2022-02-15
Gli invisibili
La crociata per il vaccino a ogni costo finisce per dividere perfino le famiglie.Hanno tolto loro diritti e servizi in modo arbitrario. Sono diventati capri espiatori senza alcun fondamento scientifico. Vengono dileggiati, mostrificati o ignorati dall'opinione pubblica. Di fatto, sono milioni gli "invisibili" che, a prescindere dalla bontà o meno delle loro ragioni, vengono privati del lavoro e non solo in virtù di provvedimenti spericolati e quasi unici nelle democrazie occidentali. Vogliamo raccontare - anche - le loro storie. Scriveteci a invisibili@laverita.infoSaremo costretti a farci mantenere da nostra figliaSiamo una coppia di 55 anni, fortunatamente sana. Sorrido quando sento dire che chi non si è vaccinato non dovrebbe essere curato. Io dalla maggiore età ho sempre condotto una vita sana, per fortuna (ringrazio Dio perché sono credente) e per miei meriti, non ho mai avuto bisogno di cure e ricoveri ospedalieri, idem mia moglie. Siamo costati alla sanità poco più di zero in 35 anni e abbiamo pagato tutte le tasse dovute, prima da commercianti e adesso da dipendenti. Da oggi siamo invisibili, reietti della società perché non abbiamo aderito alla campagna vaccinale. Abbiamo una figlia che lavora come apprendista e sarà lei, obbligata a farsi il tampone ogni 48 ore spendendo 150 euro al mese su 800 di stipendio, a portare avanti avanti finché riuscirà la famiglia. E siamo in affitto a 600 euro al mese.Stefano ed Elena AmelioSport negato. I ragazzi non vedono la fine del tunnelSiamo una famiglia di quattro persone: mamma, insegnante di educazione fisica sospesa; papà, poliziotto in depressione nera; Diana, 9 anni e Matteo, 15, entrambi in istruzione parentale. Matteo pratica ginnastica artistica da quando aveva 4 anni con grande impegno e costanza e con ottimi risultati anche a livello nazionale. Si allenava (in realtà continua a farlo nel garage di casa tutti i giorni per 3 ore) tutti i giorni 4/5 ore facendo 240 chilometri al giorno (riuscite a immaginare gli immani sacrifici?) per raggiungere la sua palestra. A turno lo portavamo io o il papà e rimanevamo fuori ad aspettarlo perché con la normativa Covid non possiamo nemmeno più entrare e sederci in palestra. Frequenta il secondo anno di liceo classico con ottimi voti. Adesso gli scellerati provvedimenti del governo gli hanno tolto tutto: niente più cinema, niente pizza con gli amici, niente sci ma soprattutto niente sport. Sono terrorizzata dalle ricadute psicologiche che questo può avere. Più passano i giorni più vedo nei suoi occhi la delusione. Qualche giorno fa mi ha detto: «Mamma, il tunnel è troppo lungo, non riesco a vedere la luce»… Mi si è gelato il sangue nelle vene! Mi resta solo di chiedere per lui asilo sportivo a una federazione straniera, ma sono un po’ titubante perché è ancora troppo giovane per andare da solo all’estero in questo periodo di caccia alle streghe, ammesso che qualcuno possa accoglierlo. Mi chiedo cosa e quanto dobbiamo aspettare perché venga ripristinato un minimo di rispetto per questi ragazzi che hanno sacrificato tutto per portare avanti la loro passione e invece, benché sani, sono stati esclusi da tutto, emarginati senza pietà.Marta HendelRitrovo il lavoro dopo anni e ora riperdo tuttoHo perso il lavoro a 50 anni, cinque anni fa, facevo il commerciale per una spa che ci ha licenziati in 150. Poi è arrivato anche il divorzio. Ho fatto di tutto per sopravvivere, sottopagato e sfruttato per 12 ore al giorno e dopo anni di inferno sono stato assunto da un piccola azienda in qualità di commerciale part time per 900 euro mese. Poi è arrivato il Covid. Ho sempre sofferto di allergie ma non interessava a nessuno: «Ti puoi vaccinare», diceva il medico curante, «devi farlo in ospedale dopo aver firmato il consenso informato». Risultato? Stipendio sospeso. Sono tornato all’inferno e ci sto ancora dentro. Poi c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare