2021-03-07
Governo spaccato sulla consulenza a McKinsey per il Recovery plan
Critiche da M5s e parte del Pd. Il Mef precisa: «La governance è in mano al ministero».Il governo italiano chiede una consulenza a una società di consulenza, tra le più importanti del mondo, e inizia la polemica. Il «caso» esplode ieri, quando Il Fatto e Repubblica rendono noto che il Mef, guidato da Daniele Franco, ha chiesto alla McKinsey, colosso statunitense della consulenza strategica aziendale, un supporto in relazione alla stesura del Recovery plan. Il costo della consulenza è di 25.000 euro, una sorta di «rimborso spese» considerato il prestigio della società e la portata del Recovery, 209 miliardi. «Se le notizie uscite fossero vere», attacca l'ex ministro Francesco Boccia, del Pd, «sarebbe abbastanza grave». «È possibile», scrive su Twitter la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, «che con tutti i ministri, viceministri, sottosegretari, capi dipartimento, capi uffici legislativi, task force, dirigenti, tecnici e funzionari dello Stato che abbiamo, il governo Draghi debba affidare la stesura del Recovery plan a una società privata di consulenza?». «Sottolineiamo», scrivono i componenti del M5s della commissione Affari costituzionali della Camera, «la necessità che il Parlamento e le articolazioni dello Stato siano centrali nella predisposizione del piano. Ci aspettiamo chiarezza e per questo depositeremo nelle prossime ore un'interrogazione parlamentare che faccia piena luce sulla vicenda e consenta al governo di dissipare ogni dubbio». Fuori dal coro la voce di Carlo Calenda, leader di Azione: «I consulenti McKinsey o altro si usano per scrivere piani strategici straordinari. Quando hai bisogno di elaborazioni veloci e verifica di fattibilità su progetti. Ma se la guida rimane saldamente nelle mani dei ministri non vedo alcun problema, anzi. No polemiche inutili». Del resto, quando l'attuale ministro all'Innovazione tecnologica Vittorio Colao fu scelto dal governo giallorosso per guidare la task force per la ricostruzione post Covid, il gruppo di lavoro si sarebbe avvalso della collaborazione di Boston consulting, altra società multinazionale di consulenza. E anche in quel caso ci furono perplessità. Nel pomeriggio una nota del ministero dell'Economia fa chiarezza: «In merito ad articoli di stampa relativi ai rapporti in essere con la società McKinsey, si precisa che la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (il Recovery plan, ndr) italiano è in capo alle amministrazioni competenti e alle strutture del Mef che si avvalgono di personale interno degli uffici. McKinsey, così come altre società di servizi che regolarmente supportano l'amministrazione nell'ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso, non è coinvolta nella definizione dei progetti del Pnrr. Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery plan italiano», evidenzia il ministero, «restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia. L'amministrazione si avvale di supporto esterno nei casi in cui siano necessarie competenze tecniche specialistiche, o quando il carico di lavoro è anomalo e i tempi di chiusura sono ristretti, come nel caso del Pnrr. In particolare, l'attività di supporto richiesta a McKinsey riguarda l'elaborazione di uno studio sui piani nazionali Next generation già predisposti dagli altri Paesi dell'Unione europea e un supporto tecnico operativo di project management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano. Il contratto con McKinsey ha un valore di 25.000 euro +Iva. Le informazioni relative al contratto saranno rese pubbliche come avviene per tutti gli altri contratti del genere».
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