2022-02-01
Il governo adesso ricatta anche i bambini
Studi e dati parlano chiaro: i giovani si ammalano in forma non grave, il long Covid è un rischio remoto e il virus è in remissione. Ma i ministri meditano una nuova discriminazione a scuola: chi non è immunizzato va in Dad il doppio del tempo rispetto agli altri.C’è un metodo semplice con cui misurare la qualità della classe politica: più essa ha bisogno di ricorrere al ricatto, più è evidente la sua inconsistenza. Infatti non passa settimana senza che gli attuali governanti ordiscano una nuova e brutale estorsione. L’ultima è la più indecente, perché non solo si consuma sulla pelle dei bambini, ma è pure smaccatamente ostile all’evidenza scientifica. È proprio «la scienza» a dirci, ad esempio, che i bambini devono restare in classe il più possibile, evitando la didattica a distanza. Esistono fior di studi sulle ricadute dalla scuola via Internet: mancato apprendimento, danni psichici profondi, problemi famigliari… Insomma, i danni sono mostruosi, e noti da tempo.Sono noti da parecchio, poi, i dati su ricoveri e mortalità causati dal Covid in bambini e ragazzi da 0 a 18 anni. Già al di sotto dei quarant’anni, stando ai dati dell’Istituto superiore di sanità, la possibilità di morire per il virus si aggira attorno allo 0,00038% e nella fascia al di sotto dei 18 anni è ancora più bassa. Per essere ancora più precisi: secondo l’Iss «dall’inizio dell’epidemia sono stati diagnosticati e riportati 2.009.862 casi nella popolazione 0-19 anni, di cui 12.365 ospedalizzazioni, 300 ricoveri in terapia intensiva e 39 deceduti». È persino superfluo ribadire come ciascuno di questi 39 deceduti crei dolore e angoscia, ma risulta altresì evidente quale sia il reale impatto della pandemia sui più piccoli (considerando, tra l’altro, che l’Iss non si sofferma sull’esistenza di patologie pregresse). Negli ultimi mesi, nel corso dei dibattiti pubblici, per togliere peso a questi numeri è stato usato un argomento retorico che ha fatto molta presa: il long Covid. «I bambini si ammalano meno», si diceva, «ma sviluppano conseguenze a lungo termine». Ebbene, pochi giorni fa uno studioso di provata autorevolezza, François Balloux, ha scritto testuali parole: «Il primo grande studio sul long Covid nei bambini, ben realizzato e con un gruppo di controllo adeguato, conclude: “Il long Covid nei bambini è raro e principalmente di breve durata”». E anche lo spauracchio a lungo termine possiamo depennarlo dalla lista nera. Lo stesso Balloux ha veicolato via Twitter un altro concetto: «Se l’obiettivo fosse far diventare endemico Sars-CoV-2», ha scritto, «i bambini sani dovrebbero essere esposti al virus, possibilmente prima che poi. Questo non è “eugenismo”; è banalissima epidemiologia delle malattie infettive». Mesi fa una tesi analoga fu esposta al nostro giornale da Gian Vincenzo Zuccotti, forse il più autorevole esperto di pediatria in Italia. «Teniamo a casa solo il bambino sintomatico, che sta male, e torniamo alla normalità pre-pandemia», disse il professore. Era la fine di settembre del 2021, e queste parole furono accolte dagli strepiti dei santoni del virus, che ora però hanno in gran parte cambiato opinione. Matteo Bassetti - dopo aver duramente contestato Zuccotti - adesso dice che bisognerebbe mandare in Dad «solo i positivi sintomatici». Una tesi simile - sulla scia di Zuccotti - l’aveva avanzata anche Antonella Viola, che adesso (forse anche per via degli assalti ricevuti dai colleghi) si mostra appena più prudente, limitandosi a chiedere «nuove regole per il Covid a scuola». Infine, l’ultima evidenza, certificata dal più recente report dell’Iss. «Rallenta la crescita del tasso di incidenza nella fascia 12-15 anni mentre nella fascia 16-19 è in diminuzione da due settimane», si legge nel testo. «Risultano in aumento i casi diagnosticati per 100.000 abitanti nella fascia 5-11 anni e nei bambini sotto i 5 anni. Sebbene il dato non sia ancora consolidato, nelle ultime due settimane si osserva un andamento in decrescita del tasso di ospedalizzazione in tutte le fasce di età 0-19 anni, ad esclusione della fascia 5-11 anni». Tradotto: tra i 12 e i 19 anni l’incidenza del virus sta diminuendo, e calano pure le ospedalizzazioni al di sotto dei 19 anni. Fa eccezione la fascia 5-11 anni, dove però su 759.797 casi ci sono stati appena 58 ricoveri in intensiva e 11 morti (non sappiamo se portatori di altre patologie). Breve riepilogo: bambini e ragazzini contraggono molto di rado la malattia grave e hanno un rischio di morte bassissimo; l’incidenza del virus è in calo ormai da giorni; il long Covid non rappresenta un rischio molto concreto; secondo vari e autorevoli studiosi converrebbe che i bambini sani si contagiassero e il delirio finisse. Preso atto di ciò un governo che volesse basare le proprie decisioni sull’evidenza dovrebbe dire: lasciamo liberi i bambini, chi si ammala resta a casa e gli altri