato una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per chiedere che sia revocata a Sandro Gozi, l'ex sottosegretario dem agli Affari europei, che presto diventerà consulente del governo francese per la stessa materia. Non che la passione di Gozi per i macarons e la Tour Eiffel fosse ignota. Alle europee si era candidato in Francia, nelle liste di Emmanuel Macron. Entrare nel gabinetto di Édouard Philippe, però, è un po' troppo persino per uno del Pd, partito sempre più distante dal popolo italiano e sempre più radicato tra le élite transnazionali. Anche il vice di Conte, Luigi Di Maio, ieri mattina si era espresso duramente: «Siamo di fronte a una cosa inquietante, bisogna valutare se togliere la cittadinanza a Gozi». Ma davvero l'Italia può ripudiare questo figlio della Romagna, nato sulle sponde del Rubicone? La risposta non è semplicissima. Si deve sicuramente escludere una revoca automatica della cittadinanza, che è possibile solo se un funzionario italiano accetta un incarico pubblico o si arruola nell'esercito di uno Stato con cui il nostro Paese è in guerra. Ora, che la Francia voglia farci le scarpe è noto. Ma, formalmente, Roma e Parigi sono in pace. L'articolo 12 della legge 91/1992, però, prevede una fattispecie interessante. Stabilisce, infatti, che si possa revocare la cittadinanza a un italiano il quale, avendo accettato una carica pubblica da uno Stato estero, «non ottempera, nel termine fissato, all'intimazione che il governo italiano può rivolgergli di abbandonare» quella carica stessa. Ed è per questo che la Meloni si è rivolta al premier: se Conte ordinasse a Gozi di rinunciare all'incarico e se Gozi non obbedisse, veramente potrebbero esserci gli estremi per revocare la cittadinanza all'esponente piddino. A quel punto, Gozi diventerebbe l'unico migrante accolto da Macron. Ma diverrebbe anche un apolide. E questo potrebbe creare qualche intoppo. L'Italia, infatti, aderisce alla Convenzione sulla riduzione dell'apolidia del 1961. Gli articoli 7 e 8 del testo stabiliscono che uno Stato non può privare un individuo della cittadinanza se ciò ne comporta la riduzione ad apolide. In parole povere, se finisce con il trasformarlo in un uomo che non è cittadino di nessuna nazione. E, a meno che Macron non sia seriamente intenzionato a derogare alla sua severa linea sull'immigrazione, concedendo a Sandrò l'onore di diventare un galletto, quello individuato dalla Convenzione sarebbe proprio il caso di Gozi. Il quale, per di più, potrebbe appellarsi pure alla Costituzione italiana, sulla quale aveva giurato quando era diventato sottosegretario del governo Renzi - avrebbe anche dovuto esercitare la sua funzione «nell'interesse esclusivo della nazione», cosa sulla quale, a questo punto, si potrebbe nutrire più di un dubbio. Ma tant'è... Ebbene, l'articolo 22 della Carta fondamentale della Repubblica sancisce che nessuno può essere privato della cittadinanza «per motivi politici». Dunque, Gozi potrebbe addirittura lamentare una sorta di persecuzione politica da parte dei barbari sovranisti al governo in Italia. E, su tale base, presentare ricorso in tribunale e di lì rivolgersi alla Corte costituzionale. Mentre i tecnici di Palazzo Chigi spulciano i Codici per dirimere l'annosa questione, noialtri, che non siamo giuristi, almeno possiamo sperare una cosa: che Gozi, a differenza dei migranti a Ventimiglia, monsieur le président non ce lo rimandi più indietro.
(IStock)
Tecnologia e innovazione, poi, vanno in scena nel centro di intrattenimento multidisciplinare Area15, che ha di recente ampliato la sua offerta con nuove installazioni di realtà virtuale e aumentata, rendendo ogni visita un’esperienza immersiva e coinvolgente. Qui si può vivere il brivido di un viaggio nello spazio, partecipare a giochi interattivi o assistere a performance artistiche che uniscono arte, musica e tecnologia.