di dignità. Vergogna, questo Paese è da ricostruire. Per questo Stato io non esisto. Salvatore BarraVorrei fare shopping però i negozi mi vietano l’ingressoMi sono presentata in un grande magazzino in provincia di Vicenza per acquistare in saldo una giacca perché ancora non riesco a farmi una ragione del fatto che non posso godere di libera circolazione e vita sociale io, cittadina sana che ha sempre seguito la propria coscienza e le leggi. Alla domanda di esibire il lasciapassare dell’addetto all’ingresso, ho chiesto di parlare con un responsabile. È arrivato quindi il proprietario in persona, che mi ha detto che si augura finisca tutto presto, ma di non metterlo nei guai. Volevo solo comprare una giacca. Qualche giorno prima mi era successa la stessa cosa in una serra... Mi aveva fatto pena l’inserviente ed ero uscita. Sono solo due episodi accaduti a me, ma la cosa peggiore è essere considerata un babau e sperimentare per la prima volta che reato non coincide con colpa. È vero, ci sono cose molto più gravi, c’è chi perde il lavoro o chi è ammalato e si vede rifiutare le cure, c’è chi come mio marito ha subito il ricatto della terza dose e pur essendo medico e reputandola un’estorsione ha dovuto cedere controvoglia per mantenere la famiglia.Chiara MerloMi sono piegato ma mi sento davvero avvilitoNon sono più un invisibile. Compiuti i 61 anni a inizio gennaio, dopo quattro mesi di resistenza, tamponi e connesse code, momenti di rabbia mitigata dalla speranza che alla fine nessun obbligo vaccinale sarebbe stato imposto e sarebbe finita la farsa del green pass, sotto ricatto normativo mi sono dovuto arrendere. Tengo famiglia, due mutui da pagare, un lauto stipendio che non posso perdere neanche per qualche mese. E comunque ogni due settimane devo prendere l’aereo che altrimenti - quale paria non inoculato - mi sarebbe stato vietato. Ho fatto la prima dose e a giorni mi aspetta la seconda. Mi siederò quieto offrendo il braccio, con quella sensazione di avvilimento che ti prende quando sei ingiustamente costretto a ciò che non ti va, quando sai che la libertà è persa. Costretto da scelte assurde imposte dal governo. E, se nulla cambia, entro sei mesi farò pure la terza di dose. Federico PanichiSenza il siero non posso più vedere il mio nipotinoSono un pensionato di 65 anni, laureato in materie tecniche. Ho svolto la mia attività lavorativa in contesti nazionali e internazionali presso medie e grandi aziende hi tech. Parlo due lingue oltre all’italiano. Fino a oggi sono riuscito a evitare l’inoculazione. I miei familiari invece si sono tutti vaccinati con tre dosi. Da fresco pensionato ho accudito il mio primo nipotino, ora di 18 mesi, per oltre 15 mesi, per otto praticamente da solo, successivamente insieme con mia moglie che è andata in pensione pochi mesi fa. Potete solo immaginare il legame affettivo che si è creato con questo bel bambino. Da un mese però i genitori non me lo fanno più incontrare, una volta sola, tante videochiamate ma neanche tutti i giorni, perché mio figlio e mia nuora ritengono che io sia un soggetto a rischio e, non avendo fatto il vaccino, pensano sia esposto al rischio di ammalarmi di Covid in maniera grave. Le restrizioni scellerate di questo governo mi toccano poco al momento, mi manca tantissimo il contatto con mio nipote e so di mancargli tanto. Tutta la famiglia continua a esercitare pressione su di me, mi sono sentito dare dell’egoista quando tutta la mia vita l’ho spesa per loro. Non sottovaluto la malattia e le sue implicazioni ma sono consapevole che esistono protocolli di cura alternativi e precoci che hanno mostrato la loro efficacia al contrario del protocollo ministeriale «Tachipirina e vigile attesa». Ho forti dubbi sulla reale efficacia di questo vaccino e sono preoccupato dagli effetti avversi. Ora sarò costretto a farmi inoculare ricattato moralmente dai miei stessi familiari, da cui mi sento tradito nel