2025-06-23
Gli immigrati devastano la Francia. L’accoglienza si mangia il 3,4% di Pil
«Maranza» transalpini scatenati: 1.500 passanti feriti. Studio boccia le «porte aperte».E poi dicono del decreto Sicurezza in Italia, con Emmanuel Macron che pretende di darci lezioni d’umanità contro «il governo delle destre» di Giorgia Meloni salvo poi sparare a Ventimiglia sui clandestini. La verità è che in Francia l’immigrazione e le seconde e terze generazioni sono una bomba sociale. I disordini sono continui e Nicolas Pouvreau-Monti, fondatore dell’Osservatorio sull’immigrazione e la demografia di Parigi, avverte: «L’immigrazione erode ogni anno il 3,4% del Pil della Francia, aggravando le difficoltà dell’economia: bassa occupazione, minore produttività e squilibri di bilancio». Da noi Pd e campo largo annesso i migranti li chiamano risorse, al netto degli interessi della famiglia di Aboubakar Soumahoro o di Luca Casarini. In Francia ora sanno che pesano come una tassa da 105 miliardi di euro. Così il ministro dell’Interno Bruno Retailleau, capo dei Repubblicani e spina nel fianco di Macron, ha ingaggiato una lotta senza quartiere: è partito giovedì dalla Gare du Nord a Parigi e, dispiegando oltre 4,000 uomini in tutta la Francia, ha fatto rastrellamenti alla ricerca d’irregolari. L’ordine di Retailleau, impegnato a non farsi sorpassare a destra da Jordan Bardella il delfino di Marine Le Pen è: «Non venite, non accetteremo più nessuno, zero tolleranza». Dopo 48 ore, la risposta delle banlieue è stata incendiaria. Fra sabato e domenica Parigi e altre città francesi dove si tiene la Festa della musica sono state messe a ferro e fuoco. Nella capitale si sono avuti i disordini più violenti con 14 persone ferite gravemente. Stando ai dati resi noti dagli uffici di Bruno Retailleau, gli arrestati sono il 14 % in più rispetto allo scorso anno, segno evidente che Fa festa della musica è un’occasione sfruttata dalle bande dei «maranza» per alzare la tensione. Il bilancio nazionale dice che ci sono stati 13 agenti feriti, 51 incendi di cui 32 a Parigi, 1.500 passanti feriti. Il ministero dell’Interno dà conto di «un tempestivo intervento delle forze dell’ordine con l’impiego massiccio di lacrimogeni», ma in un video girato da Matthieu Valet, già capo del sindacato di polizia oggi eurodeputato del partito di Marine Le Pen, si vedono scene di guerriglia urbana tra bande armate che devastano negozi e feriscono a colpi di coltello ignari passanti. Ci sono almeno 21 violenze sessuali denunciate, di cui 13 a Parigi. Nel filmato si vedono ragazze che cercano rifugio nei grandi magazzini. In Rete ci sono altri video che dal lungo Senna a Les Halles e a Saint Eustache documentano risse, aggressioni, furti, negozi devastati con la città invasa dai rifiuti. Tutto è partito dai Tuileries dove c’era un concerto ed è tornata la fiamma olimpica. È stato il «la» alle violenze. Il deputato di estrema sinistra Aymeric Caron ha ammesso: «Bisogna rivedere la Festa della musica, ormai è un pretesto per spaccare tutto». La sinistra all’inizio del mese, invece, provò a descrivere come un eccesso di esuberanza i disordini scoppiati dopo la vittoria del Paris Saint German in Champions Legue di calcio - almeno due morti, 600 arresti, devastazioni diffuse - ma la nuova ondata di violenza dimostra che c’è una strategia precisa. Perciò la Francia, dopo decenni di «buonismo», deve fare i conti con l’immigrazione. I francesi non ne possono più e Marine Le Pen fonda parte del proprio consenso sulla richiesta di ordine e di legalità.Suona da monito lo studio di Pouvreau-Monti, pubblicato da Le Figaro, in cui si evidenzia: «Il tasso di occupazione dei migrati è tra i più bassi nell’Ocse (62,4% rispetto al 69,5% degli immigrati nativi), e il 31% degli immigrati tra i 30 e i 40 anni non ha qualifiche, rispetto al 10% del resto dei francesi. Solo l’86% dei costi generati dall’immigrazione è coperto dalle relative entrate fiscali. Dunque l’immigrazione per motivi di lavoro non dà una soluzione duratura alla mancanza di manodopera e denuncia un approccio a breve termine; peraltro solo metà dell’immigrazione è realmente controllabile politicamente». Così in Francia, ma viene da dire che tutto il mondo è paese.