Per chi cerca un’esperienza più avventurosa, sono state inaugurate nuove attrazioni come il Flyover Las Vegas, un’attività di volo simulato che permette di sorvolare paesaggi spettacolari di tutto il mondo, e la Zero Gravity Experience, un volo parabolico che permette di provare la sensazione di assenza di gravità. L’High Roller presso il Linq Hotel è uno straordinario esempio di architettura e ingegneria moderna. Con un’altezza di 167 metri, questa meraviglia di vetro e acciaio è la ruota panoramica più alta degli Stati Uniti e la seconda più alta del mondo. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. Las Vegas, la città che non dorme mai, rappresenta da decenni uno dei poli turistici più iconici al mondo. Famosa per i suoi casinò sfavillanti, i suoi spettacoli di livello mondiale e la vita notturna sfrenata, questa città del Nevada ha saputo reinventarsi nel tempo, offrendo ai visitatori esperienze sempre nuove e coinvolgenti.
Uno degli aspetti più evidenti delle novità della città riguarda il settore alberghiero. Accanto ai famosissimi e spettacolari Caesars Palace; Circus Circus, Bellagio, Paris, The Venetian, la destinazione ha visto l’apertura di hotel di lusso e resort innovativi, capaci di attirare un pubblico sempre più eterogeneo. Tra i progetti più importanti va segnalato il Resorts World Las Vegas, un complesso di oltre 6.000 camere che combina tecnologia all’avanguardia, design sostenibile e un’offerta di intrattenimento di livello superiore. Questo resort si distingue per le sue strutture eco-compatibili, tra cui sistemi di risparmio energetico e gestione sostenibile delle risorse idriche.
D’altronde Las Vegas è nata negli anni Cinquanta dal nulla in mezzo al deserto al termine dalla «Valle della Morte» e, grazie alla monumentale diga di Hoover, è completamente autonoma dal punto di vista di acqua ed energia per tutte le luci, i neon, le insegne e la potente aria condizionata che consente di resistere anche a temperature esterne che raggiungono i cinquanta gradi.
L’attrazione più popolare della città è il Las Vegas Boulevard, comunemente noto come The Strip. Tutti i nuovi e lussuosi casinò sono costruiti su questa strada.
Nel centro della città «vecchia» degli anni Cinquanta ci sono, invece, alcuni hotel e casinò più retrò. Qui una delle attrazioni più distintive dell’area urbana è Fremont Street. Questa strada ha un enorme schermo sul soffitto dove vengono proiettate immagini di ogni tipo, e offre anche una divertente zipline, che permette di restare sospesi in aria da un’estremità all’altra della strada.
La parte di ristorazione è davvero molto variegata e va dai ristoranti gourmet a quelli etnici. Molti i piatti interessanti, nessuno a buon mercato. Ovviamente, come in tutti gli Stati Uniti, si trovano fast food a ogni angolo per chi non vole spendere troppo. Tra questi, l’ottimo e moderno Washin Patato at Fontainebleau o al Stubborn Seed at Resorts World.
Per raggiungere Las Vegas una delle combinazioni più interessanti è quella con la compagnia aerea Condor (www.condor.com/it) via Francoforte con ottimi orari di volo, coincidenze e comodità a bordo. Per maggiori informazioni sulla destinazione: www.lvcva.com.
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Bill Clinton e Jeffrey Epstein (Ansa)
Neanche a dirlo, è scoppiato uno scontro tra il Dipartimento di Giustizia e alcuni parlamentari. «La legge approvata dal Congresso e firmata dal presidente Trump era chiarissima: l’amministrazione Trump aveva 30 giorni di tempo per pubblicare tutti i file di Epstein, non solo alcuni. Non farlo equivale a violare la legge. Questo dimostra che il Dipartimento di Giustizia, Donald Trump e Pam Bondi sono determinati a nascondere la verità», ha tuonato il capogruppo dell’Asinello al Senato, Chuck Schumer, mentre il deputato dem Ro Khanna ha ventilato l’ipotesi di un impeachment contro la Bondi. Strali all’amministrazione Trump sono arrivati anche dai deputati Thomas Massie e Marjorie Taylor Greene: due dei principali critici repubblicani dell’attuale presidente americano.
