Un «vocale» della testimone dell’incontro tra l’ex premier e Marco Mancini all’autogrill laziale spazza via ogni ipotesi di «spionaggio». La svista dell’avvocato sui tempi di percorrenza.
Un «vocale» della testimone dell’incontro tra l’ex premier e Marco Mancini all’autogrill laziale spazza via ogni ipotesi di «spionaggio». La svista dell’avvocato sui tempi di percorrenza.Da giorni continua la lapidazione mediatica della professoressa di Viterbo colpevole di aver avuto il coraggio di riprendere un potente politico, Matteo Renzi, mentre si appartava in un autogrill con un altro personaggio con la scorta, l’ex dirigente dei servizi segreti Marco Mancini, e di aver inviato quelle immagini ai giornalisti. La Procura di Roma l’ha indagata per il reato di diffusione di riprese e registrazioni fraudolente e lei è stata costretta a difendersi come una criminale. Di certo, dopo il suo caso, nessun cittadino oserà più provare a mettere in discussione il potere.Eppure la docente ha agito in modo genuino e senza immaginare i rischi che stava correndo, come dimostrano i tre audio inediti che pubblichiamo oggi sul sito della Verità. Risalgono al 24 dicembre 2020, data successiva agli scatti effettuati all’autogrill Feronia Est di Fiano Romano. La donna contatta un amico blogger per sapere se possa essere interessato allo «scoop» di cui non ha compreso l’importanza, non riconoscendo l’interlocutore dell’ex premier. Nell’audio dice: «P. ti mando un vocale che faccio prima, allora ti invio delle foto di ieri che ho fatto all’area di servizio di Fiano Romano… mi ero fermata perché stavo portando su i miei genitori e mentre ero ferma lì e l’autogrill è chiuso c’è aperto un piccolo bar… e mentre stavo aspettando c’era già una macchina parcheggiata con autisti dopodiché è arrivata un Audi con vetri scuri, oscurati ho detto “Mmm, che sta succedendo?”». Qui la voce si fa particolarmente squillante, quasi infantile: «E dall’Audi blu è spuntato fuori… Matteo Renzi. I ragazzi della scorta sono rimasti vicino alle macchine mentre Matteo Renzi con quest’altro che lì per lì mi era sembrato Verdini se non fosse che stesse in galera pensavo lui… si son messi a chiacchierare in disparte, io sono salita in macchina e ho fatto un po’ di foto, però ti dovessi dire… non so se possono interessarti». L’amico risponde mostrando inizialmente interesse, ma soprattutto sorpresa: «V. va bene, mandamele vediamo un po’ se alla fine troviamo il modo di metterle perché no».L’insegnante invia gli scatti e il blogger ringrazia. La donna chiede all’interlocutore se conosca «il tipo con cui parla» Renzi e il conoscente risponde negativamente. Anche la donna dice di non saperlo: «Aveva mascherina nera con tricolore su un lato». Riprende il blogger: «Me le tengo in archivio. Grazie. Potrà servire». La professoressa riparte con il racconto: «Dopo 5 minuti che siamo ripartiti sono ripartiti anche loro… Renzi nella sua Audi con tanto di luci accese e lampeggianti blu sull’autostrada a 180 km/h». L’uomo commenta: «Il potere arrogante. Poltronifici. Ma non da scrivere troppo vago». La prof concorda: «No, certo». Pare che il clamoroso complotto, ordito da chissà chi, si areni al primo intoppo. La docente prova a non mollare: «Ma secondo me passate le feste esce fuori qualcosa». I conti non le tornano. L’amico le dà un suggerimento: «Mostra le foto a qualcuno. Rimpasto di governo». L’interlocutore potrebbe essere qualche politico. I due non sanno minimamente di avere di fronte un agente dei servizi segreti del calibro di Marco Mancini. E non sanno neppure bene che cosa fare di quelle immagini.Tuttavia c’è chi in questi giorni insiste a proporre la vicenda dell’autogrill come una spy-story. Ma lo fa sbagliando i calcoli. Come ci ha confermato l’avvocato Luigi Panella, il difensore di Renzi e Mancini, le cui indagini difensive hanno in parte ispirato la trasmissione Non è l’Arena che domenica ha offerto ai suoi spettatori una ricostruzione suggestiva, ma fuorviante. Il risultato è stato quello di insinuare dubbi, di far immaginare chissà quale disegno dietro ad alcune apparenti incongruenze nel racconto dell’insegnante viterbese, improvvisatasi fonte giornalistica. Massimo Giletti ha calcolato nella sua trasmissione la durata del viaggio da Roma, dove abitano i genitori della donna, sino al casello di Magliano Sabina, dove la famiglia è uscita con l’auto. Il tempo è stato misurato sia utilizzando Google maps che attraverso la prova su strada dei cronisti del programma. Alla fine gli spettatori si sono persi in mezzo ai numeri. Per Google per coprire le tre tappe del percorso ci sarebbero voluti in tutto 77 minuti, a cui sono stati aggiunti 47 minuti di soste, spostando l’orario di arrivo al casello alle 17.44, quasi 