Il gruppo yemenita sostenuto dall’Iran sta sabotando diverse infrastrutture che connettono Asia ed Europa. Tecnologie di difesa sono ancora allo studio. L’alternativa è sviluppare il sistema dei satelliti per comunicare.
Il gruppo yemenita sostenuto dall’Iran sta sabotando diverse infrastrutture che connettono Asia ed Europa. Tecnologie di difesa sono ancora allo studio. L’alternativa è sviluppare il sistema dei satelliti per comunicare.Quattro cavi di comunicazione sottomarini tra l’Arabia Saudita e Gibuti sono stati messi fuori uso dagli Huthi, secondo un report del sito di notizie israeliano Globes. Il movimento armato ha smentito ogni coinvolgimento in una dichiarazione citata dalla tv di Stato yemenita e rilasciata dal ministero delle telecomunicazioni di Sanaa. I danni stanno però causando interruzioni delle comunicazioni globali Internet tra Europa e Asia, in particolare nei paesi del Golfo e in India. I cavi danneggiati appartengono ai sistemi AAE-1, Seacom, Eig e Tgn. Il cavo AAE-1 collega l’Asia orientale all’Europa attraverso l’Egitto, mettendo in comunicazione la Cina con l’Occidente. Il sistema Europe India gateway (Eig) collega l’Europa a Egitto, Arabia Saudita, Emirati e India. Altri cavi passano attraverso la stessa regione collegando Asia, Africa ed Europa e non sono stati colpiti ma la riparazione di un numero così elevato di cavi sottomarini potrebbe richiedere almeno otto settimane e comporterebbe l’esposizione al rischio di attacchi da parte dei ribelli yemeniti filo-iraniani. Le società di tlc saranno costrette a cercare aziende disposte ad eseguire i complessi lavori di riparazione e probabilmente a pagare un premio di rischio elevato. Prima gli attacchi alle navi occidentali nel Mar Rosso, adesso il probabile sabotaggio dei cavi sottomarini che trasmettono dati e tengono in piedi l’infrastruttura globale di Internet. L’attacco non è una sorpresa. Su questo giornale siamo stati, infatti, tra i primi a sottolineare che vanno considerati i rischi non solo sopra il Mar Rosso ma anche sotto. Già a gennaio La Verità lanciava l’allarme sul terzo livello delle guerre ibride: la geopolitica degli oceani. Era evidente sin dall’inizio della crisi che la decisione americana di inviare una portaerei per contrastare gli Huthi fosse da inscrivere dentro un perimetro molto più ampio. Non si manda una portaerei contro basi missilistiche come quelle in Yemen. Basterebbe altra deterrenza per affrontarle. Si invia nell’area un mezzo di tale portata per occupare spazi e sorvegliare anche ciò che passa sotto la superficie. Se da un lato bloccare Suez significa affamare l’Egitto e trasformare il Mediterraneo in un lago, avviare tensioni nel Mar cinese meridionale significa stravolgere il 35% dei flussi commerciali internazionali. Non solo, in un’economia sempre più dipendente da internet e dall’Intelligenza artificiale, i cavi sottomarini in fibra ottica sono una fonte inesauribile di dati e indicheranno la dorsale lungo la quale cresceranno le nuove fonti energetiche. L’eolico flottante e le turbine da moto ondosi. Ora sembra fantascienza ma fra un po’ sarà realtà. Ecco perché gli oceani diventeranno probabilmente campi di battaglia. Anzi, lo stanno già diventando. Il problema riguarda tutti. Come ci si difende?Israele sta studiando da tempo un modo per mettere in sicurezza i cavi. Una delle poche società che operano proprio nella sicurezza delle pipeline di varia natura è la Prisma Photonics fondata nel 2017 e basata a Tel Aviv: usa la rete in fibra ottica implementata accanto alle infrastrutture critiche per monitorarle e per segnalare eventuali problemi, danni o comportamenti anomali derivanti dal regolare funzionamento, sia nelle linee di trasmissione di energia, che nelle perdite di petrolio e gasdotto, rotture nei cavi sottomarini o qualsiasi altro problema. Al momento, però, non esistono tecnologie ad hoc per proteggere questo tipo di rete sottomarina che è vastissima e collega i vari continenti (solo nel Mar Rosso ci sono circa 16 sistemi di cavi che collegano l’Europa all’Asia attraverso l’Egitto). L’alternativa è sviluppare molto di più il sistema dei satelliti, come Starlink, per garantire le comunicazioni in caso di emergenza. «Non si tratta più solo della sicurezza dei trasporti navali ma della sicurezza tout court, visto che pare le intenzioni degli Huthi siano quelle di aumentare il livello di attacchi», ha commentato ieri il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a margine della cerimonia del passaggio di consegne del nuovo capo di Stato maggiore della Difesa, Carmine Masiello. «L’Italia», ha sottolineato il ministro, «da anni attraverso le missioni internazionali ha assunto una rilevanza nel panorama internazionale. Ora se ne sono aggiunte due, una nella striscia di Gaza a carattere soprattutto umanitario e l’altra per la sicurezza nel Mar Rosso che diventerà vitale nei prossimi mesi, come dimostrano anche le notizie di oggi». Nel frattempo, il Comando centrale dell’esercito americano (Centcom) ha distrutto tre navi di superficie senza equipaggio e due missili da crociera antinave pronti a essere lanciati dalle aree dello Yemen controllate dagli Huthi. Il Centcome aggiunge di aver distrutto un drone che si trovava sul Mar Rosso. «Le armi rappresentavano una minaccia imminente per le navi mercantili e le navi Usa nella regione. Queste operazioni servono per proteggere la libertà di navigazione e rendere le acque internazionali più sicure per la Marina Usa e le navi commerciali», scrive Centcom.
Getty Images
Il conservatore americano era aperto al dialogo con i progressisti, anche se sapeva che «per quelli come noi non ci sono spazi sicuri». La sua condanna a morte: si batteva contro ideologia woke, politicamente corretto, aborto e follie del gender.
Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)
Piergiorgio Odifreddi frigna. Su Repubblica, giornale con cui collabora, il matematico e saggista spiega che lui non possiede pistole o fucili ed è contrario all’uso delle armi. Dopo aver detto durante una trasmissione tv che «sparare a Martin Luther King e sparare a un esponente Maga» come Charlie Kirk «non è la stessa cosa», parole che hanno giustamente fatto indignare il premier Giorgia Meloni («Vorrei chiedere a questo illustre professore se intende dire che ci sono persone a cui è legittimo sparare»), Odifreddi prova a metterci una pezza.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.