«Il Dipartimento di Giustizia sta pubblicando una massiccia tranche di nuovi documenti che le amministrazioni Biden e Obama si sono rifiutate di divulgare. Il punto è questo: l’amministrazione Trump sta garantendo livelli di trasparenza che le amministrazioni precedenti non avevano mai nemmeno preso in considerazione», ha replicato il dicastero guidato dalla Bondi, per poi aggiungere: «La scadenza iniziale è stata rispettata mentre lavoriamo con diligenza per proteggere le vittime». Insomma, se per i critici di Trump la deadline di venerdì era assoluta e perentoria, il Dipartimento di Giustizia l’ha interpretata come una «scadenza iniziale». Ma non è finita qui. Ulteriori polemiche sono infatti sorte a causa del fatto che numerosi documenti pubblicati venerdì fossero pesantemente segretati: un’accusa a cui il Dipartimento di Giustizia ha replicato, sostenendo di aver voluto tutelare le vittime di Epstein.
Ma che cosa c’è di interessante nei file divulgati venerdì? Innanzitutto, tra i documenti pubblicati l’altro ieri, compare la denuncia presentata all’Fbi nel 1996 contro Epstein da una sua vittima, Maria Farmer. In secondo luogo, sono rispuntate le figure di Trump e Bill Clinton, anche se in misura differente. «Trump è appena visibile nei documenti, con le poche foto che lo ritraggono che sembrano essere di pubblico dominio da decenni. Tra queste, due in cui Trump ed Epstein posano con l’attuale first lady Melania Trump nel febbraio 2000 durante un evento nel suo resort di Mar-a-Lago», ha riferito The Hill. Svariate foto riguardano invece Bill Clinton. In particolare, una ritrae l’ex presidente dem in una piscina insieme alla socia di Epstein, Ghislaine Maxwell, e a un’altra donna dal volto oscurato. In un’altra, Clinton è in una vasca idromassaggio sempre in compagnia di una donna dall’identità celata: una donna che, secondo quanto affermato su X dal portavoce del Dipartimento di Giustizia Gates McGavick, risulterebbe una «vittima». In un’altra foto ancora, l’ex presidente dem è sul sedile di un aereo, con una ragazza che gli cinge il collo con un braccio. Clinton compare infine in foto anche con i cantanti Mick Jagger e Michael Jackson.
«La Casa Bianca non ha nascosto questi file per mesi, per poi pubblicarli a tarda notte di venerdì per proteggere Bill Clinton», ha dichiarato il portavoce di Clinton, Angel Ureña, che ha aggiunto: «Si tratta di proteggersi da ciò che verrà dopo, o da ciò che cercheranno di nascondere per sempre. Così possono pubblicare tutte le foto sgranate di oltre 20 anni che vogliono, ma non si tratta di Bill Clinton». «Persino Susie Wiles ha detto che Donald Trump si sbagliava su Bill Clinton», ha concluso. «Questa è la sua resa dei conti», ha invece dichiarato al New York Post un ex assistente di Clinton, riferendosi proprio all’ex presidente dem. «Voglio dire, se accendete la Cnn, è di questo che stanno parlando. Ho ricevuto un milione di messaggi a riguardo», ha proseguito. «La gente pensa: non posso credere che fosse in una vasca idromassaggio. Chi è quella donna lì dentro?», ha continuato, per poi aggiungere: «Voglio dire, è incredibile. È semplicemente scioccante», ha continuato. Vale la pena di sottolineare che né Trump né Clinton sono accusati di reati in riferimento al caso Epstein. Caso su cui i coniugi Clinton si sono tuttavia recentemente rifiutati di testimoniare alla Camera. Per questo, il presidente della commissione Sorveglianza della Camera stessa, il repubblicano James Comer, ha offerto loro di deporre a gennaio: in caso contrario, ha minacciato di avviare un procedimento per oltraggio al Congresso contro la coppia.