50 minuti dopo l’ora indicata sulla ricevuta del Telepass. Un’incongruenza bella grossa. Nella prova su strada il tempo necessario per l’intero itinerario è sceso a 61 minuti e quindi la situazione è migliorata di circa un quarto d’ora. Ma la presunta ricostruzione della professoressa era ancora sballata di almeno mezz’ora. Insomma o le soste non c’erano state o qualcosa non tornava. Ma Giletti non ha mai messo in dubbio che sia stata la docente a fotografare Renzi e Mancini. E allora? La verità è che né l’avvocato Panella, né il conduttore, probabilmente indotto in errore, hanno considerato che Google maps calcola la durata del percorso con il livello di traffico che c’è al momento dell’interrogazione. L’avvocato Panella ci ha confermato di aver fatto fare le prove dai suoi consulenti nei giorni feriali e quindi con una circolazione normale. Ma quando l’insegnante si è messa in viaggio era in vigore la limitazione degli spostamenti da Regione a Regione e quindi la viabilità era sicuramente più scorrevole. Di fronte alle nostre obiezioni l’avvocato Panella ha ribattuto: «Io non so che informazioni le abbiano dato ma il decreto legge 172 del 2020, il famoso decreto sul lockdown parziale dei giorni natalizi prevedeva una limitazione al trasferimento da una regione all’altra a partire dal giorno 24 dicembre il 23 dicembre era un giorno libero anzi era l’ultimo giorno nel quale ci si poteva trasferire liberamente da una Regione all’altra». Ma il legale di Renzi e Mancini ha clamorosamente sbagliato decreto. Quello che interessa a noi è il 158 del 2 dicembre 2020 che recita: «Dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 è vietato, nell’ambito del territorio nazionale, ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse Regioni o Province autonome». Avete letto bene: dal 21 dicembre, due giorni prima dell’incontro dell’autogrill. Per questo conviene rifare i conti con Google maps in orari serali o festivi e in questo modo si ottengono risultati equiparabili a quelli del 23 dicembre 2020. La prova? Ieri, poco prima delle nove del mattino, per l’app occorrevano 22 minuti (35 per il Google maps di Non è l’Arena, 28 nella prova su strada della stessa trasmissione) per andare dalla casa dei genitori della professoressa alla piazzola della prima sosta; da Settebagni all’autogrill ci volevano 11 minuti (14-12); da Feronia est al casello 21 (28-21). Risultato finale: 54 minuti complessivi. Infine, se si chiedeva all’applicazione di calcolare il tempo necessario per fare l’intero percorso, senza stop intermedi, la risposta era 50 minuti. Domenica scorsa 49. Noi sappiamo che la donna era certamente a casa dei genitori alle 15.24 e che ha parlato circa 2 minuti al telefono. Potrebbe essere partita tra le 15.26 e le 15.30, e il casello è stato attraversato alle 16.55, almeno 85 minuti dopo. Considerando i 54 minuti per compiere tutti gli spostamenti, le soste complessivamente possono essere durante ben oltre mezz’ora: solo qualche minuto in meno di quanto ricordasse la docente. Una discrepanza che non merita di diventare un caso nazionale.Purtroppo a partire da lunedì prima sul Corriere della sera e poi su Libero, hanno iniziato a circolare infografiche riferite solo ai dati di Google maps della trasmissione della 7 e non agli altri snocciolati in video. Le tabelle con «il percorso dichiarato dalla donna» e «gli orari ricostruiti con Google maps» sono state lì messi l’una di fianco all’altra gettando ombre sul racconto. Ma la cosa buffa è che, nonostante i dati ingannevoli, l’avvocato Panella non mette in discussione i paletti posti da tabulati, celle telefoniche e dalla ricevuta del Telepass, ossia la partenza, l’arrivo, la presenza della donna nell’autogrill e l’orario delle foto registrato sul telefonino (tutte scattate tra le 16.21 e le 16.34), ma contesta solo la durata della sosta: «Noi cerchiamo di ragionare con i paletti che abbiamo e trovare una spiegazione plausibile. Se la professoressa avesse detto “io sono arrivata lì alle 16.21, ho fatto le foto perché ho riconosciuto Renzi e alle 16.34 ho preso e me ne sono andata” allora io non avrei detto né “a” né “ba” e avrei riferito a Renzi che le cose erano andate cosi». Poi ha aggiunto: «I miei dati sono molto più simili ai suoi che non a quelli apparsi in tv. La cosa che con i miei numeri non riesco a spiegare è il narrato di una sosta di 40 minuti». Ma l’insegnante, non avendo timbrato cartellini, potrebbe essersi sbagliata di qualche minuto. Può essere crocifissa per questo? Intanto l’infografica ingannevole passa senza tener conto della situazione del traffico nell’emergenza pandemica, questione che sembra essere sfuggita sia ai legali che ai giornalisti che stanno portando avanti la tesi complottista.
