
Nell'audizione alla Camera le sigle del settore denunciano: «Pochi fondi e gli aiuti sono solo alle famiglie, ma la filiera muore». Buco nero delle agenzie viaggi. L'Antitrust: «I rimborsi devono essere monetizzabili».«Dal 15 giugno sarà possibile la riapertura delle frontiere», ha assicurato ieri in un'intervista sulla stampa locale il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Sarà, intanto il turismo è ostaggio dell'incertezza e costretto già a fare una drammatica conta dei danni. Il grido di allarme lanciato ieri dalle associazioni del settore viene infatti accompagni da numeri devastanti: «Gli ultimi tre mesi hanno cancellato mezzo secolo, con un calo del 60% e un impatto devastante in termini di contributo al Pil del Paese. A fronte di questa situazione le misure sono insufficienti», è la posizione espressa da Assoturismo in audizione alla Camera sul decreto Rilancio: «Il tax credit così com'è non funzionerà, ha una modalità di funzionamento complessa ed è più un intervento sociale che per le imprese, le soglie non sono sufficienti a stimolare i flussi turistici», hanno detto i rappresentanti aggiungendo che il Fondo per il comparto «non basta, dovrebbe essere di 750 milioni secondo noi operatori, nella versione attuale darà sostegni minimi alle imprese interessate». Delusa anche Federturismo sia per le dotazioni, sia per alcune modalità di accesso, «come lo stralcio dell'Imu». L'associazione non vede «una strategia chiara e una visione di lungo periodo in un decreto che invece avrebbe l'ambizione di rilanciare l'economia. Inoltre rileviamo una distribuzione delle risorse del tutto sbilanciata a favore della domanda, basti confrontare la previsione di stanziamento per il bonus vacanza con quella per il Fondo Turismo per le imprese, oltre che una ingiustificata esclusione di alcuni comparti della filiera».Anche i dati diffusi dall'Istat sono allarmanti: la fiducia delle imprese del settore si avvicina sempre di più ad essere completamente azzerata, passando dal 57,9 registrato a marzo al 4,3 di maggio. Il crollo più rilevante è quello delle agenzie di viaggio. Anche se apparentemente la voce ha segnato un calo tendenziale di appena il 2,8%, l'attività dei servizi delle agenzie, dei tour operator e servizi di prenotazione è andata giù del 32,3% segnando una variazione record, superiore anche al settore dell'alloggio (-24,7%) e del trasporto aereo (-24,6%). Il comparto conta 13.000 imprese tra agenzie di viaggi, tour operator e organizzatori di eventi, occupa 80.000 addetti e genera un valore di 20 miliardi, a cui si aggiungono 650.000 posti di lavoro e 85 miliardi di volumi creati dall'indotto. Intanto, l'Antitrust ieri ha inviato una raccomandazione al Parlamento e al governo affinché i consumatori mantengano il rimborso per i viaggi cancellati a causa del coronavirus. Negli ultimi mesi, infatti, al Garante sono arrivate numerose lamentele sulla disciplina d'emergenza contenuta nel decreto Cura Italia che «consente agli operatori del settore turistico di emettere un voucher - in luogo del rimborso - per ristorare viaggi, voli e hotel cancellati per circostanze eccezionali e situazioni soggettive connesse con l'emergenza da Covid-19». Questa compensazione può sostituire il rimborso senza la necessità di un'apposita accettazione da parte del consumatore. Nella segnalazione l'Autorità rileva che la norma «si pone in contrasto con la vigente normativa europea, che nel caso di cancellazione per circostanze inevitabili e straordinarie, prevede il diritto del consumatore ad ottenere un rimborso», e va modificata. In caso contrario, l'Antitrust «interverrà per assicurare la corretta applicazione delle disposizioni di fonte comunitaria disapplicando la normativa nazionale con esse contrastanti». Se il lockdown ha già lasciato macerie, il futuro è ancora incerto. Gli occhi del comparto sono puntati sulle mosse degli altri governi che stanno decidendo se, come e quando riaprire i flussi versi l'Italia: la Svizzera ha già annunciato che non aprirà il 3 giugno le sue frontiere con il nostro Paese, la Croazia ha riaperto le frontiere senza restrizioni ai cittadini di 10 Paesi Ue ma non agli italiani. Il D-day del turismo europeo, come ha detto Di Maio, è comunque atteso per il 15 giugno, quando dovrebbero cadere le barriere da parte dei singoli Paesi. Ma incerti sono anche i movimenti all'interno dei confini nazionali. Se sarà possibile nuovamente spostarsi in tutta Italia o se, invece, ci saranno Regioni che dovranno ritardare di una o due settimane l'apertura, si deciderà a giugno. Il rebus ha già prodotto uno scontro tra le Regioni del nord ovest, con il sindaco di Milano Giuseppe Sala in testa, e quelle del Centrosud, preoccupate dal possibile liberi tutti e dall'arrivo indiscriminato di cittadini da territori dove la diffusione del virus è molto alta. Ad oggi - nel caso si procedesse a aperture differenziate - a rimanere indietro sarebbe la Lombardia e, probabilmente, anche il Piemonte. Per evitare il tutti contro tutti, la decisione verrà probabilmente presa all'ultimo momento, con il Dpcm che scade il 3 giugno. Il mercato turistico, intanto, resta al palo.
Quest’anno in Brasile doppio carnevale: oltre a quello di Rio, a Belém si terrà la Conferenza Onu sul clima Un evento che va avanti da 30 anni, malgrado le emissioni crescano e gli studi seri dicano che la crisi non esiste.
Due carnevali, quest’anno in Brasile: quello già festeggiato a Rio dei dieci giorni a cavallo tra febbraio e marzo, come sempre allietato dagli sfrenati balli di samba, e quello - anch’esso di dieci giorni - di questo novembre, allietato dagli sfrenati balli dei bamba che si recheranno a Belém, attraversata dall’equatore, per partecipare alla Cop30, la conferenza planetaria che si propone di salvarci dal riscaldamento del clima.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Il 9 novembre 1971 si consumò il più grave incidente aereo per le forze armate italiane. Morirono 46 giovani parà della «Folgore». Oggi sono stati ricordati con una cerimonia indetta dall'Esercito.
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Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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Teresa Ribera (Ansa)
Il capo del Mef: «All’Ecofin faremo la guerra sulla tassazione del gas naturale». Appello congiunto di Confindustria con le omologhe di Francia e Germania.
Chiusa l’intesa al Consiglio europeo dell’Ambiente, resta il tempo per i bilanci. Il dato oggettivo è che la lentezza della macchina burocratica europea non riesce in alcun modo a stare al passo con i competitor mondiali.
Chiarissimo il concetto espresso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: «Vorrei chiarire il criterio ispiratore di questo tipo di politica, partendo dal presupposto che noi non siamo una grande potenza, e non abbiamo nemmeno la bacchetta magica per dire alla Ue cosa fare in termini di politica industriale. Ritengo, ad esempio, che sulla politica commerciale, se stiamo ad aspettare cosa accade nel globo, l’industria in Europa nel giro di cinque anni rischia di scomparire». L’intervento avviene in Aula, il contesto è la manovra di bilancio, ma il senso è chiaro. Le piccole conquiste ottenute nell’accordo sul clima non sono sufficienti e nei due anni che bisogna aspettare per la nuova revisione può succedere di tutto.