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Il Tribunale dei minori de l'Aquila. Nel riquadro, la famiglia Trevallion Birmingham (Ansa)
Un bambino è un teste fragile estremamente suggestionabile, perché è abituato al fatto che non deve contraddire un adulto, e, soprattutto se il bambino è spaventato, tende a compiacere l’adulto e a dire quello che l’adulto vuole. Ricordiamo che esiste la Carta di Noto, un protocollo di linee guida per l’ascolto del minore in caso di presunti abusi sessuali o maltrattamenti, elaborato da esperti di diverse discipline (magistrati, avvocati, psicologi, ecc.), che sono state sistematicamente disattese per esempio a Bibbiano. Un bambino deportato dalla sua famiglia è per definizione terrorizzato. Il termine corretto per i bambini tolti dalle famiglie dalle assistenti sociali è deportazione. La deportazione avviene all’improvviso, da un istante all’altro, con l’interruzione totale di tutti gli affetti, genitori, nonni, amici, eventuali animali domestici. Il deportato è privato dei suoi oggetti e del suo ambiente e con la proibizione di contatti con la sua vita precedente. Il deportato non ha nessuna padronanza della sua vita. Questo è lo schema della deportazione. Assistenti sociali possono mentire e psicologi possono avvallare queste menzogne con interrogatori suggestivi che portano i bambini a mentire. I motivi sono tre: compiacenza verso superiori o colleghi (è già successo), interesse economico (è già successo), fanatismo nell’applicare le proprie teorie: l’abuso sessuale dei padri sui bambini è diffusissimo, una famiglia non ha il diritto di vivere in un bosco, una madre povera non ha diritto ad allevare suo figlio, i bambini appartengono allo Stato, a meno che non siano rom allora appartengono al clan, un non vaccinato è un nemico del popolo oltre che della scienza e va deportato e vaccinato (è già successo).
Un’assistente sociale può mentire. E dato che la menzogna è teoricamente possibile deve essere necessario, per legge, che a qualsiasi interazione tra lo psicologo e l’assistente sociale e il bambino sia presente un avvocato di parte o un perito di parte, psicologo o altra figura scelta dalla famiglia. È necessario quindi che venga fatta immediatamente una legge che chiarisca che sia vietato una qualsiasi interazione tra il bambino e un adulto, assistente sociale, psicologo, ovviamente magistrato, dove non sia presente un perito di parte o un avvocato. Facciamo un esempio a caso. Supponiamo (siamo nell’ambito delle supposizioni, il posto fantastico dei congiuntivi e dei condizionali) che l’assistente sociale che ha dichiarato che i bambini della famiglia del Bosco sono analfabeti, oltre ad aver compiuto il crimine deontologico gravissimo della violazione di segreto professionale, abbia mentito. Certo è estremamente probabile che i figli di una famiglia con un livello culturale alto, poliglotta, la cui madre lavora in smart working siano analfabeti. È la cosa più logica che ci sia, però supponiamo per ipotesi fantastica che l’assistente sociale abbia mentito. In questo caso è evidente che i bambini non possono tornare a casa per Natale. Se i bambini tornassero a casa in tempi brevi, non sarebbe difficile fare un video dove si dimostra che scrivono benissimo, che leggono benissimo, molto meglio dei coetanei in scuole dove il 90% degli utenti sono stranieri che non sanno nemmeno l’italiano e meno che mai l’inglese, si potrebbe dimostrare che sono perfettamente in grado di farsi una doccia da soli e anche di cucinare un minestrone.
La deportazione di un bambino, coi rapporti troncati da un colpo di ascia, produce danni incalcolabili. I bambini sono stati sottratti ai loro affetti per darli in mano a una tizia talmente interessata al loro interesse che sputtana loro e la loro famiglia davanti a tutta l’Italia e per sempre (il Web non dimentica) con affermazioni (vere?) sul loro analfabetismo e sulla loro incapacità a fare una doccia. Questi bambini rischiano di essere aggrediti e sfottuti dai coetanei per questo, si è spianata la strada a renderli vittime di bullismo per decenni. Con impressionante sprezzo di qualsiasi straccio di deontologia gli operatori, tutti felici di squittire a cani e porci informazioni che dovrebbero essere assolutamente riservate (anche questi il segreto professionale e la deontologia non sanno che cosa siano), ci informano che i bambini annusano con perplessità i vestiti che profumano di pulito. I vestiti non profumano di pulito. Hanno l’odore dei pessimi detersivi industriali reclamizzati alla televisione che deve essere la fonte principale se non l’unica da cui nasce la cultura degli operatori. I loro componenti sono pessimi, non solo inquinanti, ma anche pericolosi per la salute umana a lungo termine: stesso discorso per lo sciampo e il bagno schiuma, soprattutto negli orfanatrofi di Stato, le cosiddette case famiglie, dove si comprano i prodotti meno cari, quindi quelli con i componenti peggiori.