profondo. Non potete neanche immaginare la mia frustrazione.Lettera firmataSi stanno accanendo sui più piccoli per piegare gli adultiSono la mamma di una ragazzina di 12 anni emarginata dal mondo dello sport e dalle amicizie. Per un vissuto sgradevole, non è stata sottoposta al vaccino, di conseguenza ha potuto frequentare ginnastica artistica, la sua grande passione, solamente sottoponendosi a tampone tre volte a settimana, 75 euro. Siamo una famiglia a monoreddito composta da quattro persone, ma per la sua felicità abbiamo sempre fatto tanti sacrifici. Ha conosciuto la ginnastica artistica all’età di 3 anni e da allora non ha più smesso. È diventata agonista, allenandosi moltissimo, per più di quattro ore al giorno anche cinque o sei volte a settimana. Ha gareggiato con la Fgi per gare regionali e interregionali, frequentato collegiali e tutto ciò che questa disciplina comporta. Dopo lo stop imposto dal governo per la pandemia, a settembre ha ripreso ad allenarsi. Era rinata. Sorrideva ed era felice. Era tornata a vivere la sua passione fino all’ennesima discriminazione che oggi è costretta a subire. Da allora è diventata apatica, chiusa in camera sua, impossibilitata a incontrare le sue amiche della palestra. Non riesce nemmeno a vederle nel weekend perché a lei è stata negata anche la possibilità di assaporare un gelato. Credo si sia andati oltre il limite concesso. Sottoporre dei ragazzini a queste discriminazioni è davvero disumano. Sono una mamma arrabbiata, i bambini non si toccano, e trovo squallido che si siano accaniti così su di loro solo per costringerci a sottoporci a questo siero. Continuo a lottare, non solo per lei, ma per tutti gli invisibili che stanno vivendo la nostra situazione. Grazia PacificoI colleghi ci tollerano a fatica e ce lo fanno capireSono un infermiere e lavoro in ufficio. Ho ricevuto la prima Pec verso giugno quando mi hanno chiesto il certificato di vaccinazione o l’esenzione. Ho risposto dicendo che lavorando in un ufficio e non in una struttura sanitaria e non avendo contatti con i pazienti non mi sembrava il caso di obbligarmi all’inoculazione. Queste motivazioni non sono state accolte dall’azienda e dopo dieci giorni è arrivata la mia sospensione. Quindi da settembre sono stato sospeso sia dall’azienda sia dall’Ordine. Ho fatto ricorso e nel frattempo ho preso il Covid, per cui presentando tutta la documentazione sono rientrato. Non un rientro facile, perché chi decide di non vaccinarsi è una mosca bianca. Nessuno te lo dice esplicitamente, ma ti tollerano, facendoti capire che sei dalla parte sbagliata. In questi mesi ho avuto la fortuna di poter essere mantenuto dal lavoro di mia moglie e dai risparmi messi da parte. Simone PelosiAnziché tutelare i più deboli lo Stato li emarginaSono la madre di un ragazzo di 14 anni che vive una vita a metà. Vittima di una vera e propria discriminazione legalizzata. Dallo sport alla scuola alle prime uscite con gli amici. Ogni attività gli è preclusa ed è costretto a vivere ai margini della società. Fa parte di una squadra di calcio, ma non può allenarsi con i compagni. Non può partecipare a partite e tornei, perché per farlo dovrebbe possedere il green pass. A scuola, con soli due casi di Covid, è costretto a rimanere a casa in Dad e per questo sta perdendo moltissimo rispetto ai compagni che possono andare in classe. Quando esce con gli amici deve sempre chiedere a qualcuno di comprare un pezzo di pizza, perché lui da solo non può farlo. Mi dicono che basterebbe vaccinarlo. Ma non è così semplice. Noi genitori siamo vaccinati e io sarei disposta a fare anche doppie dosi pur di non far vaccinare lui. Come noi infatti soffre di trombofilia ereditaria. La sua patologia è certificata eppure nessun medico è disposto a fornirgli l’esenzione. Noi non siamo no vax, abbiamo semplicemente paura che possa succedergli qualcosa. Io ho già perso dei figli e ho il terrore che questo possa succedere di