2020-02-11
Gli assistenti sociali dicevano tra loro: «Il sistema Bibbiano deve esplodere»
Andrea Ronchini,NurPhoto via Getty Images
Nelle chat private i commenti degli operatori della Val d'Enza: «Crollerà tutto, con morti e feriti. Se osi criticare ti attaccano»Com'è che dicevano? Ah, sì: «Non esiste alcun sistema Bibbiano». Andavano ripetendo che «Angeli e demoni» era stata soltanto «un raffreddore», e che tutto funzionava perfettamente. Un parlamentare del Partito democratico, Paolo Siani, ha addirittura definito il modello emiliano di affidi «un'eccellenza» a livello nazionale. E sentite Igor Taruffi (Sinistra italiana), vicepresidente della commissione speciale di inchiesta istituita dalla Regione di Stefano Bonaccini dopo l'esplosione dell'inchiesta: «Non esiste nessun sistema emiliano-romagnolo che ha come obiettivo primario quello di allontanare i minori dalle proprie famiglie, ma esistono a Bibbiano dei casi in cui qualche anomalia si è verificata e sui quali la magistratura sta svolgendo il suo lavoro». E Nicola Zingaretti, il segretario del Pd? Anche per lui il sistema non esisteva. Anzi, riguardo a Bibbiano, subito dopo la vittoria in Emilia Romagna, ha parlato di «strumentalizzazione indecente di un'azione giudiziaria». Al Pd, a Sinistra italiana, a Matteo Renzi, a tutti i politici e ai giornali progressisti che in questi mesi hanno cercato di negare, di insabbiare e di sminuire, farà sapere che il «sistema Bibbiano» esisteva eccome, e che a certificarlo sono proprio coloro che ne facevano parte. Per la precisione, lo scrivono nelle loro chat private gli assistenti sociali che operavano in Val d'Enza. Quando gli investigatori della Procura di Reggio Emilia hanno potuto accedere ai cellulari e ai computer degli assistenti coinvolti nell'inchiesta si sono imbattuti nei messaggi inviati da alcuni di costoro in alcune chat di gruppo, e in altri scambiati in conversazioni più ristrette. Stiamo parlando di scambi risalenti in gran parte al 2018. Succede questo: gli assistenti sociali della Val d'Enza leggono sul Resto del Carlino un articolo sull'inchiesta Veleno, la vicenda di finti abusi che Pablo Trincia ha raccontato splendidamente nel suo libro uscito per Einaudi. Immediatamente, nel gruppo reggiano si scatena il panico: gli assistenti cominciano a pensare che, dopo i protagonisti della brutta storia modenese, toccherà a loro finire nel mirino della magistratura. E in effetti è andata esattamente così. È il 14 novembre del 2018. Un'assistente sociale scrive in chat: «Io ho concluso il pomeriggio con M. che mi chiama per dirmi di leggere Il Resto del Carlino, dove c'è scritto che hanno arrestato tutti quelli dei servizi, e che noi saremo i prossimi, e che tra l'altro sono anche i servizi delle mie parti, Carpi, Correggio...». Subito dopo un'altra assistente scrive: «Comunque io rabbrividisco al pensiero che possano riaprire il processo o comunque un altro filone su quei fatti lì!». L'argomento. ovviamente, è sempre Veleno, e l'inchiesta sui fatti della Bassa modenese. «E rabbrividisco ancora di più», continua l'assistente, «se penso al boomerang che tutto questo come operatori dei servizi provocherà, anzi che sta già provocando... Tra l'altro spulciando su Internet, spero di sbagliarmi, ma avevo letto che in quella brutta storia era intervenuta come perito o non so cosa una dottoressa che scopri scopri... è la moglie di Foti!». Incredibile, vero? Sono gli stessi operatori dei servizi sociali a giungere alle conclusioni a cui, quasi un anno dopo, arriveranno i giornali. Notano che in Veleno erano coinvolti alcuni professionisti del centro studi Hansel e Gretel guidato da Claudio Foti, che in quei giorni sta lavorando proprio a Bibbiano. Le assistenti sociali si preoccupano, si arrabbiano. «A me viene la nausea», dice una. «Spero che sia un gran polverone, certo che giù è una faticaccia lavorare con questo clima, se poi ci si mettono questi articoli...». E un'altra: «Dimmi te se per la miseria che prendiamo di stipendio dobbiamo anche rimetterci la salute ed essere in uno stato di ansia continuo... A me viene da mandare a fare in culo tutti». Si comincia a capire che qualcosa, in Val d'Enza, non funziona. C'è un brutto clima, ci sono pressioni. «Il problema», dice un'assistente, «è che le domande ce le facciamo solo noi». Già, nessuno si chiede se ci sia effettivamente qualcosa che non va, nonostante i segnali evidenti. Le operatrici dei servizi parlano tra loro del modo in cui Federica Anghinolfi e Francesco Monopoli, i due grandi protagonisti di «Angeli e demoni», mandano avanti il lavoro a Bibbiano e dintorni. Sentite che cosa scrive un'assistente: «Hanno messo in piedi un sistema che per cambiare dovrà esplodere e lasciare morti e feriti sulla strada. La Federica per prima, ma subito dopo ci siamo noi». Una collega aggiunge: «Si è alimentata un'idea onnipotente del nostro servizio e questa cosa ha coperto tanti ragionamenti, anche a me per prima». Insomma, gli assistenti sociali sostengono che esiste un sistema, anzi sono convinti che ben presto tutto salterà in aria, in qualche modo se lo augurano. Alcuni passaggi delle intercettazioni sono spaventosi. Dice una delle protagoniste: «Il fatto che non si venga mai ascoltati quando si dice di tirare il freno, venendo etichettati come negazionisti, è una manipolazione terribile». Già: chi contrastava i metodi di Foti, Anghinolfi e Monopoli veniva accusato di essere complice dei pedofili.Aggiunge una assistente: «Che si sia dato fastidio a qualcuno è indubbio con tutti questi allontanamenti». Gli assistenti, poi, si mettono a parlare di Anghinolfi e Monopoli. Li descrivono come invasati, psicopatici, manipolatori. Raccontano un sistema che, fino a oggi, la sinistra ha cercato in blocco di negare. Solo un raffreddore, dicevano. Già, e il coronavirus è solo un'influenza.