Nessuno dei libricini su cui hanno studiato gli operatori ha spiegato che ci sono ben altri sistemi per garantire una pulizia impeccabile. In tutte le foto che li ritraggono con i genitori, ai tempi distrutti per sempre in cui erano felici, i bambini sono pulitissimi. Tra l’altro tutte queste incredibili esperte di comportamento infantile, non hanno mai sentito parlare di comportamento oppositivo? Un bambino normale, una volta deportato con arbitrio dalla sua vita e dalla sua famiglia, può spezzarsi ed essere malleabile o può resistere ed essere oppositivo. Fai la doccia. Non la voglio fare. Scrivi. Non sono capace. Il bambino oppositivo deve essere frantumato. Non ti mando a casa nemmeno per Natale.
Sia fatta una legge immediatamente. Subito. I bambini del bosco devono avere di fianco un avvocato. Noi popolo italiano, che con le nostre tasse paghiamo i servizi sociali e la deportazione dei bambini, abbiamo il diritto a pretendere che non siano soli. I bambini nel bosco passeranno un Natale da deportati. Qualcuno si sentirà in dovere di informarci che in vita loro non avevano mai mangiato un qualche dolce industriale a base di zucchero, grassi idrogenati e coloranti e che grazie alla deportazione questa lacuna è stata colmata.
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La famiglia Trevallion-Birmingham (Ansa)
È infatti una prepotenza senza significato confrontare una bomba affettiva e esistenziale come tre fratellini che giocano e si vogliono evidentemente bene, accompagnata da genitori altrettanto uniti, e naturalmente affettivi con norme e abitudini di un Paese dove il nucleo abitativo più frequente nelle città più prestigiose consiste in un cittadino singolo. Pretendere che i pochi figli superstiti in qualche «terra di nessuno», con i suoi boschi e le affettuosità (che ancora esistono fuori dalle famiglie-tipo), si uniformino ai secchi diritti e cupe abitudini del sociologico e disperato «gruppo dei pari» è un’operazione di una freddezza stalinista, per fortuna destinata allo scacco. È coltivata da burocrazie che scambiano relazioni profonde e vere, comunque indispensabili alla vita e alla sua felicità, con strumenti tecnici, adoperabili solo quando la famiglia purtroppo non c’è più, molto spesso per l’ottusità e la corruzione dello Stato stesso che le subentra (come racconta Hanna Arendt) quando è riuscito a distruggerla. Se non si vuole creare danni inguaribili, tutti, anche i funzionari dello Stato, dovrebbero fare attenzione a non sostituire gli aspetti già legati all’umano fin dalla creazione del mondo, con pratiche esterne magari infiocchettate dalle burocrazie ma che non c’entrano nulla con la sostanza dell’uomo e la sua capacità di sopravvivere.
Certo, la bimba Utopia Rose, citata nel bel pezzo di Francesco Borgonovo del 18 dicembre, è una testimone insostituibile di un’altra visione del mondo rispetto alle varie ideologie che prevalgono in questo momento, unendo ferocia e ricchezza, cinismo e follia. Impossibile di fronte ai fratellini che tanto scandalizzano le burocrazie perbene non ricordare (oltretutto a pochi giorni dal Natale) l’ordine di Gesù: «Lasciate che questi piccoli vengano a me». Nessuno dubita che entreranno nel Regno prima degli assistenti sociali. Utopia Rose, la più grande, è affettuosa e impegnata, lavoratrice e giocattolona, organizzatrice e sognatrice. Però non è sola (Come si fa a non amarla, e anche un po’ invidiarla?). Non soltanto perché ha i suoi due fratellini, e i tre quarti del pubblico fa il tifo per loro. Ma perché questa visione loro e dei genitori di cercare una vita buona e naturale, semplicemente felice e affettuosa verso sé e verso gli altri e tutto il mondo vivente, cresce con la stessa velocità con la quale si sviluppa l’idolatria verso tutto ciò che è artificiale, fabbricato, mentale, non affettivo. È già qualche anno che chi viene in analisi scopre soprattutto questo: l’urgenza di mettersi al riparo dagli egoismi e pretese grandiose, vuote e fredde, e invece amare. Ormai il fenomeno trasborda nelle cronache. Trasgressione conclusiva, dialettale e popolaresca (milanese): «Spérèm»!
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