2021-09-04
Gli ultras del farmaco vogliono imitare i dittatori
Mario Draghi (Antonio Masiello/Getty Images)
I giornali e tutti i sinceri democratici esultano perché presto Mario Draghi ci avvicinerà a Paesi come il Turkmenistan, l'Arabia e l'Indonesia. Segnalo che nel primo vige una dittatura, nel secondo anche, nel terzo invece c'è una repubblica che si regge sui precetti dell'islam. Ma perché il premier ci avvicinerà a questi begli esempi di democrazia? Perché tutti e tre sono i soli al mondo ad aver imposto ai loro cittadini l'obbligo di vaccinarsi contro il Covid. I giornali e tutti i sinceri democratici esultano perché presto Mario Draghi ci avvicinerà a Paesi come il Turkmenistan, l'Arabia e l'Indonesia. Segnalo che nel primo vige una dittatura, nel secondo anche, nel terzo invece c'è una repubblica che si regge sui precetti dell'islam. Ma perché il premier ci avvicinerà a questi begli esempi di democrazia? Perché tutti e tre sono i soli al mondo ad aver imposto ai loro cittadini l'obbligo di vaccinarsi contro il Covid. In realtà a Ryad è stato deciso di obbligare solo i dipendenti a inocularsi per accedere ai luoghi di lavoro. In Europa, a nessuno è passato per la testa di emanare una legge che costringa le persone a farsi iniettare il farmaco, pena la privazione dei diritti o peggio il carcere, ma questo non sembra preoccupare i commentatori, i quali ieri sono andati a caccia di costituzionalisti che giustificassero la cosa. E, forti del parere degli illustri giuristi, hanno spiegato che lo Stato è legittimato a introdurre una norma che obblighi tutti a porgere il braccio grazie all'articolo 32 della Costituzione, che tutela il diritto fondamentale alla salute come interesse della collettività. In pratica, con la scusa che chi non si vaccina non è un pericolo per sé stesso ma per i vaccinati (ma non si era detto che gli inoculati possono stare tranquilli e cenare senza problemi anche al ristorante perché hanno il green pass? Non c'è un passaggio illogico in queste argomentazioni?), il governo ha facoltà di introdurre - come in Turkmenistan, in Micronesia e Indonesia - l'obbligo vaccinale. A dire il vero, nonostante l'entusiasmo mostrato ieri da gran parte della stampa e di una buona quota di politici (che però si guardano bene dall'intestarsi l'obbligo con una proposta di legge, e dire che di proposte ne firmano tante), il presidente del Consiglio non ha detto di voler costringere tutti a farsi iniettare il siero. Ha semplicemente chiarito che nel caso i dati epidemiologici peggiorassero, verrebbe presa in considerazione anche l'ipotesi di inoculare a forza chi ancora non si è rassegnato a ricevere prima e seconda dose. Poi ha aggiunto che si sta valutando anche la terza iniezione, perché le prime due forse non proteggono come si deve o, per lo meno, non così a lungo come era stato dato a intendere. Tuttavia, nonostante il premier si sia dimostrato cauto, la grande stampa ha interpretato le sue parole come un via libera sia all'obbligo che a un altro richiamo vaccinale. Da che cosa derivi tanta voglia di veder azzerata la libertà individuale e di ottenere l'iniezione per decreto non è dato sapere. Di sicuro non dall'emergenza né dalla renitenza al vaccino, due fenomeni che, come abbiamo già avuto modo di spiegare, non si registrano da nessuna parte.Nonostante le Cassandre in camice bianco avessero previsto una strage dopo le riaperture dei mesi scorsi, i ricoveri e i decessi sono sempre rimasti sotto la soglia di allarme. Altro che corsie piene come pronosticò il professor Nino Cartabellotta, gastroenterologo che presiede la Fondazione Gimbe, e altro che rischio calcolato male, come ebbe a dire il professor Massimo Galli, quando Draghi abolì il lockdown. A oggi i dati dicono che il virus continua a girare fra la popolazione, ma senza generare eccessive preoccupazioni. Gli ospedali non sono intasati e neppure le terapie intensive e l'indice Rt, quello a cui ci hanno insegnato a prestare attenzione, è sotto quota 1. Non solo. L'altra sera Draghi ha confermato le parole del commissario straordinario all'emergenza Covid, dicendo che, se si continuerà con il ritmo attuale, entro il mese di settembre l'80% della popolazione sarà vaccinata, una percentuale che il generale Francesco Paolo Figliuolo, ma anche il premier, ritengono indispensabile per raggiungere l'immunità di gregge. Dunque, se gli ospedali non sono in sofferenza e la campagna vaccinale procede spedita come dovrebbe, al punto che l'Italia ha superato Germania e Inghilterra, perché una parte della stampa e della politica insiste a inventarsi pericoli che non ci sono? Perché si occupano tanto dei no vax (i quali è vero, esistono, e qualche volta sono aggressivi al punto da minacciare qualche virologo o giornalista, ma restano pur sempre una minoranza a cui solo i giornaloni che tifano Turkmenistan e Indonesia prestano attenzione) per lanciare allarmi che non trovano riscontri? Qual è la ragione della pressione esercitata sul governo, ma non solo, per ottenere un ulteriore giro di vite? Capisco che ormai porre domande sia ritenuto sconveniente e che sia la grande stampa che la piccola politica preferiscano adeguarsi alla vulgata comune, ma qui alla Verità purtroppo abbiamo l'abitudine di interrogarci, anche quando i quesiti rischiano di essere inopportuni. Per esempio, vorremmo porre una domanda: il ministro Patrizio Bianchi ha annunciato che se in classe tutti i ragazzi sono vaccinati si potrà far lezione senza mascherina. Ma visto che gli studenti dai 12 anni in giù non sono obbligati a vaccinarsi e neppure a produrre il green pass, come si farà a sapere chi è vaccinato e chi no senza violare la loro privacy? I presidi chiederanno, oltre al certificato vaccinale dei professori, anche quello degli alunni? E agli adolescenti che non saranno in grado di esibirlo che cosa succederà? Saranno messi in castigo nell'ultimo banco, isolati dagli altri, oppure si creeranno classi di non vaccinati dando vita a una segregazione vaccinale? Lo so, le nostre sono domande fastidiose e a porle si rischia di passare per no vax, ma noi non siamo contro i vaccini, siamo solo a favore del buon senso. Però, se proprio volete metterci un'etichetta, chiamateci no tas, nel senso che siamo un giornale che non ha intenzione di tacere nonostante qualcuno già compili liste di proscrizione dividendo i giornalisti buoni che stanno zitti da quelli cattivi che cantano fuori dal coro.
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