2025-04-27
        Screzi tra governo e Confindustria sugli aiuti energetici alle imprese
    
 
Viale dell’Astronomia: «Nel decreto Bollette c’è poco». L’esecutivo: «Discusso di tutto».L’approvazione definitiva in Senato del decreto Bollette ha innescato uno scontro fra Confindustria e il governo Meloni. In una nota diffusa, l’associazione degli industriali ha espresso «forte preoccupazione e contrarietà per l’assenza di misure concrete a sostegno del cuore produttivo del Paese». Confindustria fa notare che il provvedimento approvato «non prevede nulla per l’alimentare, il tessile, la farmaceutica, la componentistica automotive, l’arredo, la meccanica, il calzaturiero, le telecomunicazioni, per citare alcuni tra i tanti esempi che si potrebbero fare di eccellenze del Made in Italy». Secondo l’associazione questa lacuna crea «una situazione insostenibile per le imprese italiane. Occorre agire con urgenza», è l’appello espresso nel comunicato.Nella stessa nota Confindustria ricorda di aver già avanzato «proposte di modifica a costo zero, finalizzate ad avviare un primo, reale e strutturale alleggerimento del peso delle bollette energetiche per le imprese». In dettaglio, l’associazione elenca interventi quali «norme per estendere anche alle Pmi industriali la riduzione degli oneri di sistema, alla possibilità di fornire energia alle imprese industriali con contratti a lungo termine da parte del Gestore dei servizi energetici (Gse), all’eliminazione dello spread esistente tra il mercato europeo e quello italiano del gas che grava per 1,3 miliardi di euro all’anno, al gas e biometano release, alla rimozione dei vincoli per installare impianti rinnovabili sulle aree industriali bloccate dal Dl Agricoltura dello scorso anno». L’associazione sottolinea che «non occuparsi del costo dell’energia significa mettere a rischio la sopravvivenza delle eccellenze dei nostri distretti industriali. Si tratta proprio delle imprese che realizzano quei 626 miliardi di export che tiene in vita la nostra economia».Le critiche di Confindustria hanno provocato una pronta reazione nel governo. Da Palazzo Chigi fanno sapere che il testo era stato «ampiamente discusso con tutte le associazioni imprenditoriali, a partire da Confindustria», sottolineando che «stupisce quindi che l’associazione degli industriali abbia manifestato la sua contrarietà solo dopo l’approvazione definitiva del provvedimento da parte del Senato». Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in un intervento a Washington, ha difeso l’operato dell’esecutivo, sottolineando che nel decreto «si è fatto quello che era possibile» e che «le critiche ex post ci stanno, le accettiamo», ha aggiunto, «ma il governo fa quello che è giusto per i cittadini e per le imprese».In conclusione, il governo rivendica le misure approvate come un pacchetto da circa tre miliardi di euro destinato ad alleggerire il caro-bollette per famiglie e imprese, ma Confindustria ribadisce che, alla prova dei fatti, quanto predisposto finora rimane insufficiente in assenza di interventi di più ampio respiro. Come fa notare Viale dell’Astronomia, la bolletta di tutta l’industria italiana supera abbondantemente i 20 miliardi di euro all’anno «e le nostre imprese continuano a subire uno spread energetico che supera il 35% e che arriva anche a toccare punte dell’80% nel confronto con i Paesi europei». Ma Giorgia Meloni rimanda subito le accuse al mittente, «il governo mette in campo misure concrete per sostenere famiglie e imprese di fronte al caro energia. Non ci fermeremo qui», ha detto. «Continueremo a lavorare con serietà e determinazione per contrastare il caro energia e aiutare chi ha bisogno».
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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        Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)