2022-01-30
Gli assistenti sociali vogliono sabotare la legge che protegge famiglie e bambini
In Piemonte la rivolta dei sindacati contro il ddl regionale che vieta gli allontanamenti facili dei minori dai genitori.Dopo scandali come quelli di Bibbiano, su cui mancano ancora sentenze definitive ma che certo hanno evidenziato enormi criticità legate al sistema degli affidi, ci si sarebbe aspettati, da parte di tutti – addetti ai lavori in primis -, maggiore prudenza. Invece ciò che accade è il contrario: chi tenta di riformare, per migliorarlo, questo sistema trova si trova a dover fronteggiare un incredibile muro contro muro.Tristemente istruttiva, al riguardo, è la vicenda del Piemonte dove dal novembre 2019 è in pista un disegno di legge, detto non a caso «allontanamento zero», che si prefigge di ridurre i casi di separazione dei bambini delle loro famiglie, uno scopo sulla carta sacrosanto e che tutti dovrebbero sposare. Invece questo progetto legislativo sta incontrando una forte contrarietà, ai limiti della rivolta, da parte non solo da parte delle forze sindacali – la cui contestazione di ogni provvedimento targato centrodestra non fa notizia da tempo -, ma anche degli stessi assistenti sociali.Al punto che Antonio Attinà, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali piemontesi, fa parte di un comitato, chiamato «zero allontanamento zero», che contesta questa norma. Non solo. Secondo quanto risulta alla Verità, dai canali ufficiali dell’Ordine degli assistenti sociali, in questi giorni, sono partite email che incoraggiano a tempestare la giunta presieduta da Alberto Cirio di «cartoline» di «dissenso» al ddl di cui si sta parlando.Ora, a parte il discutibile impiego di canali istituzionali per una contestazione politica, viene da chiedersi come mai tanta ostilità; anche perché, giova ricordarlo, la giunta Cirio non ha scelto di proporre la legge «allontanamento zero» in modo scriteriato o, peggio, spinta dall’onda emotiva né per fini propagandistici. Tutt’altro.Va infatti ricordato che in Piemonte, su iniziativa dell’allora capogruppo di Fdi Maurizio Marrone – da aprile 2020 assessore alla delegificazione e semplificazione -, si era deciso di svolgere una indagine conoscitiva sul sistema regionale di segnalazione e presa in carico dei casi di abuso e maltrattamento sui minori nonché, appunto, di allontanamento dalle famiglie. Come risultato finale di quell’indagine, si è ottenuto un report di 90 pagine che ha messo in luce come quasi il 60% degli allontanamenti trovi il fondamento in valutazioni dove è amplissima la discrezionalità degli assistenti sociali.Tanto che quell’indagine evidenziava proprio la necessità «di incentivare la prevenzione degli allontanamenti, limitando questi ultimi ai casi di abuso e maltrattamento su minore». Ha pertanto visto la luce, su iniziativa di Chiara Caucino, assessore alle Politiche della famiglia, il disegno di legge «allontanamento zero». Un’iniziativa basata sia sulle conclusioni della citata indagine conoscitiva, sia su dei dati ufficiali, quelli presentati dal ministero del Lavoro, secondo cui, se la media nazionale degli allontanamenti di minori dalle famiglie di origine è del 2,7 per mille, quel dato in Piemonte è del 3,9: oltre il 40% in più. Qualcosa quanto meno di anomalo, quindi, nel sistema piemontese degli allontanamenti sembra esserci.Di qui, dicevamo, il ddl contestato. Da parte sua l’assessore Caucino non sembra tuttavia affatto scoraggiata. «Si tratta di una levata di scudi ideologicamente pilotata e a comando», spiega alla Verità, «perché quel mailbombing, se si va a vedere, è guarda caso stato richiesto prima del 20 gennaio, cioè il giorno in cui il disegno di legge riprendeva il suo esame in quarta commissione, dove si trova ancora attualmente incardinato».L’assessore tra l’altro non si spiega, se non in un’ottica di mera ostilità ideologica, tanta contrarietà. «È un disegno di legge, basta leggerlo, che se uno ha a cuore il benessere della famiglia e dei minori», sottolinea, «non può che condividere, perché rispecchia un’operazione di grande concertazione con tutti i portatori d’interesse, dalle autonomie locali agli enti gestori a tutto il mondo della neuropsichiatria infantile». Anche per questo la giunta Cirio non è affatto intenzionata a cedere su un’iniziativa legislativa il cui iter dura ormai da due anni.Alla domanda se intenda o meno procedere con la legge «allontanamento zero», infatti, l’assessore Caucino risponde senza esitazione. «Andremo assolutamente avanti con questa norma», afferma, «la settimana prossima abbiamo ancora due commissioni poi farò il possibile per arrivare in consiglio e, in Aula, procedere con l’approvazione». Se doveva servire ad indurre ripensamenti alla Regione Piemonte sulla necessità di non riformare il sistema degli affidi e degli allontanamenti, si è dunque autorizzati a definire quello di alcuni rappresentanti degli assistenti sociali non un mailbombing, bensì altro. Un boomerang.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
Continua a leggereRiduci