2019-01-02
Gli strani affari dell’amico di Putin che fa shopping di aziende italiane
Guardia di finanza e polizia postale indagano sui maneggi in Toscana e Sardegna di Igor Rotenberg, figlio del compagno di judo del presidente russo. E un pm vuol far luce con un'inchiesta per frode informatica.Un'inchiesta della Guardia di finanza e della Polizia postale di Lucca punta dritta su un potentissimo oligarca russo cresciuto all'ombra del Cremlino e intimo di Vladimir Putin. Al centro c'è un'azienda toscana che, dopo essere entrata nell'orbita russa, rischia il fallimento.In Italia era impossibile non considerarla l'eccellenza dell'high tech design: Eggzero srl, costituita nel 2011 con due amministratori e dieci addetti, era un gioiellino per gli amanti della tecnologia di lusso. I suoi progettisti e i suoi tecnici hanno lavorato sugli yacht di arabi ricchissimi, tra i quali il sultano di Abu Dhabi, e in attici e villoni da sogno di russi milionari. Il prodotto più ambito era una piattaforma software denominata Centric, che permetteva di gestire dallo smartphone contemporaneamente tutta la domotica presente sullo yacht e tutte le componenti elettroniche di abitazioni e proprietà sparse in qualsiasi punto del mondo. I fatturati erano da capogiro e i vip facevano la fila. Nel 2012, però, Eggzero viene coinvolta da un architetto molto amato dai russi in un progetto ambizioso: rendere straordinariamente high tech la casa di proprietà di un uomo d'affari russo, che aveva appena comprato l'ex residenza Sperlari nel cuore dell'Argentario, con annessi 240 ettari di parco. La notizia non passò inosservata. E nel 2014 l'edizione di Grosseto del quotidiano Il Tirreno titolò: «L'amico di Putin compra la maxi tenuta all'Argentario». E siccome il nome della famiglia Rotenberg era molto in voga in quel periodo, per i beni sequestrati in Italia in applicazione delle sanzioni europee per il ruolo della Russia nella crisi in Ucraina, se ne erano occupati addirittura i cronisti della Novaja Gazeta, il quotidiano in cui lavorava Anna Politkovskaia, la giornalista uccisa nel 2006, insieme al Fondo per la lotta alla corruzione del blogger Alexiei Navalni, oppositore numero uno di Vladimir Putin.Committente dei grandi lavori all'Argentario, piscina con Spa e area meditazione, campi da tennis e una pista atterraggio per elicotteri, era Igor Rotenberg, figlio di Arkady, oligarca del Cremlino maestro di judo di Putin. Igor, che ha alle spalle una carriera all'ombra dello Stato, tra Ferrovie, compagnie petrolifere e l'ex ministero per la gestione dei beni di Stato, al contrario del babbo, non rientrava nella blacklist occidentale sui russi da evitare. E, per rendere quell'investimento unico, ha chiamato alla sua corte Eggzero. Formalmente, la villa e il terreno in Toscana risultavano in quel momento di proprietà di due società italiane, la Immobiliare case dell'Olmo srl (per villa e parco) e la Case dell'Olmo Società agricola srl (per i 200 ettari di terreno). Entrambe, visure camerali alla mano, appartenevano a Costa ligure Anstalt, società registrata in Liechtenstein e gestita da avvocati svizzeri e da un trust. Con i manager di Eggzero, però, ha trattato sempre lui: Igor, che nel frattempo è diventato il capo della Npv engineering: edilizia, assicurazioni, servizi di mediazione, leasing finanziari e società immobiliare. Nel posto incantato che aveva appena acquistato voleva inserire un megamonitor a scomparsa nel manto erboso del giardino per il cinema all'aperto con tanto di impianto in filodiffusione che avrebbe permesso di trasmettere in altissima qualità in ogni angolo della tenuta. Il managing director di Eggzero, Nicola Tinucci, ci lavora su e accontenta il russo. I rapporti diventano più stretti e il magnate affida più di una commissione alla società toscana. Finché decide di infilarsi in un secondo investimento italiano: una villa a Roccamare (Castiglione della Pescaia, Grosseto). A tradurre le volontà di Rotenberg erano di volta in volta Yana Ivanova Marchenko, segretaria personale e rappresentante del cliente, come emerge dai documenti giudiziari di un fascicolo aperto in Procura a Milano, Natia Peikrishvili Gori, italiana d'adozione ma nativa della Georgia, amministratrice