La Philarmonie (Getty). Nel riquadro, l'assalto dei pro Pal
A Parigi i pro Pal interrompono con i fumogeni il concerto alla Philarmonie e creano il caos. Boicottato un cantante pop per lo stesso motivo. E l’estrema sinistra applaude.
In Francia l’avanzata dell’antisemitismo non si ferma. Giovedì sera un concerto di musica classica è stato interrotto da militanti pro Pal e, quasi nello stesso momento, un altro concerto, quello di un celebre cantante di origine ebraica, è stato minacciato di boicottaggio. In entrambi i casi, il partito di estrema sinistra La France Insoumise (Lfi) ha svolto un ruolo non indifferente.
Guido Crosetto (Cristian Castelnuovo)
Il ministro della Difesa interviene all’evento organizzato dalla «Verità» dedicato al tema della sicurezza con i vertici del comparto. Roberto Cingolani (Leonardo) e Nunzia Ciardi (Acn): bisogna prevenire le minacce con l’Ia.
Mai, come nel periodo storico nel quale stiamo vivendo, il mondo è stato più insicuro. Attualmente ci sono 61 conflitti armati attivi, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, che coinvolgono oltre 92 Paesi. Ieri, a Roma, La Verità ha organizzato un evento dal titolo «Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti», che ha analizzato punto per punto i temi caldi della questione con esponenti di spicco quali il ministro della Difesa Guido Crosetto intervistato dal direttore della Verità, Maurizio Belpietro.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Il premier ungherese è stato ricevuto a pranzo dall’inquilino della Casa Bianca. In agenda anche petrolio russo e guerra in Ucraina. Mosca contro l’Ue sui visti.
Ieri Viktor Orbán è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump, che ha definito il premier ungherese «un grande leader». Di più: tessendo le sue lodi, il tycoon ci ha tenuto a sottolineare che «sull’immigrazione l’Europa ha fatto errori enormi, mentre Orbán non li ha fatti». Durante la visita, in particolare, è stato firmato un nuovo accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e Ungheria, destinato a rafforzare i legami energetici e tecnologici fra i due Paesi. In proposito, il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha sottolineato che la partnership con Washington non preclude il diritto di Budapest a mantenere rapporti con Mosca sul piano energetico. «Considerata la nostra realtà geografica, mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro.
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Inquietante caso di censura: prelevato dalla polizia per un video TikTok il figlio di un collaboratore storico di Jean-Marie Le Pen, Gannat. Intanto i media invitano la Sweeney a chiedere perdono per lo spot dei jeans.
Sarà pure che, come sostengono in molti, il wokismo è morto e il politicamente corretto ha subito qualche battuta d’arresto. Ma sembra proprio che la nefasta influenza da essi esercitata per anni sulla cultura occidentale abbia prodotto conseguenze pesanti e durature. Lo testimoniano due recentissimi casi di diversa portata ma di analoga origine. Il primo e più inquietante è quello che coinvolge Jean Eudes Gannat, trentunenne attivista e giornalista destrorso francese, figlio di Pascal Gannat, storico collaboratore di Jean-Marie Le Pen. Giovedì sera, Gannat è stato preso in custodia dalla polizia e trattenuto fino a ieri mattina, il tutto a causa di un video pubblicato su TikTok.