nuovo. Perché deve essere punito per questo? Non abbiamo certezze su questo vaccino. A che punto siamo arrivati? Vorremmo uno Stato che tutela i più deboli, invece li penalizza e li emargina. Paola Di TorriceInvece che curarmi mi hanno sgridato per le mie decisioniSono un uomo di 60 anni, vivo nelle Dolomiti, maestro di sci e guida alpina. Pratico sport quotidianamente, sto assai bene fisicamente e non avendo mai bevuto e fumato ancora riesco a far «vedere i sorci verdi» a ragazzotti assai più giovani di me. Non ho mai avuto problemi seri di salute e cerco di affrontare i mali di stagione (raffreddore o influenza) facendo ricorso ai rimedi della nonna. Questo per dire come il mio rapporto con i farmaci sia a dir poco sporadico così come la mia frequentazione di medici e affini. Questo per avere il quadro e comprendere quali possano essere alcune delle ragioni che mi hanno tenuto lontano dal siero. Caso vuole che di recente io abbia contratto il Covid-19. Una notte di febbre a 37,5 con forte mal di testa poi più nulla, salvo qualche strascico respiratorio. Non ho assunto farmaci e nell’arco di qualche settimana sono tornato a fare la mia solita vita. Non appena mi sono reso conto di aver qualcosa che non andava mi sono premurato di contattare il mio medico di base. Inutilmente. Ho tentato di sentirlo al telefono, ho scritto email e messaggi senza ricevere riscontri. Venendo meno alle direttive mi sono allora recato alla più vicina farmacia scoprendo di aver contratto il Covid. Mi sono messo in auto quarantena non avendo alcuna idea di come affrontare la situazione. Non ricevendo risposte dal mio medico curante ho tentato la strada della guardia medica e, nonostante anche su quel versante non sia stato facile ottenere un contatto, alla fine ho quanto meno potuto sentire un sanitario.Il mio medico si è fatto vivo con una telefonata dopo qualche giorno e solamente a seguito di una pec di incredulo disappunto da me inviata alla Uls e al direttore sanitario della regione. Dopo scarne parole di convenienza, il tenore della telefonata ha assunto toni surreali. Il medico, senza mostrare interesse per il decorso della malattia, si è focalizzato sulla questione vaccino. Preso atto della mia scarsa disponibilità a valutare l’assunzione del siero si è sperticato in una sorta di campagna di marketing a favore dell’inoculazione sollevando addirittura questioni morali e psicologiche. La cosa mi ha sorpreso ritenendolo persona posata e salutista convinto, ma ancor più mi ha stupito il consigliarmi la vaccinazione a dispetto della malattia in atto: non sono un medico ma nella mia ignoranza mi è noto il fatto che un vaccino assunto in concomitanza all’infezione potrebbe scatenare una eccessiva reazione del sistema immunitario. In ogni modo, l’aspetto sorprendente del colloquio è giunto allorquando il dottore, vista la mia assoluta diffidenza nei confronti del siero, ha chiuso la comunicazione invitandomi «stante l’evidente assenza di fiducia nei suoi confronti» a cambiare medico.Luca Dalla PalmaDottoressa sospesa dopo 30 anni di esperienzaSono un medico sospeso, specialista in neurologia prima e medicina fisica e riabilitativa poi, con 30 anni di esperienza. A marzo 2020 ho contratto il Covid. Mi sono curata e sono guarita. Nel 2021 con l’avvento delle nuove direttive, in considerazione della persistenza di elevati valori anticorpali, il medico di base ha certificato l’idoneità allo svolgimento della mia attività ambulatoriale. Ma gli anticorpi sono poi passati di moda e della memoria immunitaria nessuno sa più nulla. Allora sono partita alla ricerca di certificazioni specialistiche per asma e tiroidite, delle quali soffro da tempo, trovando via via porte sempre più chiuse. Nel frattempo, ho potuto fare esperienza clinica dei danni da vaccino visitando i miei pazienti. Da ottobre 2021 non sono più attiva per sospensione dalla Asl prima e dall’Ordine dei medici dopo. Silvia Angeli