possono serenamente affrontare le conseguenze del morbo, tanto più che vediamo segni di miglioramento del quadro complessivo pure per gli adulti.Che fa invece il nostro governo? S’inventa un nuovo ricatto. Ha elaborato regole per la gestione del virus nelle scuole che potrebbero essere approvate già entro un paio di giorni. Dovrebbero funzionare così: dalle elementari alle superiori la Dad scatterà al terzo positivo rintracciato in una classe (ed è un passo avanti), ma sarà applicata diversamente su vaccinati e non vaccinati. Chi si è fatto la puntura rimarrà a casa 5 giorni, i non vaccinati 10. Differente gestione anche per le quarantene. In caso di contatto stretto con un positivo, i vaccinati con tre dosi (o con due da meno di 120 giorni) non dovranno stare in isolamento, ma solo in autosorveglianza. I vaccinati da più di 4 mesi staranno isolati solo 5 giorni; mentre ai non vaccinati toccherà una reclusione di 10 giorni, che significa niente sport, niente giochi con gli amici eccetera. Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha avuto pure la faccia tosta di essere esplicito: «Chi è vaccinato o guarito dovrebbe poter restare sempre in classe. È anche un modo per spingere ulteriormente sulle vaccinazioni». Sulla stessa posizione il ministro Elena Bonetti: «Vaccinare tutti i ragazzi per garantire didattica in presenza». Quanto al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ieri ha rilasciato fiumi di dichiarazioni senza dire nulla, dunque tanto vale fingere che non esista. In pratica il governo sceglie consapevolmente di causare danni ai più piccoli - privandoli dell’istruzione e della libertà di uscire di casa - per obbligarli a un trattamento sanitario di cui possono fare a meno, e che suscita contrarietà nella gran parte delle famiglie italiane. La politica ha fallito: largo al taglieggiamento.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Giorgetti ha poi escluso la possibilità di una manovra correttiva: «Non c'è bisogno di correggere una rotta che già gli arbitri ci dicono essere quella rotta giusta» e sottolinea l'obiettivo di tutelare e andare incontro alle famiglie e ai lavoratori con uno sguardo alle famiglie numerose». Per quanto riguarda l'ipotesi di un intervento in manovra sulle banche ha detto: «Io penso che chiunque faccia l'amministratore pubblico debba valutare con attenzione ogni euro speso dalla pubblica amministrazione. Però queste sono valutazioni politiche, ribadisco che saranno fatte solo quando il quadro di priorità sarà definito e basta aspettare due settimane».
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Il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il direttore de La Verità Maurizio Belpietro
Toto ha presentato il progetto di eolico offshore galleggiante al largo delle coste siciliane, destinato a produrre circa 2,7 gigawatt di energia rinnovabile. Un’iniziativa che, secondo il direttore di Renexia, rappresenta un’opportunità concreta per creare nuova occupazione e una filiera industriale nazionale: «Stiamo avviando una fabbrica in Abruzzo che genererebbe 3.200 posti di lavoro. Le rinnovabili oggi sono un’occasione per far partire un mercato che può valere fino a 45 miliardi di euro di valore aggiunto per l’economia italiana».
L’intervento ha sottolineato l’importanza di integrare le rinnovabili nel mix energetico, senza prescindere dal gas, dalle batterie e in futuro anche dal nucleare: elementi essenziali non solo per la sicurezza energetica ma anche per garantire crescita e competitività. «Non esiste un’economia senza energia - ha detto Toto - È utopistico pensare di avere solo veicoli elettrici o di modificare il mercato per legge». Toto ha inoltre evidenziato la necessità di una decisione politica chiara per far partire l’eolico offshore, con un decreto che stabilisca regole precise su dove realizzare i progetti e investimenti da privilegiare sul territorio italiano, evitando l’importazione di componenti dall’estero. Sul decreto Fer 2, secondo Renexia, occorre ripensare i tempi e le modalità: «Non dovrebbe essere lanciato prima del 2032. Serve un piano che favorisca gli investimenti in Italia e la nascita di una filiera industriale completa». Infine, Toto ha affrontato il tema della transizione energetica e dei limiti imposti dalla legislazione internazionale: la fine dei motori a combustione nel 2035, ad esempio, appare secondo lui irrealistica senza un sistema energetico pronto. «Non si può pensare di arrivare negli Usa con aerei a idrogeno o di avere un sistema completamente elettrico senza basi logiche e infrastrutturali solide».
L’incontro ha così messo in luce le opportunità dell’eolico offshore come leva strategica per innovazione, lavoro e crescita economica, sottolineando l’urgenza di politiche coerenti e investimenti mirati per trasformare l’Italia in un hub energetico competitivo in Europa.
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