e rappresentante legale di due società proprietarie delle magioni italiane dell'oligarca e stabile organizzatrice degli affari del russo in provincia di Grosseto, e Olga Safonova, definita project manager della Npv engineering. A questo punto la vicenda assume i contorni di una spy story: per i progetti immobiliari in Toscana le tre donne si scambiano con tecnici e manager di Eggzero una fitta corrispondenza via mail, che finisce nelle mani dei cronisti di Novaja Gazeta. È in quelle mail che compaiono le volontà di Rotenberg. E a quel punto anche a Mosca la nebbia sugli affari italiani della famiglia russa, fino a quel momento segretissimi, si dirada, e il rampollo Igor Rotenberg, nonostante la galassia di società di schermo, tra le quali compare anche la Higland ventures group Ltd, offshore nota per lo scandalo Panama papers, viene individuato come il reale investitore.E la Eggzero? I russi cominciano un lungo tira e molla. «I tempi dei pagamenti si allungano senza spiegazioni», sottolinea Alessandra De Siati, amministratore unico di Eggzero, «i lavori programmati slittano del triplo del tempo preventivato e contrattualizzato, senza riconoscimento economico degli extracompensi pur regolati negli accordi». La tattica lenta e silenziosa, a leggere i documenti depositati in Tribunale a Milano e in Procura a Grosseto, sembra avere un obiettivo ben preciso: sfinire la società finanziariamente per farla saltare. Ma i russi devono superare uno scoglio importante: la proprietà intellettuale dell'applicazione Centric, che permette di usare tutte le componenti tecnologiche scelte dai russi per arredare tenuta e casa al mare, è di Eggzero. Coincidenza: gli sviluppatori chiave responsabili della piattaforma software della società toscana passano alla concorrenza. Alessandra De Siati e Nicola Tinucci denunciano alla Polizia postale di Lucca tutte le azioni che ritengono «illecite», emerse dopo un minuzioso lavoro investigativo interno, condotto con due esperte milanesi di tecniche forensi. Poco tempo dopo la commessa passa da Eggzero a una delle società concorrenti nelle quali è confluito il personale. Fin qui è la storia raccontata da Nicola Tinucci e da sua moglie Alessandra. La storia giudiziaria, invece, la sta ricostruendo in Procura a Firenze il pm Ester Nocera, da qualche mese a capo fitto nell'inchiesta sulla frode informatica dei russi in Toscana. Ha disposto perquisizioni e sequestri, mandando la polizia giudiziaria anche nella tenuta di Rotenberg. Che in Italia hanno anche qualche altra grana. A Cagliari, ad esempio, con uno strano meccanismo burocratico è stato soffiato alla cordata russa il terreno di uno storico albergo sul mare, l'hotel Mediterraneo, sul quale era previsto un grosso investimento in vista del rilancio. La Procura, però, dopo le querele presentate dai russi, con una contestatissima richiesta di archiviazione chiuse il caso. I contenziosi per diverso tempo hanno bloccato i lavori di ristrutturazione. Ma qualche mese fa l'amministratrice della Reistar, società proprietaria dell'hotel, tale Irina Gabriel, russa, ha chiesto il rinnovo delle autorizzazioni edilizie. E anche se l'interesse diretto dei Rotenberg è stato sempre smentito, con il solito giro di soci, prestanome e amici degli amici, si torna sempre alla potentissima famiglia vicina a Putin. Il socio unico della Reistar, con 500.000 euro di capitale è Dimitri Goloshapov, figlio di Konstantin Goloshapov, banchiere molto vicino ad Arkady Rotenberg. Ma un'amicizia da sola non basta a dimostrare che ci siano interessi comuni. C'è un'altra coincidenza a tenere uniti i due nomi, ulteriore elemento che lascia ipotizzare un legame tra le due vicende: l'identità di una professionista che ha lavorato a Roma per i Rotenberg e a Cagliari per il Mediterraneo, l'architetto Carmen Etzi, che ha progettato il Luxury Hotel di Roma sequestrato a Rotenberg nel 2014 e che a Cagliari fu incaricata della ristrutturazione dell'hotel Mediterraneo. Qualcosa, però, in questa storia deve essere andata di traverso. E il marito dell'architetto Etzi, il russo Vitaliy Khomjakov, all'epoca dell'investimento socio nel business al 40 per cento, è proprio l'uomo accusato da Goloshapov di averlo turlupinato.